CCCP @ Carroponte, Sesto San Giovanni (MI)

CCCP @ Carroponte, Sesto San Giovanni (MI)

Esistono concerti che non esistono, per dirla alla Maccio Capatonda.

La reunion dei CCCP perfezionata “in corso d’opera” dopo una tripla data a Berlino lo scorso febbraio e già entrata nella leggenda (almeno a quanto raccontano gli adepti, giunti da tutta Italia), in effetti a molti sembra uno specchietto per allodole fuori dal tempo e privo di qualsivoglia pragmatismo.
Vero però che nella mia formazione “musiculturale” (è un termine che ho appena coniato, i diritti sono miei, se lo rileggo in giro sarete processati per direttissima), così come in quella di tanti (ex)ragazzi degli anni ‘80, il collettivo guidato da Ferretti è stato presente, eccome.

Al netto dell’essere stata una tra le band più controverse dell’intera scena musicale tricolore, parallelamente al diventare dapprima di culto e successivamente “quasi” nazionalpopolare (ho scritto QUASI, posate un attimo martelli e falci), i CCCP sono stati in primis un gruppo misterioso, ostico, quasi esoterico sotto certi aspetti, ma al contempo dannatamente espressivo e comunicante.

La mia generazione non è mai riuscita a vederli dal vivo, ci sono stati i CSI e un mondo a parte strettamente correlato, ma i CCCP li abbiamo conosciuti grazie ai video diffusi in rete, non di certo in TV tranne rarissime occasioni e difficilmente documentate in prima serata alla portata di tutti.
Sono stati un progetto che ti dovevi andare a cercare, cosa che come ben sappiamo contribuisce a accrescere curiosità, bisogno di sapere e voglia di condividere.
Per non parlare dei dischi, che fino a una ventina d’anni fa a esclusione del box set “Enjoy CCCP” erano merce rarissima da trovare in negozi specializzati o fiere di settore discografico.

La mia “cumpa”, ad esempio, collega il culto della storica band emiliana a uno storico locale della bassa bergamasca: le Sabbie Mobili.
Lì, nella seconda metà degli anni 90, durante i dj set che alternavano punk, ska, new wave, dark, hard rock e metal, ogni tanto partiva “Un’erezione un’erezione un’erezione triste” oppure “è una questione di qualità è una questione di qualità è una questione di qualità”, a volte “Emilia paranoicaaa” con quel basso che ti trapanava da un orecchio all’altro.
Insomma, queste canzoni misconosciute ma ipnotiche e immediate allo stesso tempo.

Da lì, con il passaparola e i mixtape (sigh) ecco che si scoprivano titoli e nomi delle band “nuove”, almeno per noi ragazzini.
L’ ho presa larghissima per arrivare quasi 25 anni dopo a dirmi “almeno una volta nella vita vanno visti”.
Complice anche un colpo gobbo con due ingressi a “prezzo amico”, ecco dunque che la sera di giovedì 23 maggio imbarco il Lampe e si parte alla volta del Carroponte.
Torniamo dunque nel luogo di culto dove nemmeno due settimane prima si era consumato l’addio ai NOFX; purtroppo non sarà facilissimo parcheggiare (con discreta fatica, zona imballata già alle 20.00 e strade sbarrate malissimo dalla polizia) nonostante ormai conosca ogni pertugio dell’area, perderemo 20 minuti buoni, dopodichè siamo dentro, proprio mentre il boato del pubblico saluta l’ingresso sul palco della band, che attacca con “Depressione Caspica”.

Assieme a Fatur, Lindo, Zamboni e Annarella, c’è la sezione ritmica degli Ustmamò.
Premessa: non riuscivo a ficcarmi in testa che questa serata fosse tecnicamente la prima del MI AMI, dunque non ero prontissimo a interfacciarmi con un pubblico poco abituato a “vivere” un concerto.

Il Carroponte è pieno fino al mixer, in maniera compatta da sinistra a destra, ma sgattaiolando dal lato sinistro arriviamo in tempo zero al box birreria, con buona visuale.
Un gruppetto sparuto di persone si lamenta perchè abbiamo spinto, sono le stesse che appena i bpm si alzano un pò (“Per Me Lo So”) vanno in sbattimento perchè non riescono a filmare o a bere la birra in tranquillità.
Nel mentre, proprio dietro di noi, tre scappati di casa con un’età compresa tra i 20 e i 60 anni stanno cercando di arrampicarsi su uno dei piloni portanti del Carro per appendere una bandiera della Palestina.
Ovviamente in tempo zero arrivano alcuni membri della Security e non senza fatica li fanno scendere e disperdere nella folla.

Intanto, davanti a me ci sono due ragazzi, uno riferisce le parole che capisce dal palco, l’altro cerca su YouTube le stesse parole precedute da “CCCP”; il pezzo in questione è “Morire” e nemmeno io mi sento troppo bene.
Vado in scazzo e nemmeno troppo velatamente quando un altro gruppo di ragazzi, dando le spalle al palco, inizia a farsi passare i i telefoni per visionare fotografie di una vacanza, io intanto penso che il biglietto di ‘sto concerto costava a festa finita quasi settanta euro ma poi realizzo che quella serata fa parte del MI AMI, quello è il pubblico del MI AMI e dunque non possiamo farci un cazzo.

Ed ecco sbucare Bonny, anche lui come noi fulminato sulla via delle Sabbie ai tempi, lui è sicuramente uno dei fan più veri tra i presenti.
Ci offre da bere in tempo zero, poi parte “Oh Battagliero” e deve andare, disperdendosi nella folla.
Io e Lampe ci guardiamo senza parlare, come ci eravamo detti in auto “stasera tranquilli, senza far casino”.
Tutto vero fino a “Punk Islam”, che ci riporta a quando ci siamo conosciuti dopo averla ballata in pista.
Alla fine del pezzo io sono in transenna, ritrovo Bonny in preda a allucinazioni a sfondo mistico nei confronti di Annarella, and the people si lamenta perchè c’è troppo casino per il pogo.
PER IL POGO.

Sorvoliamo che è meglio, dico solo che si fluttuava, sarà successo 5 o 6 volte.
In compenso, alle mie spalle c’era una concentrazione talmente alta di schermi accesi che si sono fusi in un’onda energetica di raggi gamma, praticamente alle 23:00 sembrava ancora che il sole stesse tramontando.
Il pubblico del MI AMI vuole far vedere che per oggi ha portato “Curami” come argomento a piacere, dunque tutti la cantano come se fosse colonna sonora della vita, anche se potrebbe non essere disponibile su Tik Tok.

Personalmente, ho provato grande emozione e trasporto sull’anthemica “Io Sto Bene” che a quanto si diceva non era stata fatta a Berlino.
Un altro highlight della serata a mio parere è stata la cover di “Bang Bang” che è sfociata in “Spara Jurij”, pura poesia.
Danilo Fatur, artista del popolo, catalizza e mi ipnotizza più volte.
Giovanni Lindo Ferretti, urlato declamante, dà l’impressione di riuscire a tenere in mano un buon 80% dei presenti e, credetemi, con una platea del genere il 100% forse lo potevano ottenere solo Pio e Amedeo. Forse.
La chitarra grattuggiata di Massimo Zamboni mi fa capire che oggi quella band ribelle e fuori dagli schemi ha padroneggiato la propria musica, facendola invecchiare come un buon vino, non semplicemente come un quadro che rimane immutato nei decenni.

Annarella Giudici, benemerita soubrette, con un’aura catalizzante e l’energia di una ventenne.
Ci regalano tutte quelle che mi sarei aspettato, 28 pezzi, due ore buone di show, rimangono fuori purtroppo “Tomorrow” dove avrei sognato una comparsata a sorpresa della Divina (Amanda Lear), “Live In Pankow” e “Hooligani Dangereux”.
Come ho già detto, andavano visti almeno una volta nella vita; al netto della cornice, del pubblico, del periodo storico, dell’anacronismo, delle parole dette, delle azioni fatte, dei personaggi discutibili o terribilmente meschini con cui si sono interfacciati.

Semplicemente, come artisti.

Koppo

TRACKLIST:
1. Depressione Caspica
2. Rozzemilia
3. Tu Menti
4. Per Me Lo So
5. Morire
6. Stati Di Agitazione
7. Libera Me Domine
8. Madre
9. Maciste Contro Tutti
10. Oh! Battagliero
11. Valium Tavor Serenase
12. Conviene
13. Radio Kabul
14. Punk Islam
15. And The Radio Plays
16. Guerra E Pace
17. C.C.C.P.
18. Curami
19. Emilia Paranoica
20. Bang Bang (My Baby Shot Me Down)
21. Spara Jurij
22. Vota Fatur
23. Annarella
24. Mi Ami ?
25. Io Sto Bene
26. Allarme
27. Kebabtraume
28. Amandoti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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