Label Epoque…Ibuyrecords

Label Epoque…Ibuyrecords

(Forse) ultima puntata di label epoque: oggi, sempre insieme a quegli sfaticati di www.doitiyourshop.com abbiamo intervistato il re delle polemiche, mr Imbalzano-ramonescore Andrea. Pronti alla polemica?

-Raccontaci un po’ chi sei, come e quando è nata l’idea di creare un’etichetta

Ciao a tutti sono Andrea. Qualcuno mi chiama Andre, alcuni Imby, altri ancora Monelli, ma la maggior parte stronzo. Il mio hobby principale è annoiare le persone ma dedico del tempo anche alla musica, ovviamente sempre con lo scopo di annoiare chi la ascolta. L’idea di creare un’etichetta è nata nel 2015 perché ero stanco di osservare inerme il clamoroso successo che stavano riscuotendo quegli stronzi della One Chord Wonder: mettergli il bastone tra le ruote divenne la mia missione. Ma voi ricordate di Speciani prima della OCW? Lo si vedeva in giro con il Casio con la calcolatrice uscito nel ’88 nella confezione della Dash e la giacca di finta pelle rattoppata… nel giro di pochi mesi, con gli affari che andavano a gonfie vele, è passato al rolex di platino e lo Schott Perfecto in pelle umana di chissà quale emo. Come non provare invidia?

In quello stesso periodo avevo un diamante per le mani: doveva uscire il primo 7″ dei Ratbones e ho iniziato ad annusare il profumo dei verdoni. Mi sono guardato attorno per cercare supporto e quel poco che ho trovato non mi convinceva al 100%. Ho dato un’ultima chance a OCW ma Speciani mi ha detto “manco per il cazzo che rimetto soldi per voi falliti”. A quel punto mi sono rimboccato le maniche, ho unificato blog, booking ed etichetta sotto l’unico fallimentare nome di I Buy Records e da allora porto avanti con orgoglio misto a rancore la mia sfida personale contro il monopolio di OCW.

-Da quale città vieni? Che legame hai con la scena della tua zona?

Vengo dal profondo sud, precisamente da Pellaro un ridente quartiere sul mare della periferia di Reggio Calabria. Il legame con la scena local è ormai interrotto visto che da quasi 13 anni vivo a Milano. Devo dire che a RC non c’è mai stata una vera scena punk, c’è sempre stata una scena alternativa dove praticamente confluivano tutti gli scarti della società reggina non allineati al Modello Reggio di Scopelliti: il metallaro, il rocker, il dark, il punk: tutti felicemente insieme.

Durante i primi anni 2000 con un piccolo gruppo di amici avevamo formato una piccola associazione socio-culturale e per quattro (o cinque non ricordo più) anni abbiamo organizzato il “Liberi Tutti Rock Festival” (testimonianza del primo anno qui) coinvolgendo band locali e delle regioni limitrofe.

Era davvero un gran ben festival e lo dico con un pizzico d’orgoglio. Questi sono stati i miei primissimi passi nel mondo della musica/booking e devo dire che è stata una bellissima esperienza nonché un’ottima palestra per imparare a districarsi nelle mille difficoltà, incluse quelle legate al territorio.

-Spesso collabori con etichette straniere: come avvengono le collaborazioni: chi fa “il primo passo”, come vi dividete la distribuzione e le altre scelte?

In realtà le collaborazioni sono sempre nate in maniera spontanea. Anche se negli ultimi 2-3 anni c’è stato un piccolo boom di nascite di piccole etichette, siamo sempre quattro gatti a tirare le fila e bene o male ci si conosce tutti nonostante la lontananza. Non pongo veti nelle collaborazioni, sono sempre aperto a qualsiasi scelta purché mirata a far “funzionare” il disco.

Ovviamente con John e la Mom’s Basement Records c’è sempre un canale preferenziale visto che siamo ormai amici da un po’ di anni ed è sempre un piacere collaborare con lui. Mi aiuta davvero tantissimo e devo dire che si spacca il culo come pochi. Gran merito delle attenzioni degli statunitensi verso il punk rock tricolore è merito suo.

Generalmente ci si mette d’accordo con la band e poi si cerca di far quadrato tutti insieme per dividere i compiti e promuovere adeguatamente il disco.

Per la distribuzione, invece, non ci sono accordi scritti ma solo buonsenso. Di solito ci si “divide il territorio”, come IBR di solito mi occupo in maniera esclusiva dell’Europa.

-Quale band sei più fiero di aver prodotto?

Guarda sono contento di tutti i dischi che ho pubblicato, ogni release mi gasa nella stessa maniera. Come si dice? Ogni scarrafone e bell’a mamma soja! Se dovessi dirtene due ti direi:

1) Il ST dei Livermores perché su di loro ho “scommesso” a occhi chiusi quando non ci puntava nessuno

2) Il ST degli Zoanoids. Li ho scovati un giorno per caso su bandcamp dopo aver girovagato per ore e ore alla ricerca di una band sconosciuta che mi eccitasse. Vorrei avere più tempo nella vita per fare tutti i giorni così. Sono certo che lì fuori ci sono tante band che stuzzicherebbero la mia attenzione.

Ho preso questi due esempi perché questa è la linea che mi piace seguire ma nelle prossime settimane annunceremo due release diverse ma per me molto molto ma molto speciali.

Ho un buon planning per tutto l’anno e se va come deve andare, nonostante tutto, il 2021 sarà un anno molto importante per l’etichetta. E fanculo il covid.

-Quale band sogni di produrre?

Visto che sognare non costa nulla ti direi l’album che sancirebbe la reunion dei Riverdales 🙂 Da owner di una pseudo-label invece quello che mi gaserebbe più di tutto sarebbe scovare una band di ragazzini che spazzano via tutto e tutti. Diciamo con le dovute proporzioni quello che hanno fatto i Green Day con la Lookout. A dire il vero, c’ho anche provato ma è andata male ahahah

-Come mai il nome Ibuyrecords? non sarebbe più azzeccato Isellrecords?

Il nome è nato quando ho aperto nell’ottobre del 2012 il blog. In quel periodo, per motivi personali, viaggiavo tantissimo e mi trastullavo nelle sale di attesa degli aeroporti scrivendo recensioni degli “album che compravo”. Da qui è nato il nome. Visto che ho un solo neurone a disposizione che spesso fa fatica ad andare d’accordo con se stesso, ho pensato che identificare tutto sotto un solo nome blog (ormai poco attivo), booking e label fosse la scelta migliore.  Ok, mi son messo a vendere anche dischi ma è una conseguenza della label e dell’autofinanziamento che mi aiuta a portare avanti le attività.

-La tua etichetta è un vero punto di riferimento per il genere che ci ostiniamo, dopo le ben note polemiche che tu stesso hai scatenato, a chiamare Ramonescore: in realtà però produci anche altro. Raccontaci un pò come scegli le band da produrre: band che già conosci, amici, oppure gruppi che si propongono?

Ti ringrazio per considerarmi un punto di riferimento ma credo di essere ancora lontano da questo status; la tua affermazione devo dire però che mi lusinga.

Il processo di selezione è abbastanza semplice. IBR non fa politica, ma metto subito in chiaro che con fascisti, xenofobi, sessisti, omofobici e stronzi del genere non voglio avere niente a che fare. Dovrebbe essere qualcosa di scontato nella vita, ma non si sa mai.

Detto questo, gli amici hanno ovviamente terreno spianato, anche se non suonano proprio ramonescore (cazzo! L’ho detto, adesso arriva la punk rock police!). Mi interessa principalmente instaurare collaborazioni con chi ha la “giusta attitudine” e soprattutto con chi ha voglia di sbattersi – con i fatti non con le parole – suonando e organizzando anche per gli altri. Anche io ho preso anche qualche abbaglio, ma fa parte del gioco, no?

Valuto sempre qualsiasi proposta che arriva sulla mia email ma credimi, di stimolante davvero poco.

Gli unici che non degno neanche di un click sono le band italiane che mi scrivono inglese. Il perché mi pare abbastanza ovvio, dai.

 -Visto che i dischi non si vendono più ha ancora senso avere un’etichetta discografica nel 2020? Chi te lo fa fare?

Non è vero che non si vendono, vorrei sfatare questo mito. Ovviamente se vendessi solo i dischi di IBR l’etichetta si sarebbe piegata su sé stessa tempo zero.

Il punto di forza di IBR è, secondo me, un’ottima distro con prezzi onesti che funziona come specchietto per le allodole. Ti posso garantire che facendo così, chi compra dischi punk rock per passione e assiduamente, il disco in più della label indipendente spesso lo mette dentro per sostenerti.

Non tutti capiscono l’importanza ma fa parte del gioco.

È ovvio che chi ne ha fatto una professione si lamenta – e fa bene, lo capisco – ma per uno scappato di casa come me che gioca ad avere una label andare in pari è già un ottimo risultato.

-Consigliaci qualche band (ma non quella con la donnola che ne abbiamo già sentito parlare…)

Guarda, il 2020 è stato un anno cosi di merda per tutti che band nuove-nuove ovviamente non ne sono potute nascere. Provo a consigliarti qualcosina comunque recente.

  • I “miei” Zoanoids. So che per alcuni di voi sono un po’ troppo metallari ma a me gasano tantissimo.
  • Capgun Heroes. Nel 2020 hanno fatto uscire un EP molto interessante. Dovrebbe uscire un LP quest’anno ma non so molto.
  • Bad Secret. È la nuova band del mio amico Beau, il batterista dei Suck, che qui si cimenta alla voce. Hanno fatto uscire un demo (comunque ben registrata) molto molto bello.
  • Houseghost. In USA stanno “spopolando” ma da noi se ne parla poco. L’album in alcune parti non mi convince fino in fondo ma a tratti mi ricordano i Creeps, ovviamente con le dovute proporzioni.
  • Jimmy Vapid. Il mio “mentore” ha da poco terminato le registrazioni del suo secondo album solista. Ho ascoltato un paio di pezzi e promette davvero bene.
  • Johnny Terrien & the Bad Lieutenants. Non è affatto un nome nuovo, ma sono dei veterani della scena ramon…ops, punk rock canadese. Ci ho fatto una data insieme in Canada e mi hanno impressionato tantissimo. Loro sono molto pigri, ma meritano davvero. Qualcuno in Italia potrebbe ricordarseli per uno split con i Ponches ma non sono mai stati “cagati” abbastanza secondo me.
  • Matt Ellis. Matt è il chitarrista dei Vapids nonché cantante dei Plasticheads (altra band che dovresti ascoltare se non conosci). Ha appena pubblicato il suo album solista “Full Moon Fever” che spacca. Pezzi tirati, lo-fi attitude e tanto tanto ramon…ops,scusa (CAZZO!ANCORA!!!) punk rock!

-A quando qualcosa di nuovo dei Volkov?

Io e Speciani volevamo fare uscire il Worst Of dei Volkov con tutti i pezzi registrati e scartati ma Silvakov si è rifiutato, quindi prenditela con lui quando lo vedi.

Nel 2020 abbiamo registrato due pezzi nel mio “home studio” che usciranno in due diverse compilation, credo quest’anno. Registrati, mixati e masterizzati da me. Ti lascio immaginare la qualità! Haha Per il resto non bolle nulla in pentola, non facciamo una prova da oltre un anno e fin quando la situazione non si normalizza un pelino la vedo dura fare di più.

-Se vuoi puoi chiudere l’intervista scatenando un’altra polemica

Purtroppo in pochi hanno capito il senso del mio articolo e si sono concentrati sulle cose meno importanti. Ma fa niente. Devo scatenare una polemica? Lo faccio allora! D’altra parte sono su Irritate People, no?!?!? Dico quello che in molti pensano ma non hanno il coraggio di dire. NOFX. Nonostante li abbia adorati parecchio e ne riconosco l’importanza, non hanno un cazzo da dire da almeno 15 anni visto che sono diventati la triste parodia di loro stessi, soprattutto nei live. Boom!

Grazie per lo spazio, amici!

Grazie a te Andre: seguite ibuyrecords su:

https://www.facebook.com/ibuyrecordswebzine

https://ibuyrecords.bandcamp.com/

https://www.ibuyrecords.it/

27tommy

Un pensiero riguardo “Label Epoque…Ibuyrecords

  1. Grande Andre, la penso esattamamente come te. Anzi, sei stato fin troppo buono: secondo me i NOFX non hanno più un cazzo da dire musicalmente da circa 24 anni. E cioè da “So long and thank for all the shoes”, a mio modesto parere l’ultimo album bello che hanno prodotto.

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