The Huntingtons – ¡Muerto, Carcel o Rocanrol! – Monster Zero Records

The Huntingtons – ¡Muerto, Carcel o Rocanrol! – Monster Zero Records

Recensione a tre mani per un gruppo che si attendeva come mia nonna attende il festival di Sanremo

  • Inizio io dicendo che il nuovo disco degli Huntingtons mi fa venire in mente quando inviti ad una partita di calcetto un vecchio amico che non vedi da tempo. Te lo ricordi bene, era un bomber; alla prima azione gli passi palla e bom! mina all’incrocio: allora pensi: eccolo, è tornato! Ma poi la partita continua e lo vedi: è appesantito, la finta che faceva sempre è lenta, non va. Il piade c’è ancora e in due o tre occasioni si vede, ma anche lui (come te) è invecchiato e imbolsito e alla fine della partita rimani con l’amaro in bocca.
  • Ecco il nuovo disco dei quattro mi lascia questa sensazione: tre o quattro perle alla Huntingtons: cito l’iniziale Too old to care dove quella voce, quella melodia, quegli oh yeah mi fanno gridare sono tornati!, Thing are gonna get better e Be with you ma il resto poco orecchiabile, con chitarre molto rock (quasi hard rock), durata delle canzoni assolutamente improponibile (si arriva a 4 minuti e mezzo) e poca, poca melodia. Peccato!

27tommy

Molto più positivo il nostro Chesterfield King:
Gli Huntingtons sono probabilmente la band in attività che ha più affinità con i Ramones sotto molteplici punti di vista.

Musicalmente hanno molti pezzi con sonorità e vocalità che ricordano quelle dei nostri beneamati. Per dirla meglio, se qualcuno mi chiedesse come suonerebbero i Ramones oggi, io penso a 3 o 4 band tra cui sicuramente gli Huntingtons (e anche i Mean Jeans).

Poi c’è un tema legato alla storia. Sono stati scelti (interamente o alcuni membri) da Joey e da CJ, in tempi e condizioni differenti, come backing band per alcune esibizioni / tour (anche da Marky per la verità, ma conta poco visto che con lui ha suonato mezzo mondo).

C’è poi un tema legato alle idee. I Ramones sono stati una delle pochissime band ad avere un pensiero autenticamente anticonformista, sotto tanti punti di vista. Mi pareva lo ricordasse qualcuno dei Manges nel documentario sulla scena punk italiana: i Ramones vestivano con giubbotti usati dai poliziotti, non con la maglietta con la A cerchiata o, direi oggi, con le bandiere di Greta. Senza con ciò voler stabilire il loro credo politico, di sicuro però i Ramones sono state persone a cui non piaceva trovare consenso nell’appiattimento con le idee del mainstream. Gli Huntingtons mi sono sempre sembrati uguali: tant’è che in passato, ricordo molta più polemica per le loro idee e i loro credo che per la loro musica.

Dal punto di vista della produzione musicale, in certi anni (late 90’/inizi 2000) la band si è distinta per una certa prolificità, al ritmo di, più o meno, un disco all’anno, sfornando album e pezzi di una certa rilevanza. Poi, ad un certo punto, come succede spesso quando inizia l’età adulta, la band si è un po’ fermata. Non mi pare che si siano mai sciolti ma, sicuramente, le cose sono un po’ cambiate: album più sporadici e fatti di pezzi già registrati o rimasterizzati, qualche data dal vivo qua e là, soprattutto vicino a casa (Baltimora), ma niente tour…etc..

In pratica, prima di oggi, con l’uscita di ¡Muerto, Carcel, O Rocanrol!, erano 17 anni che la band non sputava fuori nulla di veramente nuovo.

Il disco è stato anticipato da un primo pezzo “Say Hi to Your Mum for Me” uscito a novembre 2019 e poi da un paio di pezzi preview nelle ultime settimane, giusto per cominciare a surriscaldare gli animi degli aficionados. E finalmente, arriva il 31/1, data attesa per l’uscita pubblica del lavoro, quando anche noi per la prima volta lo abbiamo ascoltato.

Prima di passare alla review di tutti i brani, diciamo subito che si tratta di un album solido! Non è scontato. C’è sempre una forte aspettativa quando si annuncia l’uscita di un lavoro di una band con cui si è cresciuti. Questo non è sempre un bene perché ci si aspetterebbe qualcosa di simile, ma, chissà perché, migliore, a cose stra e stra ascoltate. Mentre, da un lato, il “vecchio-ma-migliore” non esiste, e dell’altro, la gente cresce, cresce chi ascolta e cresce chi suona. Poi se ci mettiamo che sono 17 anni, è innegabile che gli Huntingtons di oggi sono un po’ diversi da quelli con i pantaloni larghi e con le H cucite sui giubbotti da college americano.

In questo caso, la maturazione della band si vede nei testi  nella vocalità (secondo me la voce di Mike in questo lavoro è grande, sempre lei, ma meglio di prima) e nelle sonorità più cupe e un po’ più tecniche (in alcuni casi, direi che la chitarra ha passaggi che ricordano il metal: intendiamoci, a me il metal fa cagare mentre qua la cosa non mi dispiace, quindi, non è una critica ma solo la constatazione che la chitarra è suonata con più tecnicismo).

Si tratta di 14 pezzi, per circa 40-45 min di Huntingtons, per un lavoro, che, come ho sentito altrove, per la tipologia e qualità dei brani,  ripercorre un po’ tutta la loro carriera, aggiungendo, appunto la maturità di gente che, come la maggior parte di noi, non c’ha più né 20 né 30 anni, ma che ieri, oggi e domani, continuerà ad amare ed ascoltare i Ramones e tutto ciò che da questi ultimi ne è disceso.

Venendo ai brani, il disco si apre con Too Old to Care, direi il manifesto del disco (già in preview a settembre). Primo perché è il primo pezzo. Secondo perché attualizza il lavoro: insomma, dopo 17 anni, they are too old to care. Terzo, perché è in purissimo stile Huntingtons: riff bomba che ritorna per tutto il brano, melodia, voce e intermezzi da paura. Voto 8.

Con I am the Liquor, secondo pezzo, le atmosfere si fanno un po’ più cupe. Nel senso che la melodia non è immediatamente orecchiabile e la canzone ha un ritmo più tirato rispetto alla prima. A un certo punto il brano cambia e ritorna per un tratto più ramoneggiante, per poi chiudersi ritornando all’inizio. Il tema della canzone dovrebbe essere quello legato alle possibili difficili relazioni con l’alcol. Il tutto funziona ma senza troppo entusiasmare. Voto 6+.

Anche il terzo pezzo, The Slummer, conferma una certa differenza musicale con gli Huntingtons “tradizionali”. Come la seconda track, anche questa ha ritmi e melodie che si avvicinano a un hc stile Bad Religion, per intenderci. Forse con anche qualche virtuosismo di troppo con la chitarra. Comunque non è un brutto pezzo anche se, di nuovo, non è il genere che mi entusiasma. Voto 6.

Con la quarta track, Innocent, torniamo a sonorità più conosciute. Il ritmo si abbassa. E si tornano a sentire gli Huntingtons di sempre (e per la verità si sentono molto anche i Ramones). Alcune sonorità non sono per nulla banali (tipo lo stacco a metà brano) e caratterizzano bene la canzone. Voto 7.

Con il quinto pezzo, Dead Wrong, si accelera di nuovo. Però questa volta non vengono in mente i Bad Religion ma… gli Huntingtons. Insomma, vengono in mente le canzoni degli Huntingtons del passato più tirate (tipo FFT, Dies Saugt). Forse anche qua i virtuosismi con la chitarra eccedono un poco. Cmq a me questa piace. Voto 7.

La sesta track, Not Penny’s Boat, per ora è la mia preferita. Bellissimi e originali i riff. Grandi cambi di melodia. Mai banale. Puri Huntingtons. Voto 9.

La settima è Thank God for the Bomb, un’altra preview di qualche giorno fa è un altro pezzone molto molto Huntingtons. Voto 8,5.

A seguire il brano 8, Things are Gonna Get Better. Anche questa poteva benissimo starci in un High School Rock o in un Songs in the Key of You. Ritmo pop punkeggiante, voce allegra, cori di rito e solo di chitarra OK. Da notare un piccolo tributo alla celebre Country Road.  Voto 8.

La nona è la ramoneggiante You Don’t Have to Go. Come in tanti pezzi del passato, a tratti qua Mike va in modalità Joey voice. La canzone è bella e funziona bene. Voto 7,5.

La track 10 è la già citata Say Hi To Your Mom For Me. Altro pezzo tirato tipo Dead Wrong. Il terzo pezzo nella storia degli Huntingtons dedicato alla saga Ritorno al Futuro (insieme a 1985Enchantment Under The Sea). Mi piace. Voto 7.

La 11 è Bottom of the Bottle. Questa è l’unica che non mi piace proprio. E’ pallosa e metallara. Qua il voto è un 4 secco, sorry.

Con Be With You, il dodicesimo pezzo, si torna alle sonorità che ti aspetti dagli Huntingtons. Canzone divertente, cori solari, solo rock’n’roll, insomma, tutta da ballare. Voto 7,5.

Con la penultima, Liar, si va di nuovo verso un genere che non ti aspetti immediatamente dagli Huntingtons. Non so, il ritmo c’è tutto, il ritornello non è male, ma a me pare una canzone un po’ simile a quelle che si sentono in sottofondo in certi pub rock oriented italiani. Voto 6.

I Don’t Wanna Die Alone, la 14esima, chiude il lavoro. Questa credo che serva a ricordare a tutti che non ci sarebbero gli Huntingtons senza i Ramones. Ballatona. Bellissima. Voto 8.

Chesterfield king

Ps: sempre Chesterfield ci riscrive dicendo:

Cmq il disco non è male. Devi ascoltarlo un po’ di volte e uccidere l’aspettativa iniziale.
Ci sono delle perle. La 6 è stupenda e vale il lavoro.
Cmq a me le band di oggi mi paiono tutte emulare cose sentite e già sentite. Magari sono orecchiabili ma quasi mai originali e poi alla fine pezzi memorabili non se ne trovano molti.
In questo senso, gli Huntingtons tengono una loro indiscussa originalità. Tanto di cappello a loro…

Anche Momoramone vuol dire la sua:

  • Non ho mai amato troppo gli Huntingtons perché, nonostante io sia un fanatico dei Ramones e di tutto quello che ormai si chiama ramonescore, li ho sempre trovati troppo spudoratamente uguali ai Ramones, senza essere i Ramones. Pochi giorni fa è uscito il loro nuovo album, il primo dopo tantissimi anni, e in concomitanza sono entrati nella line-up del prossimo Raduno.
  • Le due cose mi hanno spinto ad ascoltare l’ultimo disco. Il preambolo sarà più lungo della recensione: il disco è brutto, a parte 3 canzoni. E nel disco ce ne sono 14. Canzoni costruite in modo poco armonico, testi poco taglienti, una certa banalità. Tra l’altro i pezzi belli sono alla fine del disco (traccia 10, 12 e 13 a cui aggiungo a fatica la 7), scelta strana. Conveniva fare un EP che spaccava il culo anziché un LP così insulso.
Momoramone

1. Too Old To Care 03:28
2. I Am The Liquor 02:51
3. The Slammer 02:05
4. Innocent 03:40
5. Dead Wrong 01:29
6. Not Penny’s Boat 03:33
7. Thank God For The Bomb 03:31
8. Things Are Gonna Get Better 02:52
9. You Don’t Have To Go 03:10
10. Say Hi To Your Mom For Me 01:24
11. Bottom Of The Bottle 03:59
12. Be With You 03:00
13. Liar 03:20
14. I Don’t Wanna Die Alone 04:38

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