NOFX: FINAL SHOW 4 – 5 – 6 ottobre 2024 – San Pedro, L.A. (California)

NOFX: FINAL SHOW 4 – 5 – 6 ottobre 2024 – San Pedro, L.A. (California)

Non piangere perchè è finito, sorridi perchè è successo.

Già, tutto bellissimo, ma la fate facile, voi, che poi, in molti casi, siete gli stessi che “i Nofx erano bolliti già vent’anni fa”, “il disco bello è quello con Linoleum”, “100 euro per un concerto … non è questo il punk” e altre innumerevoli cazzate, ma poi, in un modo o nell’altro, chissà perchè, agli ultimi loro concerti c’eravate, qualcuno di voi pure accreditato. Ma andiamo al punto.

E’ la fine di un’era, pura e semplice.

Semplice, di certo non lo è stato per quattro underdogs californiani che ce l’hanno fatta “from zero to hero”, ma oggi, senza alcun dubbio lampante, possiamo, anzi dobbiamo riconoscergli oneri & onori.
Non si tratta di essere/essere stati fan devoti del combo californiano o meno, è un dato di fatto.
Contestualmente, è paragonabile a quando si sciolsero i Ramones: mai amati da tutti, idolatrati dalle folle ma non dalla stampa, ma oggettivamente e innegabilmente personaggi storici e iconici di tutto un genere musicale.
Se voleste continuare questa simpatica disamina, ci possiamo trovare sui social, o in transenna ai concerti, ora però dobbiamo volare a San Pedro per analizzare e contestualizzare cosa è successo, in un weekend che è già nella storia.

Venerdì 4

La prima serata, almeno nelle aspettative del sottoscritto, potrebbe assurgere a “warm-up” del triplo concerto, con i Nofx che si scrollano di dosso il peso emotivo (sicuramente copioso) e si mettono per l’appunto a “fare i Nofx” con il piglio e l’attitudine con cui si sono costruiti uno status inarrivabile.

Tramite l’acquisto di un abbonamento per le tre serate, la piattaforma Veeps consente di poter assistere anche a filmati in presa diretta che arrivano dal backstage, da un’ora e mezza prima dello show fino all’ingresso sul palco, ovviamente etichettati come “explicit content” perchè, beh, già lo sai.
Ecco dunque che il mio weekend va a profilarsi: sveglia alle 2.30, connessione alle 3.00, inizio effettivo concerti alle 4.30, ora italiana (circa le 19.30 a San Pedro).
Dai filmati presi dal backstage si evince che poco prima dell’ultimo stretching pre-concerto, El Hefe sia andato a fare un piantino in bagno e nonostante non sia stato filmato, è stato sgamato in pieno dalla prole.
Alle 19.30 in punto ora locale, i “nostri” salgono sul palco e c’è il primo colpo di scena: Fat Mike non suona stasera, al suo posto c’è Cokie The Clown.

Prima di attaccare, c’è subito il tempo di una perculata, perchè non appena Hefe dice “benvenuti ai nostri ultimi tre concerti”, gli fa eco Melvin dicendo che “li avremmo potuti fare 10 anni fa”.
In realtà, anche se sappiamo che loro sono così dissacranti su ogni cosa da sempre, i primi piani ci mostrano quattro sguardi tesissimi, che forse stanno realmente concettualizzando “l’inizio della fine”.

Pronti, via, Smelly parte con l’intro strumentale consueta ma sbaglia, stasera si dovrebbe partire con il tema di “Backstage Passport”: Fatty e Melvin lo perculano di brutto.
Pronti, via, si riparte, stavolta il motore si accende e la macchina inizia a viaggiare.
Inizia il basso di “Stickin’ In My Eye” ed è il delirio: suonano anche più veloci del solito, l’adrenalina sta fuori dal livello consentito, i 4 sono in grinta.

Inutile parlare diffusamente di ogni pezzo, se li conosci sai già tutto, ma loro, come sempre, riescono a tirarti fuori dalle tasche quei 3/4 pezzi a concerto che non ti saresti aspettato e che ti fanno volare altissimo.
Ecco dunque che introducono il secondo pezzo scritto in assoluto dalla band, che ne porta peraltro il nome: sì, 40 anni dopo l’uscita della loro prima demo, stasera suonano un pezzo, “Nofx”, mai sentito prima dal vivo dal sottoscritto con 40 concerti sulle spalle vissuti in prima persona, oltre alle centinaia visti e recuperati online.
Una cosa che non tutti forse sanno è che l’incipit della canzone dice “lo stiamo facendo per i ragazzi, non per il denaro” e sentirla qui, ora, nel 2024, a San Pedro con il biglietto in tasca o da casa durante uno streaming, in una taverna ricoperta al 50% di roba marchiata NOFX, fa talmente incazzare che si scoppia a ridere, perculati per l’ennesima volta dal vate punk per eccellenza: sì, Michael, hai vinto tu.

Dopo la splendida “Lori Meyers” con la sempre splendida Karina Denike a cantare la parte della compianta e per sempre splendida Kim Shattuck, a metà scaletta viene presentato “il pezzo più brutto dei Nofx” e inizia “My Heart Is Yearning”, seguita a ruota da “The Quass” incollata a “Dying Degree” come è giusto che sia.
Per il resto, scaletta simile a quella del Day 1 al Carroponte, ma ecco le immancabili chicche di cui sopra: una “Johnny Appleseed” che non sentivo oramai da anni ma soprattutto “All His Suits Are Torn”, uno dei tanti capolavori contenuti in “So Long”.
Dopo una tiratissima “Soul Doubt”, Mike annuncia una pausa di 5 min ma Melvin dice “ci vediamo tra 10 minuti” prima di andare nel backstage; hanno già suonato quasi un’ora e un quarto.

Gli encore sono devastanti: “Cokie The Clown”, sebbene immaginabile dato l’oufit di Fatty, è una perla tanto inaspettata quanto quasi mai suonata live, seguita da “The Desperation’s Gone” e la versione veloce di “Whoops I Od’d” che fa sempre strofinare gli occhi.
Chiusura con la tripletta “Punk Guy”, “Buggley Eyes” e “Theme From A Nofx Album”.

L’emozione iniziale è stata trascinata via dai bpm del concerto, anche se la parola più usata da Fat Mike durante lo show è stata “gratitude”, in un modo a volte quasi malinconico.
Gli dobbiamo tanto e dobbiamo tanto a questa band, ma il fatto che soprattutto in questo ultimo tour proprio Mike si appresti a salutare e abbracciare tutte le prime file del pubblico, chiaccherando con tutti, in un certo senso mi sembra come se anche lui, in passato abituato a non “coccolare” troppo i fan o a intrattenersi con loro fuori dallo show, abbia realizzato di dover tanto a tutti noi e di volerlo dimostrare.
Sulle note di “Science Fiction/Double Feature” il combo più influente nella storia dell’hardcore melodico (scusa Milo, scusa Greg Graffin) si defila nel backstage, è finita la prima delle ultime e il magone è già formato famiglia.

Sabato 5

Oggi è il “Fat-urday” (li si è sempre amati anche per questa ignoranza che fa il giro e diventa genialità pura).
Dopo la partenza del venerdì inevitabilmente densa di “feels”, ci si aspetta che i Nofx questa sera si siano scrollati di dosso il gap emotivo e siano più scanzonati, alla vecchia maniera insomma.

Intro consueta con il main theme del “Rocky Horror Picture Show”, stasera non c’è Cokie, ma Fatty col vestitino verde in pendant quasi perfetto con il colore della cresta, che tiene a precisare “il concerto che sta per iniziare sarà migliore di quello di ieri, ma quello di domani sarà ancora meglio”.
A mio parere, questa serata sarà la migliore delle tre sul piano tecnico, con la band (in particolare El Hefe) che non risparmierà frecciate al proprio frontman, ma al contempo snocciolerà una scaletta magistrale, con le immancabili chicche assolute.

L’ inizio è affidato ai primi giri di “Riff Raff” degli AC/DC, che si agganciano a “Dinosaurs Will Die” , “Seeing Double At The Triple Rock” (peraltro nella folla a fare stage diving c’è un ragazzo travestito da Gesù Cristo, come nel videoclip) e il pezzo secondo me più brutto mai suonato dal vivo dai ragazzi, ovvero “Franco Un-American”, l’unica canzone della tre giorni che non mi mancherà.
Le perle di giornata, pardon, serata, stasera sono però tantissime, praticamente metà scaletta: “Total Bummer”, “Suits And Ladders”, “Benny Got Blowed Up”, inoltre viene eseguita di nuovo “Nofx” e Mike dice che per questioni affettive sarà l’unico pezzo a essere riproposto in tutti e tre i final show (sarà vero ??? vedremo …).
“Ant Attack” … se l’avessero eseguita al Carroponte la avremmo riconosciuta in 7, temo.

Momento frecciata al cuore (ma anche allo stomaco) alla fine di “13 Stitches”, El Hefe si ritrova in mano la tromba ma non è stata montata la sordina, così fa l’assolo con la voce, girandosi sconsolato verso il leggendario Rugly.
Alla fine del pezzo, Fat Mike sentenzia al microfono “Rugly, il nostro roadie, lui doveva fare solo una cosa e non l’ha fatta, aveva solo un lavoro da fare…”

Pronta la replica dello storico roadie: “Settimana prossima non avrò più nemmeno quel lavoro”.

Mike incassa e porta a casa.Poco prima di attaccare con “Herojuana”, Mike viene chiamato a lato palco dalla figlia Darla, che è lì con le amiche Brigitte e Fiona Sly, chiedendo se fosse possibile suonare prima la canzone per Tony.
Ammetto che mi scende il lacrimone, soprattutto pensando che lui di sicuro sarebbe stato lì, ovviamente, se la sorte non avesse deciso diversamente

Dopo un altro paio di brani, iniziano “Herojuana”: a una certa salta la chitarra di Melvin e viene ripristinata dalla crew dopo una strofa in cui era assente, Fatty se ne accorge e ride, alla fine del pezzo ammette: “Melvin … lì in quella parte mi sei mancato” e il chitarrista coi dread più celebri del punk ribatte “Tra qualche giorno ti mancherò ancora di più”.
Siparietti cazzari ma molto, molto agrodolci e, a mio modo di vedere, terribilmente genuini.

Dai siparietti al sipario, i ragazzi annunciano 5 minuti di pausa e, al rientro, tecnicamente parlando, avviene il momento più alto (personalmente) della tre giorni.
Suonano “Beer Bong” da paura, con Smelly che omaggia i Vandals facendo sui tamburi lo stesso giro iniziale di “It’s A Fact”, poi arriva il momento topico dell’ultima “Linoleum” ma soprattutto, una doppietta da mani nei capelli: “All My Friends In New York” che dedicano a John Bush e… “Drop The World”.
DROP THE WORLD.
Non la sentivo dal vivo dal 2003.

Alla fine del pezzo ne raccontano la genesi e spiegano la dedica (se non sapete di cosa sto parlando, ho una brutta news per voi, siete fan dei Nofx come quando c’erano i giochi tipo “quanto sei fan degli 883” sul Cioè e totalizzavate dagli 0 ai 6 punti con le risposte).
Fat Mike vede che il pubblico è diventato piuttosto taciturno e spiega che sì, anche loro hanno dei sentimenti, può sembrare strano ma è così, dunque sentenzia “siete proprio come la gente di Huntington Beach”.
El Hefe: “ubriachi e incazzati” ?
Fat: “no, intendo Nazi”.
Chiusura con “Kill All The White Man” che alla fine, inaspettatamente per tutti i suoi bandmates, riparte con un ritornello in crescendo dove Mike canta “kill all the white man, but not the mexican” dedicandola al pubblico.
E’ (quasi) finita.

Domenica 6

Il final show dei final show è qui.
Oggi è IL GIORNO.

I video dal backstage ci mostrano tutti alle prese con i preparativi pre-serata, Hefe si esercita con la tromba e fa stretching di continuo, Smelly suona la batteria, Melvin accorda e riaccorda continuamente riascoltando le parti in cuffia con un pc, suonandoci sopra dove sembra sentirsi meno “sciolto”.

Fat Mike ? E’ in giro per il festival e ovviamente ogni 50 metri viene fermato da qualcuno: tra gli altri, Jeff Abarta, alcuni membri dei Mighty Mighty Bosstones, Chris Shary, John Feldman.

L’ outtake migliore della serata si ha quando improvvisamente Mike prende la via del palco, si sente distintamente che in quel momento stanno suonando i Pennywise, arriva on stage in mezzo a una pletora di gente e inizia a cantarle quasi tutte: arriva il momento conclusivo con “Bro Hymn” ed ecco che a condividere il microfono dal lato Fletcher si ritrovano a fare i cori Fat Mike, Tim Armstrong, Dexter Holland e Mr. Brett Gurewitz.
In quel momento, su un palco, c’è tutta la mia adolescenza.

“One for the books”, come direbbero gli americani, sinceramente non riesco a immaginare un momento migliore per definire questa frase.
Nel frattempo, gli altri stanno raggiungendo il main stage, il più rilassato sembra Smelly, che saluta cordialmente un pò tutti seppure sia di fretta, Melvin con la moglie preferisce defilarsi un pò di più mentre El Hefe seguito dai figli procede totalmente distaccato ma visibilmente molto teso, comunque a prima vista almeno più dei suoi bandmates.

Ci siamo: salgono, sta per cominciare l’ULTIMO CONCERTO DEI NOFX.

L’ unico a presentare outfit totalmente diversi ogni sera è stato Fatty, che per l’ultima opta per gonna in latex nero, maglietta total black e Dr.Martens, come il Day 2 al Carroponte più o meno.
Si inizia con “60%” come a ribadirci quello che ci hanno sempre detto, poi “Murder The Government” con frecciata a Trump e “Bob” che però viene ‘seccata’ da Hefe che perde l’entrata con Mike.
Il pubblico la canta da solo e dopo la ricominciano, l’impressione è che stasera siano molto più glaciali e distaccati rispetto alle serate precedenti (spoiler, mi sbaglierò).

Stasera sono annunciati ospiti, rispetto agli spoiler di Fatty non ci sarà Travis Barker, ma intanto sale Nate Albert dei Mighty Mighty Bosstones (scusate se è poco) e viene eseguita “180 Degrees” arricchita dal suo ritmo in levare nelle strofe; suonano “Radio” e arriva on stage Tim Armstrong, robbosissimo ma genuinamente preso bene come un ragazzino, dunque arriva il momento “old Nofx” con la tripletta “Shut Up Already” (incluso il finale zeppeliniano), “Nofx” e “Six Pack” (pare che quest’ultima sarebbe dovuta essere suonata proprio da Travis, con Smelly alla voce, secondo i piani iniziali).
Dopo due pezzi da lacrime e brividi come “The Longest Line” e “She’s Gone”, ecco l’ennesima chicca: quella “I Don’t Like Me Anymore” che a detta di Mike è una delle sue preferite in assoluto.

Chiudono con “You’re Bleeding”, “Reeko” e “Separation Of Church And Skate” prima del solito intervallo.
Il rientro è tutto da highlights di questa tre giorni: l’intro strumentale consueta (ormai loro trademark) si attacca a “Linoleum”, a quanto pare voluta risuonare soprattutto da Smelly perchè la sera prima non era venuta troppo bene.
Subito dopo Fat Mike chiede se c’è qualcuno dei Bad Religion in giro, escono Mr. Brett e Jay Bentley, prendono la chitarra di Melvin e il suo basso, pronti via e parte “We’re Only Gonna Die” con Fatty che si dimena e si rotola per terra più volte, mentre la canta.

Subito dopo aver finito, c’è il momento “cringe” della tre giorni: “ah, c’era anche Greg Hetson là dietro” … … tutto tace … irrompe Hefe “ti dovevo dare la mia chitarra … la prossima volta”.
Freezata totale.

Dopo un breve consulto, risuonano anche “Stickin’ In My Eye” sputtanando di fatto le buone intenzioni di partenza del final show, ed eccoci alla promessa, questa sì, mantenuta: avrebbero suonato un pezzo inedito, mai suonato nè pubblicato prima, solo per l’ultima sera.
Il brano si intitola “We Did It Our Way”, dura un paio di minuti e probabilmente ci avranno messo 10 minuti a scriverlo, ma l’emotività del testo (che racconta di fatto come sia andata tra loro e di come stia finendo, in bella sostanza) e l’interpretazione ci costa più di un piantino.

Poi parte “The Decline” e, sul finale, arrivano sul palco tutti, ma proprio tutti i presenti delle altre band nel backstage: Scott Shiflett, Mike Herrera, John Feldman, Jeff Abarta, Jay Bentley, Mr.Brett, Greg Hetson, Dexter Holland, Rise Against, The Interrupters, Days’n’Daze, Less Than Jake (JR al sax), Akira degli Hi-Standard, Jordan Burns, Rugly e almeno altre 15 persone che sto dimenticando.

Sul finire, Fletcher impazzisce e frantuma il basso di Jay Bentley sulle spie, seguirà il sacrificio di quello di Mike Herrera e di almeno altre due chitarre … molti in quel momento si affrettano a abbandonare il palco con il proprio strumento tra le mani.

E’ FINITA.

Smelly si lascia andare a un pianto liberatorio dopo aver frantumato il proprio set, gli fa eco Fat Mike mentre si abbracciano, poi arrivano Melvin e El Hefe e si mettono tutti e 4 faccia a faccia, per uno scatto che è già idealmente al Punk Rock Museum, a celebrare una leggenda, non solo una carriera come la definisce El Hefe poco prima del commiato.
Lo stesso El Hefe durante la serata ripeterà alcune volte che ci si rivedrà nel 2028, ma io non è che non ne sia sicuro, sono certo del contrario.

No (More) FX.

Koppo

TRACKLIST DAY 1:
1. Backstage Passport
2. Stickin’ In My Eye
3. Nofx
4. The Pharmacist’s Daughter
5. It’s My Job To Keep Punk-Rock Elite
6. Please Play This Song On The Radio
7. Drugs Are Good
8. 72 Hookers
9. We Called It America
10. The Man I Killed
11. Lori Meyers
12. My Heart Is Yearning
13. The Quass
14. Dying Degree
15. 100% Total Fuckeder
16. The Moron Brothers
17. Leaving Jesusland
18. What’s Now Herb ?
19. Liza And Louise
20. My Orphan Year
21. Monosyllabic Girl
22. I’m Telling Tim
23. Instant Crassic
24. Can’t Get The Stink Out
25. I Wanna Be An Alcoholic
26. Fuck The Kids
27. Johnny Appleseed
28. The Marxist Brothers
29. All His Suits Are Torn
30. Soul Doubt
31. The Brews
32. Cokie The Clown
33. The Desperation’s Gone
34. Whoops I Od’d
35. Punk Guy
36. Buggley Eyes
37. Theme From A Nofx Album

TRACKLIST DAY 2:
1. Riff Raff
2. Dinosaurs Will Die
3. Seeing Double At The Triple Rock
4. Franco Un-American
5. I Believe In Goddess
6. All Outta Angst
7. Total Bummer
8. Louise
9. Jeff Wears Birkenstocks
10. Timmy The Turtle
11. I Love You More Than I Hate Me
12. Eat The Meek
13. Suits And Ladders
14. Day To Daze
15. Nofx
16. Ant Attack
17. The Quitter
18. 13 Stitches
19. Fuck The Kids II
20. Juice Head
21. Hobophobic
22. Don’t Call Me White
23. Benny Got Blowed Up
24. I’m So Sorry Tony
25. No Fun In Fundamentalism
26. Champs Elyseès
27. Herojuana
28. We March To The Beat Of Indifferent Drum
29. The Malachi Crunch
30. Beer Bong
31. Linoleum
32. All My Friends In New York
33. Drop The World
34. Kill All The White Man

TRACKLIST DAY 3:
1. 60%
2. Murder The Government
3. Bob
4. Falling In Love
5. Quart In Session
6. Kids Of The K-Hole
7. Leave It Alone
8. 180 Degrees
9. Six Years On Dope
10. Radio
11. Shut Up Already
12. Nofx
13. Six Pack Girls
14. Green Corn
15. Straight Edge
16. The Cause
17. Perfect Government
18. The Idiots Are Taking Over
19. Mattersville
20. The Longest Line
21. She’s Gone
22. I Don’t Like Me Anymore
23. What’s The Matter With Parents Today ?
24. You’re Bleeding
25. Reeko
26. The Separation Of Church And Skate
27. Intro
28. Linoleum
29. We’re Only Gonna Die
30. Stickin’ In My Eye
31. We Did It Our Way
32. The Decline

 

2 pensieri riguardo “NOFX: FINAL SHOW 4 – 5 – 6 ottobre 2024 – San Pedro, L.A. (California)

  1. Bolliti, scoppiati ormai da 10 anni almeno.
    Sono uno di quelli che criticherà sempre l’ultimo show a 100 euro e passa (per non parlare dell’opzione drink e vip).
    Dicono che sia l’ultimo ma sappiamo tutti che tra un paio d’anni saranno di nuovo in giro a far cacciar soldi ai beoti che li seguono….
    PEr non parlare delle mille colorazioni di vinili che venderanno alla faccia dei collezionissti figli di papà!

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