
Punk Guys (‘cause they do punk things)
Ci arrivano due irritantissimi contributi/riflessioni/pensieri/nonsapreidefinirli che prendono spunto dall’ultimo concerto dei NOFX. Grandi discussioni anche nella redazione di irritatepeople: voi che ne pensate???
Biglietto a 90 euro cada day, 2 giorni poco meno di 200 euro, vip terrace esclusivo con 5 drink 230 euro, posti sul palco salcazzo, Fedez a lato palco con la maglietta panc in drablic perfetto da cecchinare con una scarpa: prezzo impagabile (peccato non averlo visto e centrato in testa), un panino 15 euro, una birra da 0,3 6 euro, una maglietta 35 euro, un pacchetto di patatine S.Carlo 3 euro. Day1: sold out!
Noi vi abbiamo creduto.
Nessun biglietto fino al giorno stesso, borsa frigo con la cerniera rotta e le birre in vetro che spacca, tramezzini chimici comprati al centro commerciale e trangugiati e/o ceduti prima di entrare in zona concerto, un biglietto semi-fake a 20 euro che ha funzionato, un biglietto regalato da due ragazze italiane di nascita e scandinave di residenza per 0 euro dopo averne comperato uno veramente fake che non ha funzionato, un terzo biglietto scambiato con un ragazzo di Siena per 30 euro più un paio di birre e qualche bestemmia in toscano che ha funzionato a metà.
Noi vi abbiamo creduto.
Volumi da zecchino d’oro, suoni impastati, non riuscire a portare avanti un 3/4 – che, per intendersi, è l’equivalente di un walzer.
Fedez è sempre sul palco. E noi giù.
Noi vi abbiamo creduto.
Pogo violento, anfibiate in faccia e sugli stinchi, singalong, lacrime, crowd-surfing interminabili, sorrisi e innata fratellanza e simpatia trascendente con i pogatori habituè.
Noi vi abbiamo creduto.
Dj-set-after-show con Melvin a 20 euro extra biglietto.
Noi vi abbiamo creduto.
Birre-calde-di-macchina-after-show, causa borsa frigor squagliata, nel parcheggio del Carroponte a conoscere persone a caso, a parlare di qualunque cosa e a rivedere vicinissimi e lontanissimi amici. Rotti nel fisico ma con la testa sgombra da qualsiasi tipo di pensiero o preoccupazione. Felici.
Noi vi abbiamo creduto.
Ma non vi crediamo più. Avete cercato di fotterci, ma noi abbiamo fottuto voi.
E provare per la prima volta la sensazione di essere stati ghettizzati dal (nuovo) popolo del punk, movimento sempre più elitario. Due padri di famiglia ed un onesto lavoratore che – dopo anni di fiera e onesta militanza – rischiano di non poter più godere del dolce e ruvido abbraccio del punk del popolo, e vengono messi alla sbarra dalla nuova elite punk borghese 2.0 perchè non hanno abbastanza risorse materiali a disposizione. O semplicemente perchè non vogliono sottostare o allinearsi alla piega pesantemente capitalista-extra-profitti-oriented decisamente intrapresa dall’odierno sistema dell’entertainment.
Ci avete provato – in realtà – a metterci alla porta. Perchè noi crediamo veramente che il punk è del popolo, che il punk è mio, come tuo, come suo, come di tutti.
Perchè il punk sono io che a 14 anni compro una chitarra da 50 mila lire e con quella chitarra di merda scrivo 5 dischi e giro in tour l’Italia tutta e l’Europa con la mia band, il punk è regalare un biglietto a chi non ce l’ha in cambio di un grazie, il punk è regalare una birra o un panino a chi ha sete o fame, il punk è offrire una siga a chi te la chiede, il punk è un biglietto a un prezzo democratico, il punk è dimenticarsi un coltello nello zaino mentre si poga e rischiare di essere arrestati, il punk è rimanere fulminati da una fulminata che hai di fianco nel pogo per un secondo e che molto probabilmente non rivedrai mai più nella tua vita, il punk è perdonare una persona che ti ha fatto incazzare, il punk è prendersi bene per la riuscita della missione Day1 e scavalcare con successo il Day2, il punk è mettere a un concerto punk i vestiti e la scarpe più brutte che hai perchè i vestiti e le scarpe decenti li usi ogni giorno per andare a lavorare e non hai i soldi per ricomprarteli, il punk è desiderare che il punk come ambito di socialità possa appartenere anche e soprattutto ai nostri giovani pesantemente lobotomizzati e sempre più demoliti dagli schermi.
Ci hanno portato via tante cose – e va bene – ma ora stanno cercando di portarci via anche il vero punk, che è uno degli ultimi ambiti che può generare sprazzi di socialità e libertà-veramente-libera da assaporare in questi tempi bui fatti di hyper-individui soli collezionisti di freddi oggetti.
Vogliono farci pagare anche questo.
Ribelliamoci. Non compriamo più biglietti a queste cifre, non mangiamo o beviamo più ai concerti, lasciamo le bancarelle del merchandising senza fila, portiamoci le patatine S.Carlo da casa. Una class-action di questo tipo sarebbe un segnale forte e chiaro. Immaginatevi i top player del panorama musicale che ci vengono a chiedere quanto saremmo disposti a pagare per vedere questa o quell’altra band. Per me non è fantascienza.
Noi non abbiamo bisogno dei concerti. I concerti hanno bisogno di noi. E se i gruppi rock o punk a un certo punto si rifiuteranno di suonare nel nostro bel paese, beh fanculo a loro! Significa che di rock e di punk non gli è rimasta nemmeno la puzza.
È il tempo di mandare un segnale deciso ai signori – artisti, manager, promoter e ristoratori- che tirano i fili di questo teatrino. Il punk – come stile di vita e ambito di socialità – non può e non deve essere monetizzato per una merda di maxi-profitto. Sarebbe – e lo sta diventando – una perdita culturale e un impoverimento umano troppo importante, soprattutto se ridotto a una ristretta elite that can afford it. Deve invece ritornare a essere come il pane e la pasta per ogni italiano: una cosa per tutti.
E non dimentichiamolo mai: il potere di cambiare questa tendenza distorta è solo ed esclusivamente nelle nostre mani e nella nostra testa al grido: IT ISN’T MY JOB TO KEEP PUNK ROCK ELITE!
Se invece mentre leggete pensate che sono un sognatore, un idealista, un attivista, un fuorilegge o che non vivo nel 2024, allora significa che il vostro cuore si è già irrimediabilmente imborghesito, o che l’individualismo in voi l’ha avuta vinta, o che vi accarezza il pensiero: “Beh, alla fine ho 40 anni e le mie battaglie le ho combattute” quando basta dire un semplice NO!
Miei cari, se è così, purtroppo c’è poco da fare o da discutere. Fanculo anche a voi!
Wake up, punks! Wake up!
Marcotheflower
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E cosi’ andiamo avanti/ Con le nostre vite/ Sappiamo la verita’/ Ma preferiamo le bugie/ Le bugie sono semplici/ La semplicità è una benedizione/ Perche’ andare contro la tradizione quando possiamo / Ammettere la sconfitta?/ Vivere il Declino
Chi l’ha scritta sta roba? Papà castoro? L’uomo del lunedì? Il KKK? Matteo SALVIIIIINI???!!!
Ammassi di pezzenti o a masse di pezzenti, ci siamo trovati tutti in quella discarica industriale – o ammasso di ferraglia – che fa tanto locals chiamare “Carroponte” per un insieme malfrullato di gente che va dal basettone col cappello da nano dei Dropkick murphys, al fan di X Factor che ascolta lazza, Fedez e compra pandori Balocco per fare la sua parte.
Ma che cazzo ce ne frega.
Per i NOFX siamo passati da bettole fetide e andrei a sentirli anche suonassero allo zoo latino, magari finendo a ficcare pugni di sabbia nel culo ai bodybuilders con gli slippini.
Ho detto che ci siamo trovati tutti lì, ma è una stronzata. Eravamo tanti, forse troppi, ma non c’eravamo tutti. Lavoro, famiglia, cani morti, tracheite, mille scuse: la verità è che 90 euro sono troppi, per una storia che va al di là dei soldi che non hai, della revisione scaduta, della naspi che porca troia scade ad agosto.
È il DECLINE fratello, ma è il DECLINE che non ti saresti mai aspettato quando ti sei sbucciato il primo ginocchio pogando come se fosse il primo giorno di pubertà (e forse cazzo lo era) per qualche merda di band tirata su a stracazzo tra il palchetto di una festa della polenta e il teatrino di don Fulvio pagato in preghiere nella cappella (a pregare san Tommy Marson di trovare un cazzo di plettro e smetterla coi biglietti del pullman piegati 72 volte). È il DECLINE annunciato e mai accettato.
Ma the fucking leads are always weak, soprattutto se sul piatto c’è il tuo sfintere. Anzi, sul piatto c’è quel più importante buco messo lì ad altezza stomaco, più o meno dove ti prende un Oh Yeah! gridato in faccia al primo padovano cresticolo nella sabbia dello Sherwood, mentre il vecchio Mike rutta su un microfono intriso di campari e pensi tutto questo è ALL OF ME.
È quel buco che ti si riempie di reflusso, e come si fa a non tirare su il pulled pork con salsa tartara dell’orto bretone, che porca troia dammi una salamella con le cipolle dell’anno scorso e facciamola finita, quando vedi Melvin fare il dj set a 20 extra buck per qualche pirla smarrito che sembra il tempio del futuro perduto pieno di orfani dei daft punk.
Ma in fondo fa niente. In the darkest tunnel it’s nice to see a light, not just a headlight. Sarebbe carino vedere una cazzo di luce, ti dici. Ma fottiti, mi troverai comunque sempre alla fottuta fine della longest line.
Perché dopo tutte le siepi con cui mi sono pulito il culo, dopo le schienate e i tour in macchina, fottendo i carrelli degli Eurospin, dopo aver sognato di farsi montare una vagina – con bladder infections – di questo DECLINE che non mi aspettavo, me ne allegramente sbatto.
Anzi lo canto felice perché sognavo da una vita di sentirtelo suonare. E sei sempre il solito ciccione bastardo. Dinosaurs will anyway die.
Tanto ci saranno sempre una Liza e una Louise da qualche cazzo di parte di questo globo, che assomglia sempre di più a un Murder King, a regalarti un biglietto in più perché ti vedono lì, in pezze di culo, a giocarti le forze celebrali che ti sono rimaste per convincere un bippatore in pettorina che il biglietto l’hai comprato davvero a 50 euro 10 minuti fa.
Tanto se mi chiamo Umberto Porconi o Minetta Risucchi, per questo weekend di declino e di scioglimenti e di why must we stay…, non fa nessuna differenza. Perché ancora oggi, dopo 40 anni di cui ho potuto pogare solo l’ultima metà, l’importante per quasi tutti i presenti allo sfascio è ancora, ostinatamente sempre, buttarci nel mucchio insieme. Perché qua dentro è troppo sballo. WHAT AN ASSHOLE!
Ho speso 15 anni da sbronzo, fin quando mi è esploso il fegato. Ho succhiato la libertà dai capezzoli anellati di Sticking in my eye, posso continuare a farlo senza apparenti motivi decenti e anche se tutto va in DECLINE.
E se tu sei libero di farmi credere che è questa la sconfitta da ammettere, che le bugie hanno vinto, che ci salutiamo e non passeranno altri treni… io sono libero di scavalcare il cancello di una fabbrica di Sesto san Giovanni (manco fosse Usmate) e come a 15 anni saltare su una pila di pallet e buttarmi giù da 4 metri di muro, atterrare coi braghini nella pozza di piscio di qualche tedesco in tour ed essere PORCA TROIA dentro al tuo cazzo di ultimo concerto.
Concerto per il quale non ho voluto pagare quella tassa che sa di finta bugia a cui, sotto sotto, mi stai dicendo di non credere. Ti ho creduto troppo all’inizio per cascarci adesso.
So what the fuck is really going on???
Firmato: Malmeno Tusu Chi
5 pensieri riguardo “Punk Guys (‘cause they do punk things)”
Sono allibito della vostra indifferenza alle leggi del mercato, dell’economia e della convivenza civile.
Mi astengo da qualsiasi incitamento all’illegalità.
Siete solo dei vintage punk.
Io sono il vero punk moderno, felice di pagare 90€ per contribuire alla felicità individuale dei miei idoli e del loro entourage.
P.S.
Viva Fedez e il pandoro
Questo è il commento più panc che abbia mai letto
Grande!
No a qualsiasi incitamento all’illegalità.
Il vero Punk moderno non scavalca ai concerti e non introduce cibo e bevande di soppiatto irrispettoso delle leggi di mercato e della convivenza civile.
Il vero punk moderno ha una struttura morale.
Il vero punk moderno paga legalmente 90€ per sentire il suo idolo, che sul palco davanti a migliaia di persone, incita all’uso di droghe pesanti, all’omicidio dei politici, al disordine sociale e si vanta di aver ucciso sua madre.
No a qualsiasi incitamento all’illegalità, si ai veri punk moderni.
Spero che questo commento sia un troll fatto apposta da irritate people, altrimenti sei messo male
punk è vedere nofx, vandals e good riddance a 27000 lire
trovarsi fuori dal palalido fin dal mattino a bere come delle merde tanto da non capire più chi sei e perché sei lì,
con i punkabbestia che girano la testa dall’altra parte perché gli fai schifo
A.D. 1996: c’ero anch’io.