UNDERDOGS: The Slow Death – Born Ugly Got Worse

UNDERDOGS: The Slow Death – Born Ugly Got Worse

Per la nostra rubrica Underdogs, che riporta alla luce dischi dimenticati, trascurati o sottovalutati, andiamo a ripescare una band che ai più sarà sconosciuta ma che merita ben più di un ascolto!

 

Viviamo in un periodo in cui le ristampe dei dischi in vinile sono all’ordine del giorno e sono diventate il modo in cui le band e le etichette riescono a monetizzare in assenza di concerti. Oltre a essere oggetti per collezionisti, le ristampe sono anche l’occasione per scoprire vecchi album che non si aveva avuto occasione di ascoltare prima.
Così è stato per me con The Slow Death e questo Born Ugly Got Worse, primo disco della band, uscito originariamente nel 2011 per Kiss of Death Records, rimixato, rimasterizzato e ristampato a fine 2020 dalla Rad Girlfriend Records per il decimo anniversario.

Come ho già fatto intendere, prima di ora non avevo mai sentito parlare degli Slow Death, band di Minneapolis di chiara matrice Midwest: voce roca, ritornelli da gridare a squarciagola, malinconia disillusa nella musica e nei testi, melodia a go-go ma con quella rudezza e “polverosità” unica nel panorama punk rock. Se dovessimo dare un festival di riferimento dove collocarlo, sarebbe senza dubbio il The Fest di Gainesville (dove tra l’altro hanno già suonato, ovviamente).

Normalmente, pur apprezzandole, non sono un fan sfegatato di queste sonorità ma Born Ugly Got Worse mi ha letteralmente folgorato. Sono ormai settimane che lo ascolto senza sosta! Ruvido e allo stesso tempo intimo, tagliente e insieme caloroso, a tratti veloce e a tratti più sommesso ma sempre punk al 100%.

Un disco da ascoltare tutto d’un fiato, dove ogni traccia è una storia a sé, un tassello insostituibile e totalmente distinguibile dagli altri che va a comporre un mosaico meraviglioso. Non stupisce quando si legge che la band è composta da membri di Dillinger Four e The Ergs, tra gli altri e attualmente (ma non in questo album) il bassista è Josh, il cantante e chitarrista dei Raging Nathans e secondo chitarrista dei Dopamines, nonché proprietario della Rad Girlfriend.

Impossibile scegliere la mia canzone preferita, anche perché dopo la prima traccia, c’è una tripletta veramente eccezionale. Oltre a quelle, anche Sleeping Somewhere Else è tra le mie preferite.

A mio parere 3 sono i punti di forza di questo album e di questa band:
1. La voce di Jesse Thorson: calda e ruvida, più che una ciliegina sulla torta è la glassa che la avvolge.
2. Il fatto che c’è un bilanciamento perfetto tra melodia e aggressività. I ritmi non sono mai troppo lenti o lagnosi. Anche la malinconia si traduce in frustrazione urlata a squarciagola.
3. I ritornelli. Non ce n’è: i ritornelli sono veramente stupendi e il fatto che ti invoglino a cantarli coinvolge ancora di più.

A volte un disco bisogna ascoltarlo nel momento giusto. Se avessi ascoltato anni fa questo album, probabilmente non l’avrei apprezzato così tanto, forse allora non ero pronto. Ora invece ho trovato una corrispondenza impressionante e me ne meraviglio ancora.

Date un ascolto a questo album, indipendentemente dai vostri gusti, e magari farete una bella scoperta come ho fatto io.

Frankie

Ascolta qui

Tracklist:
1. Tick of the Clock
2. Song 1 Side A
3. Phantom Limbs
4. Out of View
5. Stay High
6. We Got It All
7. Fuck Your Nighthawk
8. Sorry Sam
9. Opposite of Jesse’s Girl
10. Sleeping Somewhere Else
11. Dirty Jokes
12. Trouble Blues

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