
Lowinsky – Triste Sbaglio Sempre Lontani – Gasterecords, Moquette Records
Finalmente riesco a recensire una realtà di Bèrghem.
Questa città che ormai, come Carlo Pinchetti, ideatore del progetto Lowinsky (in realtà nativo di Lecco) ho eletto di prepotenza mia seconda casa e che mi dà sempre tante soddisfazioni.
Il delicato ensemble, con l’Ep Triste sbaglio sempre lontani, non si smentisce: qua non si è solo casoncelli e distintivo!
I Lowinsky -da leggere [ləʊ’in’ski] perchè l’IPA è importante in tutte le sue declinazioni*- sono in realtà un’idea collettiva capitanata da voce e chitarra di Carlo Pinchetti di cui fanno parte Linda Gandolfi, Roberto Frassini Moneta e i suoi archi, Andy Burch, Fabio Comensoli, Elena Ghisleri, Claudio Turco, Gianluca Vulpio, Ettore Gilardoni e Massimo De Cario.
L’Ep Triste sbaglio sempre lontani ha quella sorta di spleen basato su un concept legato e cucito sul testo de “Il deserto dei tartari” di Dino Buzzati e riesce ad affascinare anche chi ha dimenticato il filo conduttore che permea tutto lo spettro indie.
In questo lavoro si va infatti dal lato glam vellutato per poi sfociare nel punk inteso come filosofia di vita e non come genere; dato che le sei tracce brevi e incisive, anche dal punto di vista dei testi, danno l’idea di una familiarità con un fast&loud reso morbido, ma di sicuro non meno privo di potenza.
Il disco tuttavia viaggia proprio sulle sonorità indie già menzionate, forte anche delle collaborazioni pregresse di Carlo con altri suoi progetti fra cui Daisy Chains, Drew McConnell (bassista dei Babyshambles) e Finistère.
Triste sbaglio sempre lontani è un piccolo gioiello di soli -seppur intensi- 23 minuti e sinceramente apprezzo molto la scelta di un elegante less is more che va dritto e senza orpelli al punto della poetica relativa allo straniamento rispetto alle attuali difficoltà di comunicazione fra esseri umani.
Le tracce sono tutte ben costruite:
“Doppio gioco” ha un testo solido a cui è difficile trovare un punto debole e l’alternanza di voci fra Linda Gandolfi e Carlo Pinchetti la rende ancora più interessante.
“Bottom of the barrel”, l’unica cantata interamente in inglese è un po’ più classica e, passatemi il termine, britpop.
“Harakiri” ha addirittura un sound in pieno stile Radiohead.
“Nessuno si ricorderà di noi” è la mia preferita forse perchè si sente perfettamente il basso di Elena Ghisleri e, sul finale, racchiude il senso del progetto. No spoiler!
Dietro l’Ep si percepisce il procedere secondo quanto le sensazioni e le Emo-zioni hanno suggerito in fase di ideazione e con questo non voglio dire che sia approssimativo, bensì sperimentale nell’accezione più profonda e gentile (ok, dopo questa recensione i tipacci di Irritate People mi banneranno per eccessiva tenerezza, ma come cantano i Pennywise e traspare anche da questo Ep: “Live while you can”).
Qui non si gioca affatto sul sentimento di tenere il cuore in bilico, che è cifra specifica de “Il deserto dei tartari”. I Lowinsky danno tutto ciò che hanno e forse anche di più.
Usti, quasi dimenticavo di dire che suoneranno il 20 gennaio presso Arci Terra e Libertà di Cantù poi il 26 al
Tambourine a Seregno. Chi può faccia un salto a battergli un bel cinque alto da parte mia.
*Dato che sono una secchiona, vi dico che Edward Lowinsky è stato un influente musicologo nell’America post bellica. Mi piace pensare che il nome nella band sia un po’ legato a lui, ma anche all’idea di lo-fi per quel loro sentore di Low fidelity tutto indie.
Bandcamp
https://lowinsky.bandcamp.com/album/triste-sbaglio-sempre-lontaniIG
https://www.instagram.com/lowinskygram/
Tracklist:
1. Grande Niente e una giostra che non mi vuole
2. Doppio gioco
3. Bottom of the barrel
4. Amphetamine Crown
5. Nessuno si ricorderà di noi
6. Harakiri
Vixen