PUNK ROCK RADUNO (DAY 3): MANGES, BEATNIK TERMITES AND MORE @ EDONÈ (BERGAMO)

PUNK ROCK RADUNO (DAY 3): MANGES, BEATNIK TERMITES AND MORE @ EDONÈ (BERGAMO)

Avete presente quelle partite di Champions (tipo Real/City 4-3 di quest’anno) che ti appiccicano alla TV e non puoi perderti neanche un secondo, che se ti scappa da pisciare te la tieni fino a fine primo tempo, che non ti alzi neanche se hai nella gola la secchezza del deserto del Gobi e nel frigo ti aspetta una birra ghiacciata e che se tua moglie ti parla….?

Beh questa era la sensazione del Raduno ieri. Lineup talmente piena e talmente valida che non avevi il tempo di tirare il fiato e che, quando ti sei seduto a mangiare o allontanato per pigliarti la birretta (oh, mangiare si deve e cazzo con 70 gradi all’ombra le birrette volano) l’hai fatto sentendosi quasi in colpa per aver abbandonato la postazione davanti al palco. Incredibile!

Ma partiamo come al solito dall’inizio. Nel mio personale tabellone ci sono in ordine sparso Slurmies a Bergamo ore 16.00, pranzo a sorpresa di compleanno a Casano Maderno ore 13.00, Frankie che arriva in treno a Renate ore 14.17 da andare a prendere, moglie che deve lavorare. In due ore devo essere dunque in 4 posti diversi, ottimo! Salvo capra e cavoli con un giro da mago Casanova (che vi risparmio) che prevede un RZR in versione autista-salvatore, la complicità della moglie e la puntualità di Trenitalia.

Insomma incredibilmente alle 16.00 siamo davanti al palco per goderci i cool kids from Montecio Maggiore, mega-sponsorizzati (pure troppo) da noi di Irritate al Punk Raduno. E cazzo fanno i ragazzi: alle 16.00, sotto un sole da svenire ma davanti comunque ad un buon pubblico, ti tirano fuori un set da urlo, 25 minuti (troppo poco!) di punk rock di weaseliana memoria. Albe è davvero un animale da palco, si muove e si dimena diventando un tutt’uno con  il cazzo di serpente che ha tatuato sull’avambraccio, cori perfetti e minchiate no-sense di Slimer. Fanno molti pezzi dal nuovo EP che mi ero accattato ieri e che è una vera bomba. Grande inizio!

Slurmies: crotali all’attacco nel sole del deserto!

Saluti di rito ai 100 amici presenti e birrette obbligatorie sotto questo caldo ossessivo. Tocca ai Coconut Planters, band targata Flamingo Records e unica formazione della giornata che non sia palesemente Ramonescore. I quattro piemontesi fanno un bell’hardcore melodico, ipertecnico e tamarro quanto basta. Sanno suonare. Unica pecca i pezzi molto uguali che rimangono poco impressi in testa, manca una vera hit o un coro da piazzare in faccia ai temerari presenti sotto il sole.

Coconut Planters: chitarre tamarre.

Ci sediamo per una birretta ascoltando da lontano il classicissimo Ramonescore dei Brasiliani Yodees, che si presentano con un’improbabile tenuta identica stile squadra di calcio bianco/azzurra. Bella voce e ottimi coretti.

Interessantissimi i Discomfort Creatures, band di facce note del panorama d’oltralpe con membri di Gamits e Midrake. Fanno un punk rock molto grezzo e tirato e hanno un gran batterista. Da rivedere!

Decidiamo di anticipare tutti e di sedersi a mangiare ad orari decisamente brianzoli (non sono nemmeno le sette). Vediamo dunque da lontano i Lone Wolf (sorry guys…) e ci sediamo con i sempre fantastici Premo e Berte Bad Frog e ci accorgiamo che, tra una birretta e una triste margherita tagliata però stavolta con un coltello davvero professionale, siamo circondati!

Il Berte mi spiega che i tavoli dietro di noi sono occupati in massa da vecchi punk rockers della Bassa  venuti in massa (in massa dalla Bassa) per gli Stinking Polecats. Il gruppo, vera colonna portante del punk rock italiano di fine ’90-inizio 2000 non suona da quella ventina d’anni ma non ha certamente perso il suo appeal tra gli storici fan. Ci troviamo dunque in mezzo a discussioni assurde su chi sia il miglior batterista di Piacenza e dintorni: roba che nemmeno i vecchietti che se la giocano a scopa d’assi al bar dei pensionati di Cassago….ma, supportati dall’entusiasmo del gruppo e dall’ennesima dose di birrette che il buon RZR porta la centro del tavolo, riusciamo a coinvolgerci e divertirci.

Piacenza/Bassa crew: Fedeli alla tribù

Dopo cotante presentazioni ovvio non perdersi i redivivi Polecats. Devo dire che, a dispetto di quei vent’anni di stop, la band, nel frattempo uscita con un nuovo disco, si presenta in ottima forma. L‘intreccio di voci tra il mitico, e ormai gigantesco, Miccetta, Chris e il chitarrista Simone sono il vero marchio di fabbrica dei quattro. Il set è decisamente seguito dalla Bassa crew che partecipa con singalong esagerato e un timido pogo. I quattro si sentono di giocare in casa e ne vengono galvanizzati sfoggiando un gran bel set. Facce prese bene e gran voglia di rivederli. Bella!

Stinking Polecats: tre voci son meglio di una.

Nel frattempo inizia il primo tempo di una vera e propria partita Italia vs Resto del mondo. Il campo è sotto il palco e la posta in gioco è chi riesce a conquistarlo. Con gli Stinking Polecats gli italiani conquistano prepotentemente il terreno e lo tengono per tutti i 35 minuti, con gli stranieri che guardano un po’ straniti il macello nel pit…ma la partita è solo all’inizio…

Breve comparsa di Massi Lanciasassi e tocca ai Giant Eagles. Qui faccio un mega mea culpa: sono due anni che il buon Momoramone mi rompe dicendo di sentirli, che sono ottimi. Mai ascoltati. Che coglione!

Le aquile giganti sono una all star band olandese con il solito immancabile Ivo alla batteria, Marien Nicotine alla chitarra, Ox Accellerators al basso e Mikey Bat Bite al…boh, non so come cazzo si chiami quel coso che usava Sandy Marton nei video anni ’80.  Credo sintetizzatore portatile; Boh, comunque sia, mai visto ad un concerto punk!  Devo dire però che la scena di ‘sto coso visto solo nei video di cafonissima dance anni ’80 in mano a quel folletto di Mikey non può non farti già partire preso bene.

La band si completa con un cantante-chitarrista che non conosco e dunque sfoggia addirittura 6 elementi: tre chitarre (tre?!), basso, batteria e sintetizzatore (o come cazzo si chiama quel coso). In realtà fanno un gran bel Ramonescore, il sintetizzatore si sente pochissimo ma quello che colpisce davvero sono i cori da singalong totale. Il set è potente e coinvolgente: il cantante è mega ingessato, di quelli che sembra ti facciano un piacere ad essere lì ma Ox  e Marien, piazzati ai suoi lati compensano con una voglia incredibile. Gran bel set e confermo di essere un coglione a non avergli dato una chance prima. Rimedierò prestissimo!

E il pubblico: qui siamo in pienissimo controllo del campo, stile Aiax anni ’70 della compagine del resto del mondo che si impadronisce del pit. Sono tanti e sanno tutte le canzoni, e addirittura usano biecamente i bambini per far propendere la partita a loro favore con i due figli di Marien che vengono lanciati in uno stage diving kilometrico.

Giant Eagles: (tanti e) giganti sul serio.

Neanche il tempo di tirare il fiato e sul palco acustico hanno già iniziato i Menagramo. E’ un pio d’anni che Wally e Enri  sono come il prezzemolo. Presenti ad ogni festival in tutta Italia e cazzo stanno raccogliendo i frutti del loro pellegrinare. Ormai il pubblico conosce le loro canzoni e il singalong è quasi incredibile per un duo acustico. una decina di minuti da paura che replicheranno alla fine del set dei Beatnik Termites coinvolgendo un grande pubblico che risponde presente e che si lancia addirittura in un buon pogo. Nota di biasimo per il tizio fuorissimo che schiaccia le lattine di Enri a calci. Ma perchè? E soprattutto una era vuota, ma l’altra piena!!!

Menagramo: i Nomadi del punk rock.

Davvero nemmeno il tempo di farsi un sorso di birra e tocca ai Beanik Termites. Il terzetto di Cleveland è in giro da quella trentina d’anni a tenere alta la bandiera del Bubblegum-core. Cazzo vuol dire? beh le band Ramonescore, dai Queers in giù, hanno sempre messo insieme Ramones e Beach Boys. Cori e chitarre elettriche. Punk e melodia. Solitamente però prevalgono i Ramones nella sonorità…Beh Pat Termite e soci hanno costruito la loro carriera ribaltando il campo e puntando sulla melodia e sui Beach Boys. Cori, zucchero e ancora cori. Storie di ragazze e ancora cori, con la voce mega poppettosa di Pat.

Che dire? I Termites fanno i termites. Suonano davvero come su disco: impressionante la voce di Pat e i cori dei tre che sembrano davvero trasformarsi in sei/sette persone diverse a furia di dooo,  wop, da, lala…

La sfida sotto il palco si fa più equilibrata, con gli italiani che prendono campo e mostrano di esser ben dentro la discografia dei Beatnik.

Beatnik Termites: zucchero per i cuori solitari (cit)

Ancora Menagramo e poi gran finale coi Manges…. Qui ammetto la seconda colpa della mia serata: non avevo una gran voglia di ascoltare i quattro spezzini, anche perchè il concerto coi Queers di qualche mese fa me li aveva mostrati poco in forma. La dico chiara: mi sembrava un ripiego, di lusso ma sempre un ripiego. Come quando è andato via Pirlo e hai preso Van Bommel….

E invece? Col cazzo!!!

I Manges tirano fuori un live della Madonna: veloce, preciso, cazzuto. Porco cazzo, in due mesi si sono trasformati. La voce di Andrea, la Chitarra di Mayo, i cori di Mass, la batteria di Manuel diventano davvero un’arma che scardina il sabato notte dell’Edonè.

E cazzo il pubblico risponde alla grande: gli italiani partono nel loro classico contropiede e per gli stranieri non ce n’è. Stile Italia-Brasile 3-2 dell’82 gli azzurri si impadroniscono del pit e si lanciano in un pogo che diventa a tratti violentissimo, con stage diving continui e singalong da paura.

Come mi dice Gazza a fine serata “miglior concerto mai visto dei Manges. E vedo i Manges da 20 anni.” Concordo. In pieno.

Manges: italians do it better

Italia-resto del mondo 3-2. Grande partita, finale esaltante. Ci vediamo l’anno prossimo per la rivincita!

27tommy

Ps ho deciso di non scrivere le setlist delle band perchè sono un cazzo di vecchio ubriacone e non mi ricordo una minchia nemmeno ad un giorno di distanza dal concerto. Se volete sapere che canzoni hanno fatto chiedetelo a qualcun altro. Fanculo a tutti!

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