Sick Bus: Retarded, Bad Frog, RFC, Libidine, Honey, Klaus’s Branch, Andy Punkguy, According to Jack, Spaventapassere, Iesse, Pentailed, Aendriu, Tizio @ Bellaria-Igea Marina
Dopo lo strappalacrime report del Sindaco di Oriano, pubblichiamo quello più o meno lucido di Dan: il Sick Bus ha certamente lasciato il segno!
DAY 1
Il piano è molto semplice: si parcheggia al casello di Brescia Centro, si sale sul bus, si arriva a Bellaria-Igea Marina e per 36 ore si stacca il cervello nella maniera più totale (non che questo comporti sforzi particolarmente importanti), circondato da un centinaio di bestie selvatiche che hanno le mie stesse intenzioni.
Le aspettative sono altissime, ma avendo ben presente chi sono gli organizzatori è assicurato che tutto andrà per il meglio (SPOILER: tutto è andato alla grande!!).
Le aspettative sono altissime, ma avendo ben presente chi sono gli organizzatori è assicurato che tutto andrà per il meglio (SPOILER: tutto è andato alla grande!!).
Il SickBus 5.0 parte da Lampugnano per le 7:45 e raggiunge il casello di Brescia prima del sottoscritto (pensa un po’ che stranezza).
Entrando nel parcheggio, strombazzo a casissimo nella speranza di essere riconosciuto da qualcuno dei presenti, onde evitare di dover improvvisare un inseguimento all’autobus e salire, contro tutti i piani iniziali, a Bologna.
Fortunatamente, nonostante le millemila vetture già parcheggiate, riesco a trovare un pertugio sufficiente ad infilarci la mia macchinina e a presentarmi al cospetto di Warhols che certifica la mia presenza.
Saluti iniziali, prime battute moleste, e tutti sul mezzo, dove prendo posto accanto a quel coglionazzo di Leonardo Battisti.
Il viaggio parte con lentezza: essendo sabato mattina si percepisce che le ore di sonno dei passeggeri non sono, in media, più di tre e quarantacinque, e che tutti ci stiamo praticamente ancora svegliando.
Si avverte comunque una certa fibrillazione, che provo a far sfociare in un’improvvisatissima videochiamata su IG verso Danilo (Friday in Punk), il quale è ovviamente presente sul mezzo di trasporto e che prontamente non solo risponde, ma aggiunge anche altri luminari di scienza del Bus.
Si avverte comunque una certa fibrillazione, che provo a far sfociare in un’improvvisatissima
Sono pochissimi istanti di immagini a scatti, parole dette a caso e figure che compaiono, scompaiono e riappaiono, ma è tutto quello che ci basta per far trasparire la presenza di quella complicità che renderà il weekend indimenticabile.
Prima di arrivare a Bologna effettuiamo una sosta in un parcheggio per chi deve pisciare, ed è qui che perdo il mio compagno di viaggio Leonardo Battisti.
Sceso a fumare, il ragazzo non fa in tempo a risalire sul SickBus.
Stronzi noi che non facciamo caso della sua assenza, ma coglionazzo lui che era stato avvisato che non c’era tempo per la pausa sigaretta.
EVANESCENTE!
Giunti a Bologna, in meno di 10 minuti si è già tutti operativi: gli organizzatori dell’evento (Premo, Roxy e la Chicca) smerciano spritz, campari e birrette con una rapidità impressionante, ed accanto a loro Mr. Massironi, attrezzatissimo, si occupa della vendita di simil piadine farcite di pulled pork.
Intanto Andy Ramponi e According to Jack si organizzano per l’imminente live in acustico.
Decidono di fare un pezzo a testa, cosa che, anche se inizialmente mi lascia perplesso, funziona a meraviglia.
I due si alternano esibendosi in mezzo alla folla, intervallando ai loro brani alcune cover (NOFX, Green Day).
La cosa che rende ancora più speciale questo momento, è che, essendo non muniti di generatore, il live è totalmente senza amplificazioni, divenendo quindi un momento ancora più intimo e conviviale di come avrebbe potuto essere.
“It’s something unpredictable
But in the end, it’s right I hope you had the time of your life”
Puntualissimi, alle 13 ripartiamo verso la Sick Mansion, e ringrazio di aver ascoltato quella vocina nella mia testa che per una volta è riuscita a prendere il sopravvento e ad evitare che mi sbronzassi ancora prima del main event.
Arrivati e scaricati a destinazione, ed accolti dal Presidente Formy, il commento comune è che è tutto una figata assurda.
La spiaggetta è perfetta, il palco (montato dal Presidente e soci) è incredibile, e la Mansion si trova letteralmente dall’altro lato della strada.
Non capisco se sto vedendo un miraggio o mi siano saliti di botta tutti insieme tutti i Campari che ho bevuto in questi trent’anni, ma il colpo di scena, che invece è reale, è incredibile: seduto all’ingresso della Sick Mansion è presente il Sindaco di Oriano!! Avrebbe dovuto essere il grande assente dell’evento, e invece è già lì!
Poco tempo per i saluti che è già ora della consegna delle camere.
Io, il posto letto nella Mansion non sono riuscito ad aggiudicarmelo, e quindi vengo scortato insieme agli altri pernottanti del Paper Moon dallo stesso Formy all’hotel in questione per il check in.
Presentazioni di rito, ci si accorda sui tempi e gli orari di spostamento per evitare al Pres una serie di viaggi a vuoto, si fa quello che si deve ed in un’oretta si è di nuovo alle porte della Mansion.
Devo ammettere che questo momento di simil isolamento mi ha dato le vibe di essere un personaggio della serie tv “Lost“.
Ma rieccoci prontamente alla spiaggetta ed ai suoi live, dove, dopo un rito propiziatorio ed allo stesso tempo di iniziazione tenuto dal Presidente in cui, dall’alto della Sick Mansion presenta la ciurma che lo ha aiutato in questi giorni, i primi a esibirsi sono i Klaus’s Branch, band Emo della Pesaro-Urbino.
Sembrano giovanissimi e hanno un pubblico di giovanissimi, probabilmente di locals che sono corsi prontamente a supportarli facendo partire i primi spintoni della serata.
Sembrano giovanissimi e hanno un pubblico di giovanissimi, probabilmente di locals che sono corsi prontamente a supportarli facendo partire i primi spintoni della serata.
Seguo il loro live a tratti, cercando di districarmi tra l’ordinare da bere e molestare i presenti.
In tutto ciò scambio anche due parole con Aendriu, e ovviamente finiamo col parlare del suo disco da solista, dove, capendoci alla perfezione, chiosiamo l’argomento dandoci ragione a vicenda!
Ennesima dimostrazione che il Punk Rock unisce invece che dividere!
Intanto i ragazzi sul palco portano al termine la loro scaletta e mi ripropongo di andare a rompere i coglioni al loro chitarrista/cantante per capire qualcosa in più su di loro (spoiler: missione fallita a causa del tasso alcolemico del sottoscritto che ha rimosso questo pensiero)
I Libidine partono a manetta con il loro spettacolo, capitanati da Jek e dal carisma di quella creatura mitologica del Nico Poli.
La serata era già sulla piega giusta per sfociare in delirio e le vibrazioni emanate dal quartetto di autoctoni rendono l’aria estremamente effervescente.
La serata era già sulla piega giusta per sfociare in delirio e le vibrazioni emanate dal quartetto di autoctoni rendono l’aria estremamente effervescente.
La sensazione è che tutto possa esplodere da un momento all’altro: ma, contro ogni (letteralmente) previsione, la prima cosa che salta in aria è il tempo.
Una raffica di vento estremo si abbatte su Bellaria, costringendo la band a fermarsi.
Niente panico: più organizzati dei fratelli e delle sorelle di Z la formica, spostiamo tutto il necessario a far continuare l’evento all’interno del salone comune della Mansion.
Nonostante l’intemperia in corso, troviamo comunque il modo di fare i coglionazzi cercando di spostare anche l’insollevabile palco all’interno, meritandoci le secchiate di sabbia ricevute dal vento negli occhi per aver sfidato Zeus ed i suoi simili.
Quanto ci è voluto? Estremamente poco. Guardo l’ora e sono le 21 e 15, ed i Libidine stanno riprendendo il loro live in questo salone con lampadari ottocenteschi dal costo di 5 294 euro l’uno.
“Teresa Casa e Chiesa“, “Matematica“, “La Merenda dei Campioni“, uno dopo l’altro tutti i pezzi vengono eseguiti e cantati a squarciagola dai presenti.
Qui le cose si fanno difficili. Perdo il conto del numero di drink, delle birre e degli intrugli vari che passano dai bicchieri al mio stomaco.
Perdo anche il senso del tempo e delle cose dette, e l’ambiente circostante favorisce questa tendenza all’autodistruzione condivisa: tutti sintomi che tutto sta andando alla grandissima.
Mentre c’è chi parte per missioni secondarie in giro per la Mansion (ma quanto cazzo è grande?!?), io mi abbraccio e bevo con gente che nemmeno conosco, partecipo a gag improvvisate con il Sindaco nei confronti di Danilo e del Messicano (sono identici e nessuno li ha mai visti nella stessa stanza prima di quel momento), e tra una scorribanda e l’altra dal palco al reinventato baretto interno (sì, abbiamo spostato anche questo nella tempesta di vento!), mi uniscono alle danze e agli spintonamenti dei presenti nella sala dei live.
L’unica costante in tutto ciò è il crowd surfing continuo di Mr. Bergonzoni sottopalco.
Peccato solo per l’assenza di Gerry Scotty, il record di un’ora, quarantadue minuti e sedici secondi senza toccare mezza piastrella non può essere convalidato!
Peccato solo per l’assenza di Gerry Scotty, il record di un’ora, quarantadue minuti e sedici secondi senza toccare mezza piastrella non può essere convalidato!
E’ in questo clima che si esibiscono gli Honey e gli RFC.
Pausa degna di nota quando il frontman dei casertani, dopo 10 minuti di richieste incessanti, riesce ad ottenere da noi pubblico di riottosi la cosa più simile ad un attimo di silenzio e si propone in matrimonio a Paolino, il quale non solo accetta, ma resta sul palco a cantare Festa.
Altro momento strappalacrime quando il Maurizio fa presente a tutti noi che “nonostante tutti i km che fanno, quando vengono a suonare così lontani dalla loro città d’origine, riusciamo comunque a farli sentire a casa”.
Cuore di burro casertano
E’ giunto il momento forse più atteso della prima giornata, cosa anche confermata dallo stesso Formy nel presentare la band che si sta preparando ad esibirsi.
Il claim del Presidente recita più o meno “sappiamo bene che i Bad Frog per noi sono più di una band, ma per favore non distruggete la casa“.
Missione compiuta: non abbiamo distrutto la casa, ma in compenso abbiamo distrutto il live!
Dopo già tre pezzi la situazione è ingestibile tra gente che si spintona, gente che sale sulle casse per farsi sollevare e altri che lanciano bicchieri pieni di qualsiasi cosa sulla folla.
L’impianto elettrico, per un motivo o per l’altro non regge più: ogni 30 secondi si verifica un mini black out, in cui il Premo continua a suonare e noi dal pubblico urliamo a squarciagola i pezzi per non far fermare il live.
Anche durante questi momenti “a cappellona” si continua a pogare, a ballare e a surfare sul pubblico, con queste interruzioni di corrente che si ripetono 6 o 7 volte.
I ragazzi di Codogno, dopo tutti questi tentativi fatti col cuore, cedono alle difficoltà tecniche e provano, tagliando gran parte della scaletta, a intonare “Milano Spacca“, ma nuovamente salta tutto.
No problem: ce la finiamo noi cantando abbracciandoci tutti.
Nel migliore dei loro peggiori live, avendo dimostrato che non è necessario avere strumenti funzionanti per far ballare e divertire il pubblico, i Bad Frog sembrano essere i capostipiti di un nuovo essere ed intendere della musica, che potremmo definire Post-Musica o Contro-Musica.
POSTMODERNISMO TRASCENDENTALE.
Il Formy balza prontamente sul palco per evitare che il Poli, dopo aver afferrato una chitarra e non essendo affetto da cali di tensione all’impianto, possa prendere possesso della serata, in quanto è il momento dei Retarded.
Mentre i vogheresi cominciano il loro live, io viaggio senza meta nella Mansion continuando a bere e a dimenticare quello che dico o che sto facendo.
Mi trovo di nuovo sottopalco per gli ultimi pezzi “Saturday Night I Wanna Go To The Show“, “Bikini Beach Party“, “Let’s Go In My Bedroom“, alcuni di quelli che ricordo e che hanno facilmente aizzato i sopravvissuti ancora presenti.
Vibe da College Party come nei film americani dei primi anni duemila.
Come previsto, tutto è ormai fuori controllo. Anche nello spazio adiacente, dove si consuma il dj set in contemporanea con il termine dei live, non c’è più mezzo neurone funzionante.
Accompagnato da Ettore, Danilo e Ciodo degli Enthused, andiamo a molestare il tizio dietro la consolle, che ci spara prima i Misfits, poi gli Interrupters, poi qualcosa Garage e via con lo Ska e qualche remix.
Mentre continuiamo a ballare ed urlare mi rendo conto di quanta gente ha botte su ogni dove ed è in qualche modo rimasta ferita, ma, da veri supereroi (contro la municipale) nessuno è intenzionato a fermarsi.
Sono già le due e mezza, e riconoscendo i compagni di viaggio che soggiornano all’hotel con me, non volendo perdermi nemmeno un minuto di quanto può succedere nella nottata, cerco di convincerli che con il Formy è stato deciso che solo alle 6:30 ci avrebbe portato alle camere e riportato qui alle 8:15 (ennesima missione fallita).
Prima di andare via, esco dalla Mansion e faccio due passi sul bagnasciuga. Il vento non è più invadente ed il cielo è limpido, si vedono le stelle ed all’orizzonte pure le luci della costa croata.
Prenderei volentieri uno sdraio per buttarmi qui un paio d’ore, ma, temendo che gli altri ragazzi possano essere lì in attesa di me prima di spostarsi all’hotel, mi dirigo verso la hall.
Davanti alla camionetta delle ragazze che ci hanno rifocillato tutta la serata con il loro street food a base di hamburger e piadine, effettivamente parte di loro si è già adunata.
C’è il mio coinquilino, c’è Davide da Torino (quello dei video dell’evento!), c’è la coppia frizzantina con lui iperattivissimo e lei che cerca di tenerlo a bada, e.. Cazzo non sono l’ultimo! Ormai è comunque chiaro che stiamo aspettando solo il Formy per dirigerci all’albergo, in attesa del secondo giorno…
DAY 2
La mattina arriva presto, e dopo una notte passata a molestare a suon di russate l’improvvisato coinquilino con cui ho diviso la stanza, noi tutti alloggiatori del Paper Moon ci troviamo al barettino accanto all’hotel per la colazione.. O almeno credevo che fossimo tutti qui, perchè invece risulta che la strana coppia se ne è già andata a piedi alla Mansion!
Cappuccio, brioche, due chiacchiere con il barista e gli altri ragazzi, e si attende il servizio navetta made in Formy per tornare alla spiaggia.
La situazione si dilunga un po’ e, in quanto portatore della sindrome di Indiana Jones, decido nuovamente di fare due passi intorno.
Cazzo, Bellaria / Igea Marina (non ho ben capito in quale parte mi trovo) è completamente VUOTA! A parte quattro vecchietti a passeggio, tutto è chiuso e sembra che esistiamo solo noi della Sick Family questo week end!
Tornato dai colleghi di viaggio, due di questi, risultanti automuniti, si offrono per guidare loro e portarci alla Mansion, senza dover aspettare il Formy.
Offerta impossibile da rifiutare, ed in breve tempo si giunge alla casa base.
Facce da domenica mattina ne abbiamo? E’ trasparente come un ruscello montano che qui non ha dormito praticamente un cazzo nessuno, e in me si accende immediatamente quella sete di curiosità su aneddoti e nefandezze avvenute nelle ultime precedenti ore.
Come si poteva immaginare, la festa non si è conclusa con la fine del dj set (che oltretutto mi viene comunicato che sia finito solo perchè tre tizi che ancora pogavano si sono catapultati sopra la consolle facendo cadere il tutto): cominciano ad apparire una serie di video in cui Mattia (Secoli Morti), come un inviato di TGCOM24 in zona di guerra, riprende tutto quello che può continuando a ripetere “MA COSA STA SUCCEDENDO?!?”.
A questa domanda vi rispondo io: succede il delirio.
I Maestri d’Arte del ritardo cognitivo decidono di allestire una “mostra” nella “camera delle ragazze“, andando a prendere tutti i quadri presenti nella casa e portandoli all’interno della stanza in questione.
Sembra più un magazzino di opere rubate pronte ad essere smerciate nei peggiori bar di Caracas, ma gli autori della prodezza continuano a chiamarla “Mostra d’Arte“, e quindi la chiameremo anche noi così.
Oltre ai quadri, compaiono anche piante (mi riferiscono dalla regia che una di queste si è spezzata per propria volontà) e mobili, tra cui una cassapanca decisamente troppo scricchiolante per non essere rotta.
Sono piegato in due dalle risate mentre mi viene messo sotto gli occhi quello che per me è il momento clou della nottata: sempre in uno dei video di questa Mostra d’Arte, si sente una voce fuoricampo che dice “Raga, ma c’è un bambino“, e nell’inquadratura si scorge Ugge rannicchiato in un lettino per neonati.
Provo un’estrema e profonda invidia per chi ha potuto viversi tutte queste cose in diretta.
Ah, per la cronaca è stata scardinata anche una porta e riposizionata sempre nella camera delle ragazze.
Biennale di Venezia
A circa mezzogiorno i primi della giornata a calcare il grande palco sono i Pentailed, che portano immediatamente la mia mente a quando si sono esibiti coi Bad Frog due anni fa al Copacabana di Porto Recanati.
Il live si svolge nuovamente sulla spiaggetta in quanto i ragazzi della Family hanno riallestito tutta la zona in modo da poter riprendere il piano come da programma iniziale.
Eroici
L’indecisione dei presenti tra il cominciare a ri-alcolizzarsi o meno dura veramente poco: ovunque mi giro c’è qualcuno che ha ripreso la propria maratona alcolica.
Io però decido di non partecipare a questa competizione, non per poca volontà, ma per la consapevolezza che se dovessi prender parte alla cosa, sarebbe per me impossibile sopravvivere alla giornata.
Effettivamente mi sento molto stanco, ma la cosa che temo di più è il caldo: l’app meteo segna 21 gradi, ma se ne percepiscono 30 (e va bene così!).
Con il sole che batte dritto sulle teste dei presenti, mi aggrego al gruppone che si è stabilito a mo’ di accampamento unno all’ingresso della spiaggetta, unico punto in cui è presente un po’ di ombra.
E’ in questo scenario che si esibisce Aendriu, e la cosa di certo lo penalizza non poco.
Lui ed i soci, dal palco, ci mettono l’energia giusta, ma noi servi della gleba, rintanati nei pochi spazi ombreggianti, siamo ancora storditi dalla sera prima ed in fase di carburazione.
Massa di Diesel
All’arrivo di Orso sul terreno di gioco è chiaro che la situazione sta nuovamente per degenerare.
L’uomo dai mille imbarazzanti occhiali e dalle improponibili magliette che immortalano fedelissime fotografie ritraenti i personaggi del folklore della Scena, si trova presto a prestarsi come colonnina umana di rifornimento alcolico, portando sulle proprie spalle due specie di spillatrici, i cui rubinetti e tubi sono però troppo corti e costringono quindi gli avventori desiderosi del proprio drink, a inchinarsi al suo cospetto e riceverlo simulando una golden shower.
Ovviamente i Campari smerciati in questa maniera alzano esponenzialmente il livello alcolemico dei beoni: è inevitabile che le molecole del bitter, consumato praticamente a digiuno, arrivino direttamente al cervello degli assetati bloccando il lavoro dei loro globuli rossi ed anzi, sostituendosi a questi ultimi.
Ne consegue che durante il live di Tizio, ecco che partono le prime invasioni di palco, i primi ceffoni, le prime spallate, e le prime strofe urlate dalle poche voci sopravvissute alla nottata.
Insomma, tutto sta tornando alla normalità e, come era prevedibile, il degenero ed il degrado raggiungono l’apice nel corso dell’esibizione degli Spaventapassere.
Ma cosa ve lo dico a fare che ci hanno regalato l’ennesima delle loro incredibili prestazioni?
I Re indiscussi della giornata fanno divertire tutti i presenti che ormai non si risparmiano più e rispondono proattivamente allo spettacolo del Gianpi definito in versione Sampei a causa dell’improbabile cappello sfoggiato.
E’ in questo momento che ho un barlume di lucidità e mi si collega improvvisamente il cervello.
Cazzo, per me ormai è la normalità ascoltare le loro canzoni e quindi non ci faccio più caso, ma cosa possono pensare i locals dei testi dei loro quasi conterranei?
Prendo l’iniziativa ed esco dalla zona live, con l’obbiettivo di capire quanto si senta, da fuori, dei live della Sick Family.
Arrivo ad una rotonda che dista 1 km (grazie google maps) e mi fermo ad ascoltare: praticamente è come stare a 50 metri dal palco, si sente tutto perfettamente, e le facce di passeggianti (solo anziani e ciclisti) che ricevono in presa diretta “Vulvalley” e percepiscono il disagio che si sta’ consumando poco distante da loro sono impagabili!
FACINOROSI
Tornato alla spiaggetta c’è un momento amarcord in cui Mattia sale sul palco per fare Pezzi Bui con gli Spaventa, prima di scendere tutti dal palco.
Senza che ricordi quando tempisticamente parlando siano accadute queste cose, ad onor di cronaca trovo corretto raccontare che gli Aurevoir Sòfia non si sono esibiti in quanto non presenti (colpa mia ragazzi, ogni volta che programmo di vederli accade qualcosa che me lo impedisce, ormai saranno dodici anni e trecentosessantacinque giorni che li inseguo, ma non c’è nulla da fare), e in un momento non ben identificato sul palco sono ricomparsi Paolino, il Poli, AdamSuonaMale e altre creature mitologiche per una formazione All Star intonando e suonando “Bellaria“, con il povero sagomato di Jurgen che, lanciato sulla folla, viene distrutto dai poganti (ndr. Jurgen è la raffigurazione su cartone del tedesco medio con i calzini bianchi. Ennesima creatura che si aggiunge all’elenco dei personaggi fiabeschi della Scena. Doppia ndr: la sera prima è stato considerato come persona vera e propria e possedente di capacità giuridica e ha tentato di battere il record di crowd surfing del Paolino).
Questa cosa quando è successa? Prima degli Spaventa? Dopo? Alla fine di tutto? Regà, io non me lo ricordo (cazzo!): ad una certa durante il live degli IESSE mi trovavo in stato comatoso, seduto a combattere l’appisolamento pomeridiano domenicale e a godermi la vista sugli allegri malmostosi del pit.
Quello che ricordo bene è che il live di questa ska-core band in giro da più di vent’anni è iniziato con un valzer con protagonista proprio la stessa Nonna Luisa presente sul palco.
Per il resto dirò solo una cosa, anzi, vi dirò ciò che la nonna più punk d’Italia pensa di loro:“Questi sono bravi“.
MATCH POINT E TUTTI A CASA, DOPO QUESTA RIVELAZIONE NON CI SI PUO’ PERMETTERE DI AGGIUNGERE ALTRO
L’orologio scorre in fretta, la giornata sta inevitabilmente giungendo al termine, ed Ahmed l’autista non è proprio la persona più friendly e scanzonata del mondo, quindi c’è anche poca possibilità di sgarrare.
Prima di lasciare questo magico posto e portare i bagagli nel vano del SickBus, abbiamo l’onore di poter ammirare nuovamente sul palco prima Paolino e poi Gianpi che, accompagnati dagli IESSE, concludono questi due giorni di concerti con una versione incredibile di “Mi son strappato i peli del naso”.
PER FAVORE REGISTRATELA
E’ giunto il tempo delle ultime ultime cazzate condivise con i ragazzi del Puddismo, di vedere a distanza se Gli Svizzeri sono sopravvissuti anche questa volta (fortunatamente sì!), salutare il Professor Bertelli, i ragazzi dello Staff ed il Sindaco, il quale è pronto a risalire la penisola in solitaria con certamente altri stupendi ricordi da mettere nel bagagliaio del suo nuovo mezzo.
Di nuovo tutti sul Sick Bus, Il viaggio del ritorno è, come all’andata, lento e fatto da continui pisolini. C’è chi, ancora in mood ha le energie per cercare di aizzare la folla e chi invece russa di gusto, c’è Wharloss che riesce a sparare quattro minchiate al microfono e c’è la caccia al tesoro alla ricerca del giacchetto smarrito da Andy (ritrovato!).
Ci sono ovviamente i saluti di rito, le ripromesse di rivedersi ai prossimi imminentissimi live, gli abbracci e le strette di mano.
Abbiamo fatto praticamente poco più di 36 ore insieme, ma sulla pelle e nell’animo è come se avessimo vissuto condividendo questi momenti tutta la vita.
Sceso a Brescia ed acceso il motore della mia macchinina, mentre alzo un po’ il riscaldamento perchè la differenza di temperatura tra qui e la Mansion è evidente, riesco solo a pensare che il Danilo non c’ha avuto mica torto quando poche ore prima è salito sul palco e, preso il microfono, ha condiviso quello che è da sempre il suo pensiero: “Ma quanto è bello il Punk rock?”.
This is my family My one crazy family The ones who understand me This is my family Whatever the plan be, they stand beside me This is my family
Dan