Punkreas, Impossibili, Bad Frog, Mad Beat, Sludder Billows, @ Festa dello Sportivo, Codogno

Punkreas, Impossibili, Bad Frog, Mad Beat, Sludder Billows, @ Festa dello Sportivo, Codogno

Codogno ha, per il sottoscritto, il retrogusto di casa, di posto sicuro, di uno di quei luoghi che i nativi anglosassoni definirebbero “Home” e non “House“.

C’è sempre un motivo per affrontare le fitte nebbie autunnali, le infinite code in prossimità della via Emilia, e le nutrie suicide che si buttano da un lato all’altro di ogni strada quando meno te l’aspetti per raggiungere la (poco) ridente cittadina in questione: Ugge, proprietario dello Stige e chitarrista dei Bad Frog, organizza periodicamente eventi, concerti, e situazioni di ogni tipo, che fungono da perfetti pretesti per coinvolgere il più possibile la comunità locale e riunire una serie di Animali Fantastici provenienti da ogni dove come il qui presente firmatario.
A questo giro, quel ragazzo che ci piace ricordare come l’ultimo stopper che il calcio abbia mai conosciuto, la prepara come la faremmo noi, ma più in grande, affittando i 1200 metri quadrati del Polo Fieristico codognese per organizzare nel secondo week end di questo ottobre una Festa dello Sportivo a base di birre e punk rock.
Il venerdì sera inizia quindi con le migliori premesse possibili, che percepisco essere condivise dai presenti che trovo già belli carichi all’interno del padiglione.
Ragazzi c’è tutta la Scena, e quando dico tutta, intendo veramente  T U T T A: dall’onnipresente Danilo FridayiInPunk (thebestpunkrockselectiononyourradio) ai ragazzi di PunkMI, passando per la SickFamily praticamente al completo e finendo con una serie di individui più o meno loschi appartenenti ad altrettante più o meno losche band (THTEnthusedMenagramoSPK, Secoli Morti…).
A sorpresa trovo pure Reeko! A questo punto mi sento in soggezione come all’orale della maturità e mi appresto a seguire il live di Billows facendo finta di capire qualcosa di musica o forse di capire qualcosa in generale.
I ragazzi sul palco non eseguono una prestazione di primo livello, ma considerando l’ora e la riuscitissima cover di “Alla Nostra Età” (Derozer), ricevono un buon feedback dai presenti e portano la pagnotta a casa.
Quello che emerge fin da subito, più che altro, è che l’ambiente è totalmente sfavorevole ad accogliere un qualsiasi tipo di esibizione musicale: tutti i suoni rimbalzano sul tetto e, tornando di sotto verso le nostre orecchie, creano un bel pastone.
Per un attimo mi si accende il cervello e mi tiro le orecchie allargandole lateralmente: cazzo così si sente tutto da Dio! Non avrei mai pensato di poter invidiare i portatori di orecchie a sventola, eppure.. Poi mi ricordo delle minacce di mia nonna che quando ero bambino mi diceva che se facevo le boccacce poi mi restava tutta la faccia così (e forse aveva ragione) e cerco di ricompormi.
Nel mentre, a dare il cambio ai torinesi c’è un’altra formazione sabauda, i Mad Beat, che con il loro punk rock melodico ed i loro testi che potrebbero raccontare di ognuno di noi scaldano il sempre più nutrito pubblico. Di fatto, mentre partono le prime timide spintarelle, i brani di Fics e compagni si rivelano essere dei sing along veri e propri e, anche se non c’è ancora il pienone, è tangibile il calore e l’affetto dei presenti, sopratutto sui pezzi “Luci Rosse” e “Notti Punk“.
Per il resto, la leggera scordatura della chitarra di Giulio non impedisce al gruppo in trasferta di offrire a noi presenti una bella e solida prestazione.
Attention Alert: mentre i Bad Frog si preparano alla solita caciara, appare improvvisamente il Sindaco di Oriano che comincia a molestare chiunque si trovi nelle sue vicinanze.
Il live dei padroni di casa non ve lo sto nemmeno a raccontare, perchè è qualcosa che non si può descrivere ma deve essere vissuto per essere capito: qui si va oltre al concetto di musica e/o di concerto in quanto le prestazioni dei ragazzi non di Milano ma neanche di Lodi sono da considerarsi un vero e proprio show. Si balla, si poga, si ride, si fa il circle pit, si aspetta con frenesia la prossima cazzata detta da Paolino, si canta e, sopratutto, ci si diverte ogni singolo minuto, come in tutti i loro live.
Anche se forse un po’ lungo nelle tempistiche, bello il siparietto a metà scaletta: viene improvvisato un gioco a premi dalla Chicca e da Warholsss in cui il Formy vince un nuovo pc (comprato grazie alle donazioni dei follower per sostituire quello rubatogli nell’ultimo SickBus).
Con la stessa carica e soddisfazione che mi porto vias dopo la prima serata, ecco che ritorno il sabato pronto al secondo round.
Qui però commetto il fattaccio: trasportato nel rivedere facce amiche sparite dai radar da un po’, perdo la cognizione del tempo che passa, barcamenandomi tra la zona spillatrici e l’ingresso, ciciarando come una comare al club del libro il giovedì sera.
Il risultato di questa mia impertinenza è che quando mi decido di dirigermi sottopalco, non solo gli Sludder si sono già esibiti, ma gli Impossibili stanno esaurendo la loro scaletta.
Colpa tua, Reeko, che non eri qui a controllare che facessi a dovere il mio lavoro!
Mentre Araya saluta il pubblico e si becca di rimbalzo una bella standing ovation, guardandomi intorno noto che il campo di battaglia è già pieno di chiazze causate dal rovesciamento di liquidi non ben precisati, segno inequivocabile che, fino ad ora tutto è andato alla grande.
E’ su questo terreno di gioco e sotto le note di un’ora abbondante di performance regalataci dai Punkreas, che vedo ballare e spingersi un numero non indifferente di personaggi che entrano ed escono dal pit: situazione che non ha nulla da invidiare ai concerti all’aperto estivi.
Inutile e scontato dirvi che la prestazione dei Punkreas è da manuale, ma quello che mi colpisce (anche questa volta e come sempre) del loro concerto è l’eterogeneità di età degli spettatori: ci sono i fan di vecchia data, quelli che hanno superato i quaranta e i cinquanta, e ci sono i ragazzini, di alcuni palesemente ancora minorenni, e infine poi ci sono anche io ed il gruppo di quegli degli “-enta”.
A mio avviso, i Punkreas, sono l’unica band punk italiana di livello che è stata in grado di abbattere la barriera generazionale e a farsi apprezzare dai più giovani, i quali, insieme ai meno giovani conoscono e cantano sia le canzoni storiche (“Il Vicino” / “La Canzone del Bosco” / “Aca Toro“) che le più recenti (“Dai Dai Dai” / “Le Mani in Alto” / “Salta“).
Sull’ultimo pezzo (“Canapa“), da segnalare l’improvvisa invasione di palco capitanata dalla Sick Family a cui si accodano le figure più disparate tra quelle presenti: un bel quadro per concludere la serata di live.
Post concerto, tento di indossare gli abiti da intervistatore per carpire informazioni sull’effettiva riuscita delle performance degli Impossibili e degli Sludder.
I commenti che ricevo sono i più scontati e prevedibili che si possano ottenere in situazioni del genere “Sono stati bravi” / “Tutto bello” / “E’ andata bene” / “Meno male che questa sera non c’è il Sindaco“, ma io sono alla ricerca di prelibatezze da poter dare in pasto ai lettori.
Mi butto quindi, assetato di curiosità come non mai, con un fare peggiore di quello di Albertosi del Milan nel 1980, a proporre una molestissima combina a Warholsss, chiedendogli aneddoti da poter inserire in questa recensione.
Dopo un primo farfugliamento su una storia di un tizio di Treviglio che non gli ha venduto una stampante rotta che sarebbe dovuta essere utilizzata in un loro video per un singolo nuovo, Lo Scemo Consiglia, si chiude a riccio e non rilascia più dichiarazioni. Maledetto.
L’ora è ormai tardissima, ed è giunto il momento di tirare le somme su questi due giorni (ci sarebbe da tornare anche la domenica, ma a questo giro decido di far fede a uno dei pochi comandamenti della mia vita: la domenica non esiste, non esisto la domenica).
Ugge ha fatto un colpaccio regalandoci questi concerti in questo sito, e sottolineo regalandoci, in quanto il tutto si è svolto totalmente in maniera gratuita.
In questa zona del lodigiano, dove molti dei miei conoscenti vivono e si lamentano che non c’è mai un cazzo da fare (a Km0), un evento di questa portata funge inevitabilmente da aggregatore sociale e, dopo aver vissuto due serate tra birrette, punkrock e amici, posso solo ringraziare il ragazzo con la chitarra azzurro Cadillac e sperare che abbia altro che bolle in pentola.
Ci si vede alla prossima!
Dan

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