Label Epoque: One Chord Wonder

Label Epoque: One Chord Wonder

Tornano le nostre improbabili interviste a punk rock label: in collaborazione con quegli squattrinati di www.doityourshop.com oggi abbiam sentito la One Chord Wonder, il loro motto è un programma: Milano punk rock no talent scout!

Raccontaci un po’ chi siete e come è nata l’idea di creare un’etichetta

In realtà tutto è nato ravanando in un cassonetto nell’immondizia, come narrato sul retro del 7 pollici dei Ponches, prima uscita della nostra etichetta nel lontano Maggio 2013.

Sono certo che non ce l’hai, quindi ti allego una foto dello stesso per riempirti di gioia e colmare la tua combo di inettitudine e ignoranza.
In ogni caso, per fartela breve, la One Chord Wonder è la grande etichetta dei Morbeats, storico gruppo punk rock milanese che non si è mai cagato nessuno di striscio.
Parolone ed io, visto il grande insuccesso della band, decidemmo di uscire dalla nostra zona di comfort e metterci alla prova con una nuova sfida: saremmo riusciti a dar vita ad un’etichetta altrettanto fallimentare?
La risposta è sotto gli occhi di tutti.
Non sapevamo niente di come gestire un’etichetta, ma volevamo fare le cose bene e ci siamo posti una serie di regole imprescindibili che sono state tutte puntualmente disattese:
– no co-produzioni con altre etichette (regola subito infranta “pronti-via” alla seconda uscita col disco dei Drawing Dead)
– no split (regola abbondantemente trasgredita con le 3 uscite successive: 12 pollici Leeches / Temporal Sluts, 7 pollici Mighty Fevers / Morbeats e 7 pollici Ponches / Riccobellis)
– no compilation (in questo caso siamo stati ligi per oltre 2 anni, fino alla compilation “30 Second Wonders”, ma almeno erano tutti pezzi inediti)

– centrini standardizzati per tutte le uscite (che ve lo dico a fare?)

-Da quale città provieni? Che legame hai con la scena della vostra zona? 

Come recita il nostro slogan siamo “Milano No-Talent Scouts”.
Ai lontani tempi in cui esistevano ancora i concerti dal vivo eravamo rimasti in 27 stronzi, tutti sicuramente over 30, molti over 40.

Ci ritrovavamo quasi settimanalmente nei soliti seminterrati ammuffiti, bevendo birra che sembrava piscio e intrattenendo conversazioni sul meteo, cercando di liberarci quanto prima dell’interlocutore di turno con un fintissimo “vado a prendere qualcosa da bere, ci vediamo dopo”. La cosa più divertente però è che a nessuno fregava un cazzo del merdoso gruppo sul palco, visto e rivisto almeno 15 volte, e che ci ammorbava one more time spaccandoci i timpani con volumi criminali. Ma appena scendevano dal palco non mancava mai il più classico dei “cazzo, bravi, avete spaccato di brutto!”. Eravamo (e siamo) sfigati senza niente di meglio da fare e quella merda era tutto per noi.

-La tua etichetta si concentra soprattutto su quello che alcuni chiamano Ramonescore, ti piace questa definizione?

Qual è il contrario di “adoro” nel gergo dei giovani d’oggi? “Detesto”? Non saprei.. in ogni caso il termine “ramonescore” mi fa venire l’orticaria. Alzi la mano chi nel calderone del “ramonescore” odierno abbia mai intravisto un gruppo che suonasse anche lontanamente come i Ramones. Ecco, non vedo mani alzate…
Il termine è diventato di uso comune per definire il punk rock (pop punk?) più becero “wo oh oh, trallalà, uanciutrifor” che mi appassionava nel 96, ma che ora faccio veramente fatica ad ascoltare (Pubblico Ministero: “Obiezione Vostro Onore, l’imputato dice di odiarlo, ma oltre a produrlo, addirittura lo suona!”. Avvocato della Difesa “All’imputato piace mentire a sé stesso e crogiolarsi nell’illusione di produrre dischi mezzo gradino sopra la spazzatura di cui parla, esclusi quelli in cui suona in prima persona, naturalmente).
Quindi per rispondere alla tua domanda dico “NO, l’etichetta si concentra soprattutto sul Punk Rock”.

-Da un po’ di tempo eri fermo: stai tornando con la produzione dei Twister: è tornata la voglia o era solo un periodo di ferie? 

In effetti nel 2020 sono uscite solamente la compilation digitale “Killed By Boredom” e la versione synth pop dell’ultimo disco dei MEGA.
Credo che sia dovuto in gran parte alla situazione Covid, ma sono sulla rampa di lancio 2 nuove uscite!
La prima è il nuovo 7 pollici dei TWISTER, co-prodotto con Mom’s Basement Records e Let’s Goat: 2 nuovi pezzi un po’ più introspettivi rispetto al loro classico sound, ma sempre belli carichi (recensito recentemente qui)
Oltre a quello è in uscita l’ellepì di esordio dei KOMET, una nuova band (con membri di PONCHES e ANTARES) che mi gasa un sacco, anche se non fanno esattamente quello che ti aspetteresti dalla nostra etichetta: non mi chiedere cosa facciano perché non lo so, ti mando i pezzi e me lo dici tu, ma è molto figo.
Entrambe le uscite saranno disponibili per Natale!

-Quale band sei più fiero di aver prodotto?

Forse proprio il disco in uscita dei KOMET perché buttar fuori subito un disco intero per una band sconosciuta è un po’ un salto nel buio, ma comunque vada sarò fiero di averlo prodotto perché credo sia veramente valido.
Poi mi ritengo fortunato ad avere avuto l’occasione di produrre dei 7 pollici a SENZABENZA e MANGES, mostri sacri del punk rock nazionale.
Le band a cui sono più affezionato però sono HAKAN e MEGA, perché sono nate e cresciute in simbiosi con la OCW e le sento un po’ come parte della “famiglia”.
Ultima menzione per i DEAF LINGO, disco che forse ho venduto meno in assoluto di quelli prodotti da OCW, forse perché fanno un genere un po’ diverso dal sopracitato “ramonescore”, ma che mi piace veramente un sacco. E dal vivo spaccano i culi.

-Quale band sogni di produrre?

La miglior band punk rock europea in circolazione, i Mugwumps, ma strapparli al Mino Raiola del punk rock credo sia davvero impossibile.
In alternativa mi piacerebbe tornare nel 97 e produrre “Impossimania“.

-Come scegli le band da produrre: band che già conoscete, amici oppure gruppi che si propongono? 

In realtà non è che possa scegliere più di tanto. Spesso mi mandano dei demo, ma il 99% è veramente spazzatura.
Fondamentalmente produciamo le nostre band (anche se ci fanno cagare) e le band degli amici (queste solo se ci piacciono però).

-Visto che i dischi non si vendono più ha ancora senso avere un’etichetta discografica nel 2020? Chi te lo fa fare?

Nel 2013 abbiamo investito qualche soldo e da allora l’etichetta continua ad autofinanziarsi da sola: fai un disco, cerchi di venderlo, investi il ricavato nel disco successivo, e così via.
Quindi dal punto di vista finanziario non si guadagna un soldo, si va più o meno in pari, e quindi tutto ciò ha senso, nel nostro caso, solamente se preso come hobby.
La voglia di buttar fuori dischi che ritengo fighi continua ad esserci; è calata (o forse si è totalmente prosciugata) la voglia di star dietro a tutti gli sbattimenti di contorno necessari affinché l’etichetta sopravviva. E quindi mettersi a scambiar dischi con le altre etichette, fare i banchetti ai concerti, fare i pacchi e andare in posta a spedire i dischi, ecc.
Chi me lo fa fare? Hai ragione… Infatti ultimamente sto pensando di lasciar perdere tutta la parte di contorno e affidarmi a qualcun altro tipo Striped per la distribuzione, ma non sono certo che il gioco possa funzionare. Ci devo ragionare su…

-Consigliaci qualche band (magari nuova)

Ho già parlato dei KOMET?
Mi piacciono molto anche gli Screeching Weasel.

-A quando un uovo lavoro dei Volkov (il vecchio spaccava davvero!)?

Da dove è trapelata la nostra grande idea di fare il disco a forma di uovo? Sarà stato sicuramente Imbalzano a vuotare il sacco, maledetto…

One Chord Wonder

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