Live report: Persimmon Collective Fest Vol. II – Cocks, BreakMatt FastGyver, Lillians, Aurevoir Sòfia @ La Casa Di Alex, Milano | 16/11/24

Live report: Persimmon Collective Fest Vol. II – Cocks, BreakMatt FastGyver, Lillians, Aurevoir Sòfia @ La Casa Di Alex, Milano | 16/11/24

Cosa c’è di meglio di una serata tra amici con nelle orecchie del buon sano punk rock?
Questo di fatto è stato per me il Persimmon Collective Fest vol. II di sabato scorso a La Casa di Alex di Milano!

Persimmon Collective, guidato dal buon Renato (I Like Allie, Nope) era reduce da una prima edizione un po’ sottotono, causa una line up forse troppo di nicchia (“Penso che ancora non siate pronti per questa musica. Ma ai vostri figli piacerà”) e una fitta pioggia che non aveva aiutato i più pigri.
A questo secondo giro però Renato è riuscito a confezionare una seratina che va a incontrare i gusti di un pubblico piuttosto vario. C’è il sound “giovane” degli Aurevoir Sòfia, il pop punk dei Lillians, il punk rock dei Cocks freschi di nuovo disco e l’ultimo concerto dei BreakMatt FastGyver, local heroes che dicono addio ai palchi dopo 7 anni di onorata carriera.

Dopo questa premessa spoilero già che la serata andrà benone con un locale, se non pieno, molto gremito.
La cosa più bella è stata la presenza di tanti amici vicini e lontani, alcuni più attesi, altri più inaspettati tra cui Albe e Emy di Flamingo Records!

Arrivo alla venue molto presto, anzi per primo (mai successo!), per dare una mano a Renny con la distro e ho l’occasione di salutare per bene le band, in particolare Cocks e Aurevoir Sòfia.
Con questi ultimi avevo un “debito” in sospeso: anche se ero stato uno dei primissimi a scrivere di loro su queste pagine nel lontano 2019, per una cosa e un’altra non ero mai riusciti a vederli dal vivo (lo so, sembra impossibile ma è così).
Questa serata quindi rappresenta un po’ un cerchio che si chiude nella mia storia con loro!

Sono proprio i Sòfia a salire sul palco per primi, con una mezz’ora abbondante di ritardo sulla tabella di marcia.
Ah mi raccomando, si pronuncia con l’accento sulla o; l’unico esonerato da questa regola è il bassista Michele che può pronunciarlo Sofìa “perché io sono di Lecce” (così mi ha detto).
Se c’è una cosa che non si può obiettare alla band di Cinisello Balsamo è di essere una band scarica. L’energia che sprigionano è indubbia a partire da Luca, il cantante, che non perde occasione di buttarsi sul pubblico, dimenarsi, agitare l’asta del microfono di qua e di là. Peccato solo che non abbia trovato qualcosa per arrampicarsi, come fa di solito (erano tentati di usare una scala trovata nel retropalco ma evidentemente alla fine hanno desistito). Gli altri componenti non sono da meno e viene fuori uno show che spettina chiunque, in mezzo a un tappeto di palloncini neri gonfiati per l’occasione che in poco tempo finisce in giro per il locale.
La scaletta è incentrata principalmente sugli ultimi pezzi usciti, quelli successivi all’uscita del loro unico album Wither, anche se ovviamente sono presenti anche brani di quest’ultimo. Chiudono con “Comunque lo stesso” che penso sia la canzone che più rappresenta la direzione verso cui sta andando la band.
Finalmente si è chiuso per me un cerchio e spero che ora inizi un nuovo periodo in cui riuscirò a vedere questa band molto più spesso (ecco, me la sono tirata).

Il tempo di scambiare quattro chiacchiere e partono già i Lillians, con il loro blink-core. La band romagnola secondo me è cresciuta molto dalla prima volta che li vidi, più di un anno fa. Nonostante qualche problema tecnico con la chitarra subito dopo il primo pezzo, il trio recupera alla grande snocciolando i pezzi, tutti contenuti sul loro disco d’esordio, I Wish I Lived This Life (recensito qui).
Il loro sound è senza dubbio derivativo ma i pezzi ci sono e le capacità tecniche pure. Dei tre membri Cuzzo, basso e voce, è quello che tiene più il contatto con il pubblico e i suoi interventi tra un pezzo e l’altro aiutano a scaldare ulteriormente l’ambiente. Su “Move On”, canzone che chiude il loro show, il bassista chiede di ripetere il ritornello al pubblico che risponde positivamente con un moderato trasporto.

È la volta dei BreakMatt FastGyver per il loro ultimo concerto di sempre.
Mi è sempre piaciuto molto l’approccio della band di Milano, gente onesta che suona senza pretese ma con tanto cuore.
Anche in questo caso nessuna fanfara, nessuna autocelebrazione, nessuna lacrima: quattro shottini bevuti sul palco e giù di punk rock.
Il tempo a loro dedicato è piuttosto risicato per essere un addio, neanche su questo si concedono il lusso di strafare. È vero anche che la band ha una discografia molto limitata e penso che abbiano suonato tutti i pezzi contenuti nei due ep che hanno pubblicato. Una mezz’ora volata via in un attimo, come uno shottino.
C’è giusto il tempo giusto per un tributo a Paolo dei Teenage Gluesniffers con una cover in elettrico di Vajont dei Menagramo.
E se ne va così una band piuttosto sottovalutata che avrebbe potuto raccogliere di più, ma probabilmente a loro in primis non gliene fregava niente di seminare.

Il ritardo accumulato fa andare le cose piuttosto velocemente perché poi è previsto un dj set di musica elettronica. La comparsa di ragazzini fa gioire qualcuno al grido di “ah, il futuro del punk rock” per poi scoprire che erano lì solo per la seconda serata…

Per ultimi ecco i Cocks direttamente da Genova reduci dalla loro partecipazione all’ultima edizione del The Fest in Florida (qui il report). Inoltre l’ultima uscita Superliquidator è per me uno dei dischi (se non il disco) del 2024.
In effetti era la prima volta che li vedevo dal vivo dall’uscita del nuovo album ed ero molto carico. Mi aspettavo che questo ultimo disco fosse preponderante nella scaletta ma non mi aspettavo che l’avrebbero suonato dall’inizio alla fine, con un ordine diverso delle tracce. I pezzi sono suonati con la solita presa bene e la resa live surclassa quella su disco.
Solo l’aggiunta di un paio di brani da altri dischi sta cui Lenghty Roads da Good Luck, Have Fun per poi concludere con la fantastica cover di Teenage Dirtbag dei Wheatus (speravo proprio che la facessero!).

Terminato il concerto, senza indugi viene posizionata davanti al palco la console del dj incastonata in un cassone in stile baroccheggiante.
Mentre La Casa di Alex inizia a popolarsi di ragazzini vogliosi di pomiciare, è tempo per me di fare un giro di saluti, raccattare qualche pezzo di merch e levare le tende.

Grande serata, grandi band, grande Persimmon Collective, viva la musica!

Frankie

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