Hatebreed + Crowbar @ Live Club, Trezzo sull’Adda (MI) | 16/06/24

Hatebreed + Crowbar @ Live Club, Trezzo sull’Adda (MI) | 16/06/24

Quindici anni. Aspettavo questo momento da quindici anni!
Gli Hatebreed sono stati una band super influente per i miei ascolti personali ma non avevo mai avuto la possibilità di vederli dal vivo.
Per questo non potevo proprio lasciarmi scappare l’occasione!

Trenta anni. Sono gli anni di attività che la band del Connecticut celebra in questo tour! Oggi sono diventati oggettivamente una band di riferimento per un pubblico eterogeneo: quello dell’hardcore, scena dalla quale nascono e muovono i primi passi, e quello del metal grazie alle (molto poco velate) influenze di thrash e groove metal. Hanno calcato palchi importanti e praticamente tutti i festival hardcore e metal, suonando sempre “alti” in cartellone.

In questo tour si fanno accompagnare da una guest band d’eccezione, i Crowbar, storica band sludge metal che gli stessi Hatebreed hanno omaggiato nel disco di cover For The Lions del 2009.
Nessuna band di apertura, scelta strana per un concerto con due nomi grossi. Sarebbe stato bello vedere qualche band emergente (in Polonia aprivano gli Scowl) oppure una band local.

Location prescelta il Live Club di Trezzo sull’Adda, locale che non delude mai e adatto per il tipo di show che gli Hatebreed vogliono fare.
Il concerto di Milano è organizzato da MC2 Live, realtà molto attiva in ambito metal e metalcore.

Alle 20:30 attaccano senza indugio i Crowbar. Ammetto di non essere un fan della band (ma diciamo pure dello sludge in generale) principalmente a causa dei bpm non elevati.
Il pubblico risponde molto bene anche se devo dire che il parterre del Live non è particolarmente gremito.
Il moshpit si anima solo nei momenti più concitati ma l’headbanging è assicurato per tutta la durata del set.
Il cantante/chitarrista/mastermind Kirk Windstein è il vero protagonista del palco e l’unico che interagisce con il pubblico mentre gli altri componenti della band si concentrano quasi esclusivamente sui loro strumenti, concedendo agli astanti solo qualche sporadico cenno d’intesa.
Monolitico il batterista Tommy Buckley che sfoggia una bandana molto hard rock e una canotta di Bonzo che lascia in bella vista il tatuaggio del giglio di New Orleans, orgoglio e vanto dei quattro statunitensi.
La performance si conclude (se non sbaglio) con All I Had I Gave, proprio la canzone che gli Hatebreed avevano coverizzato.
Horns up per i Crowbar: probabilmente non sarò mai loro fan ma sono contento di aver visto una vera e propria leggenda dello sludge.

Cambio palco e viene tutto allestito con le grafiche del trentennale degli Hatebreed. Uno schermo centrale fa scorrere una serie di foto commemorative di tutte le epoche della band: foto scattate prevalentemente in tour, sia ufficiali sia amatoriali.
Si spengono le luci e dallo stesso schermo parte un video in cui si alternano molti rappresentanti della scena hardcore e metal che si congratulano con la band per i loro 30 anni. Una cosa un po’ cringe a mio parere ma non posso dire che non mi abbia divertito.

Buio. Parte To the Threshold ed è subito delirio. Jamie Jasta si presenta sul palco col barbone che sta coltivando da diversi anni e con un (almeno per me) inaspettato capello lungo ben oltre la spalla.

Anche a quest’ora il Live Club non è pieno e non si riempirà mai del tutto. Il mese di giugno in Italia è veramente saturo di eventi hardcore e metal e gli Hatebreed non sono più sulla cresta dell’onda da un po’ di anni.
Ma questo per chi è presente a Trezzo non ha alcuna importanza perché il mosh è scatenato è il singalong va che è un piacere. E come non si potrebbe gridare le lyrics di pezzoni come Live For This, As Diehard As They Come, This Is Now e Perseverance.
La scaletta si concentra sugli album che vanno da Satisfaction Is The Death Of Desire a Supremacy (cioè la fase d’oro della band, dal 2000 al 2009) con qualche capatina nei lavori più recenti. Jasta si diverte a gridare i nomi degli album e valutare quale pezzo suonare in base alla risposta del pubblico, per poi girarsi verso il batterista Matt Byrne, designato giudice di questo giochino.

Su Everyone Bleeds Now esce dal retro palco una palla gonfiabile gigante nera, denominata Ball of Death, che viene lanciata sul pubblico. Veramente impressionante!

Jasta chiede a tutti una cosa: di tornare a casa senza voce. E la gente obbedisce.
Per rendere ancora più partecipe il pubblico, il fulvo cantante ingaggia una gara di urla tra la parte destra e quella sinistra del locale e come giudice sempre il batterista. Ci può stare la prima volta ma alla terza ha anche un po’ rotto le balle.

La band si muove come una macchina ben oliata; tutto funziona alla perfezione. Questo sicuramente ha il vantaggio che lo show scorra via fluido ma anche che ogni tanto possa apparire un po’ artefatto, senza troppo spazio per l’improvvisazione. Penso però questo aspetto sia vero per quanto riguarda il concerto ma non valga per i musicisti in sé, che considero sempre molto genuini.

Il set di 22 pezzi si conclude, come prevedibile, con I Will Be Heard.
Niente bis, tutti a casa. Litigo con un tipo per accaparrarmi un plettro di Frank “3 Gun” Novinec ma niente… nessuno dei due l’ha più trovato.
Come per gli Stick To Your Guns, visti il mese scorso, anche in questo caso per me si chiude un cerchio iniziato quindici anni fa.
Long live Hatebreed!

Frankie

Setlist (presa da setlist.fm):
1. To the Threshold
2. Live for This
3. Tear It Down
4. Looking Down the Barrel of Today
5. This Is Now
6. As Diehard as They Come
7. Betrayed by Life
8. Driven by Suffering
9. Everyone Bleeds Now
10. In Ashes They Shall Reap
11. Proven
12. Smash Your Enemies
13. Destroy Everything
14. Honor Never Dies
15. A Lesson Lived Is a Lesson Learned
16. Last Breath
17. Perseverance
18. Empty Promises
19. Defeatist
20. Seven Enemies
21. Doomsayer
22. I Will Be Heard

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