Punk Rock Raduno #2 The Apers, DeeCracks, Midrake e altri @Edonè Bergamo

Punk Rock Raduno #2 The Apers, DeeCracks, Midrake e altri @Edonè Bergamo

Se ieri era il primo giorno di scuola, oggi è il giorno della gita scolastica: la si aspetta da tanto, tutti carichissimi, voglia di far casino, si sta assieme con gente di altre classi…  tra l’altro proprio oggi la redazione di irritate people ha intenzione di ritrovarsi (quasi) al completo, roba che non si è mai vista (PS Koppo ha marcato visita, attendiamo giustificazione debitamente compilata dai genitori!).

Parto con uno Skalos imprevedibilmente in orario ma casualmente già alticcio: obiettivo arrivare per i Twister. Obiettivo centrato.

Entriamo, due birrette, pigliamo il tavolo che è piazzato proprio di fronte al second stage, dove appunto suonano i quattro romani, come dice DJ Senso “miglior punk band in Italia”. Son curioso, non ho mai sentito dal vivo i ragazzi. La presentazione è ottima: autoironici come solo i romani sanno essere, con quell’accento che subito te li rende simpatici nella mezz’oretta in cui suonano sparano a raffica i pezzi del loro album we’ll be ok: Happy Hippo, Everytime, don’t wanna but i wanna, secret… alternate dai pezzi del nuovo EP after me e frozen. A metà set fanno salire sul palco Imbalzano e un tizio che non conosco (sorry) per un grande omaggio a Nisba con una cover dei Livermores (non aggiungo altro perché non ci son parole… grazie!).

Il frontman Marco è davvero un figo: spara cazzate a raffica con quella faccia a metà tra un personaggio di Spong Bob e una rana pescatrice. Non puoi non amarlo così a prima vista. Chiudono con Barzaghin, canzone dedicata a polenta e funghi mangiati in una mitica trattoria brianzola che mi fa cantare a più non posso. Da notare che i ragazzi hanno sostanzialmente tre voci e le loro canzoni son tutte costruite su cori che si alternano e si riprendono creando una mega melodia.

I Twister sono un gran gruppo, uno di quelli che quando finiscono ti lasciano col sorriso tra i denti e la voglia di sentirli ancora e ancora. La loro pecca è che sembrano venuti da un altro pianeta e  che nemmeno loro credano di aver fatto un concerto così figo.

  • Twister: Quando l’asino della classe prende 8 e mezzo in latino (senza copiare) e non sa neanche lui come! Autoironici!

L’inizio è scoppiettante, arrivano Frankie, che non vedo da un anno e Albe Vaseliner (ho il divieto assoluto di pronunciare la parola Slurmies…) e le birrette iniziano a scorrere a fiumi, tanto che Skalos è ufficialmente ubriaco, il che alimenta il suo eloquio e la sua voglia dia attaccar pezze a tutti i presenti.

Tocca i New Real Disaster, li conosco pochino anche se Lupone ha recensito qui il loro nuovo album, uscito per Striped pochi mesi fa. I quattro non fanno il solito Raduno-core ma una sorta di street punk caratterizzato dalla voce potentissima e mega street della frontman Giusy, veramente impressionante come tenga il palco e coinvolga il pubblico nonostante un evidente tutore al ginocchio (che immagino ne limiti i movimenti…). Piazzano anche una cover dei Rancid molto apprezzata dal sottoscritto.

  • New Real Disaster: quando incontri la bella della classe al Rolling Stones. Graffianti.

Subito tocca ai Komet: quello che mi ha sempre impressionato del Raduno è l’alternanza velocissima dei gruppi sul palco, se ti distrai un secondo e non conosci bene le band ti perdi e non capisci più chi suona..

Attendevo la performance dei tre ex Ponches/Antares che, come ho detto e ripeterei a Speciani e a mezzo Raduno (e anche a loro), han tirato fuori il disco dell’anno (recensito qui). Anche loro si discostano dal classico Raduno-core (ho deciso di usare ‘sto termine che ovviamente fare incazzare il 99% dei quattro che leggeranno…) e fanno un punk rock veloce e con inserti grunge che mi ha preso un sacco. Putroppo dal vivo i tre appaiono un pò scarichi e quella vena malinconica che su disco me li ha fatti apprezzare, qui non rende al 100%, tanto che chi non li conosce appare poco coinvolto. Peccato!

  • Komet: Quando studi come un pazzo ma prendi 6 nella verifica. Rimandati.

Dopo una pizzetta e altre innumerevoli birrette, uno Skalos che ormai sia accolla ad ogni essere vivente, l’arrivo di Reeko (grande!) e altre chiacchere ci si sposta a vedere il lancio del disco dei Ramones nello “spazio”. Boh, sinceramente a me ‘sta trovata non mi dice proprio un cazzo. Il disco dei Ramones me lo terrei e me lo ascolterei… operazione che non ho capito molto…

Siamo alle otto e mezza ma sembra mezzanotte e tocca ancora a 4 band, ci si sposta sul palco grande, dove, a differenza di ieri, sono state tolte le sedie e si può stare davanti in piedi (che figata, finalmente!!!)

Proton Packs. Come ho già detto più volte non amo particolarmente il filone sci-fi dei loro testi ma l’ultimo album, Paradox, è sicuramente uno degli album più riusciti dello scorso anno recensione qui). I ragazzi suonano veloci e diritti, alternando pezzi vecchi a Retrofuture, mistery zone, man with the eyeapatch, tentacle, continuum del nuovo lavoro. Fanno anche salire Chris dei Mugwumps (come detto ieri una delle mie voci preferite al Raduno) per una canzone con lui. Hanno una solidissima fanbase brianzola che non sta nella pelle e canta a squarciagola. Ottima performance.

  • Proton Packs: quando chiedi al mega nerd appassionato di scienze di spiegarti la tavola degli elementi di chimica. Composti (cit. Lupo).

Tocca ai Midrake: putroppo non conosco gli svizzeri (che per l’occasione hanno il mitico Mike Dee crack alla batteria). Fanno un pop punk alla Green Day, alternando sostanzialmente tre voci con un risultato molto melodico. Peccato non conosca i pezzi ma sicuramente da approfondire!

  • Midrake: quando attacchi un bubblegum sotto la sedia. Appiccicosi!

Tocca a dei veri veterani del Raduno: i Dee Cracks. Mike rimane alla batteria a fare le sue improbabili facce (troppo simpatico) e salgono Matt e Paul che ha appena annunciato che lascerà la band dopo questa serie di concerti. Il clima è da ultimo giorno di scuola. I ragazzi ha voglia di far festa e il pubblico pure. Diciamo che durante il set ci sono alcune sbavature ma ai tre austriaci si perdona tutto… se la cavano con un “se questo è il worst raduno ne voglio altri worst!” e via. Loro san suonare dritti e potenti pezzi come don’t rely on me, don’t turn your hart off, get out of my head e do anything you wanna do… pezzi tirati ma molto melodici che prendono alla grande il pubblico che ormai si è fatto avanti sotto il palco in una (rara per questi tempi) parentesi di normalità!

  • Dee Craks: quando il simpatico della classe inizia con le sue battute. Carichi!

Siamo alla fine, grandi ringraziamenti di Andrea e Franz e tocca al folletto Kevin, sempre presente al Raduno ma ormai da anni orfano della sua creature, gli Apers! Nella lineup che faticosamente il Raduno aveva messo in piedi (complimenti perchè senza poter chiamare extraeuropei la proposta era comunque degnissima di nota!) li avevo sottolineati in rosso. Chiunque al Raduno ha sentito mille volte Kevin e gli Apers ma erano almeno cinque anni che non suonavano assieme (e credo che questo sia uno dei loro ultimi concerti, che peccato!). Beh che dire: Kevin è il frontman fattone che tutte le band punk dovrebbero avere: cazzone al 1000%, ottimamente supportato dall’uomo dalle camicie più improbabili della storia, Mikey Bat Bite e dal tatuatissimo chitarrista Kasper e da Ivo “the drum”.

E’ subito delirio! Reanimate my heart, Almost Summer, Rock and roll day… il pubblico è mega carico e scatta un timido pogo (io e Skalos ci mettiamo del nostro e veniamo subito redarguiti con uno sguardo da un ragazzo di colore della security, che con un simpaticissimo sorriso chi fa capire che forse stavamo esagerando. NB: cazzo vorrei sapere il suo nome per dirgli che è un figo, ha gestito la situazione con una risata, fantastico!)

Ancora: Always hate work (direi il manifesto di Kevin…), Only the grim reaper, intervalli cazzoni in cui si sbeffeggia la vittoria agli europei dell’Italia… e poi la fantastica whatever it takes (che pezzone!) su cui veramente il pubblico si catena. Arriva il finale: to the bar for cocktails, come non chiudere così? Franz l’inflessibile spiega che occorre chiudere e non ci dà la soddisfazione dell’ultimo pezzo. Peccato, ma va già benissimo così!

  • Apers: il pluribocciato cazzone che fa lo scherzo al professore. Irresistibili!

Che dire? Solamente grazie, finalmente un concerto vero, una festa, un inizio… si spera!

27tommy

 

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