Intervista a Dany Hyde.ink

Intervista a Dany Hyde.ink

Daniela Ballone è una delle anime più sensibili mai ascoltate. Sì ok, entrambe condividiamo questa passione da secchione per i Bad Religion, ma c’è di più: la sua opera “Odditorium” (vedi qui), incentrata sulle monografie dei protagonisti dei freakshow, dà palpabile certezza del suo talento e tramite illustrazioni e testi, tocca con delicatezza le vite di persone straordinarie che, nonostante i limiti, hanno fatto arte della propria esistenza. Daniela però non si lascia trasportare solo dall’umana empatia, ma anche da una precisa e analitica indagine medica. Il risultato è un libro ricco di storie e spunti affascinanti.

La Dani e io abbiamo fatto un paio di chiacchiere informali, perchè oltre ad essere capace di tutto (andate a vedere quanta pazienza mette nel crochet) è anche una di quelle persone con cui è impossibile non andare d’accordo sin da subito e questa intervista è ciò che ne è scaturito.

Vixen

Facciamo quelle perbenino e iniziamo con una presentazia, dai.

Ciao! Sono Daniela, ho 39 anni, vivo a Bergamo e mi occupo di grafica e illustrazione.

Per evitare il tono affettato da CV, posso dire che… la mia attività lavorativa è sfaccettata e multiforme, mi occupo di molte cose diverse tra loro: grafica pubblicitaria per grandi aziende e piccole realtà, artwork per band, ho diversi progetti di illustrazioni in serie che porto avanti da anni, ho scritto e illustrato un libro sui freaks (“Odditorium”, edito da Sabir Editore – casa editrice specializzata in libri per bambini e ragazzi ma con “incursioni” in altri ambiti, per esempio hanno prodotto la versione italiana della biografia dei Bad Religion).

Amo la musica, l’arte classica e contemporanea, camminare nei boschi e fare l’uncinetto. Queste mie passioni influiscono molto sulla mia produzione artistica. In estrema sintesi, questa sono io 🙂

Per quanto riguarda l’illustrazione, disegnare è una cosa che ho sempre fatto. L’unico rammarico che ho è di non essere riuscita a proseguire gli studi in quell’ambito dopo le superiori (avrei voluto frequentare l’accademia) ma sono autodidatta.
Comunque, quello che ho imparato con la pratica mi è stato di grande utilità nel mio lavoro creativo, quindi mi sono potuta togliere molte soddisfazioni (tra cui la pubblicazione di un mio libro).
Ho iniziato a “prendermi sul serio” come illustratrice attorno al 2005: pubblicando il mio lavoro in rete e confrontandomi con altri artisti ho avuto la giusta spinta per intensificare lo studio e migliorarmi sempre di più.

Ero convintissima che tu fossi monzese, invece nope, di dove sei? (colgo l’occasione per dire che son persa per la dolce bruttezza dei papurott di Lissone. Tipo che mi farò il viaggio solo per avere orgogliosamente una di quelle bambole orrende!). Il punto però è che sei stata adottata in quel di Bèrghem, perché hai fatto ‘sta cosa?! Lo ammetto, è una domanda interessata

Ho dovuto googlare per capire cosa fossero i Papurott XD

In realtà sono brianzola (ho vissuto a Varedo per 30 anni) con origini sarde, quindi mi considero apolide perché non mi sento di appartenere a nessuna area geografica in particolare. I dialetti lombardi li capisco, ma non li parlo perché sono cresciuta sentendo parlare il catalano algherese (e anche questo lo capisco, ma non lo parlo).

Mi sono trasferita a Bergamo poco meno di una decina di anni fa per convivenza.

I bergamaschi hanno una natura “difficile” e, per quanto siano teneri con la loro parlata pittoresca e tutto, tendono ad essere un po’ chiusi all’inizio se non sei “dei loro”, ma in realtà anche io sono un po’ così.

Penso di essermi adattata abbastanza bene, al punto che i miei amici brianzoli mi accusano di aver acquisito l’accento (cosa che negherò fino alla morte).

Come conosci noi trichechi spiaggiati di Irritate?

Ho scoperto il blog grazie al Koppo, che conosco perchè per un periodo ha fatto parte della band del mio compagno (i Blackholes)… anche se, volendo risalire al momento esatto in cui l’ho conosciuto (il Koppo, non il blog), non riesco a ricordarmi… Forse al concerto del 2019 dei Millencolin al Live di Trezzo, ma io ho una pessima memoria e sto divagando 😀 (al contrario di Ricky che è un’entità sempiterna, onniscente e ubiqua, quindi sicuramente si ricorda lui)

Degli articoli di Irritate apprezzo lo stile senza fronzoli e la scarsa diplomazia; approcciarsi al tema senza inutili riverenze è la via, quando si parla di musica (secondo me).

Ora, autori che ti piacciono o che comunque sono stati di ispirazione?

Se parliamo di autori in quanto “creatori” in senso più ampio, metterei in cima al podio senza alcuna esitazione Tim Burton (come regista, illustratore e autore – ha scritto poesie e filastrocche). Il fatto che non riesca a produrre nulla di valido da anni un po’ mi rattrista, ma resta il mio eroe da sempre e per sempre. Poi, mi piacciono i lavori un po’ più datati di Stephen King: sono tra quelli che trovano la lettura dei suoi libri rilassante 😀 Un altro tra i miei preferiti è John Lindqvist, noto in Italia come “lo Stephen King scandinavo” (anche se, a mio avviso, questa definizione è riduttiva).
Tra gli italiani, il mio preferito è Valerio Evangelisti, mi piace molto il suo stile e le tematiche storiche (purtroppo non avremo più suoi nuovi libri perchè è venuto a mancare un paio di anni fa).

Per il resto, quando non so cosa leggere mi rifugio nei classici, soprattutto nella letteratura gotica (ho una raccolta di racconti di Poe piuttosto consumata, nella mia libreria).

Per quanto riguarda artisti e illustratori, Frank Kozik, Mark Ryden, Camille Rose Garcia e in generale gli appartenenti alla corrente del surrealismo pop/lowbrow art hanno un posto speciale nel mio cuore.

Parliamo di Odditorium, il tuo libro. Credo non ci sia niente di più punk delle vite di alcune di queste persone perchè alla fine, seppur il personaggio sia stato sfruttato, l’essere umano ha mantenuto la propria unicità e tu sei stata magistrale nel raccontarlo. Quale è stata l’origine di questo progetto?

La ricerca che ha portato a Odditorium l’ho svolta soprattutto sui libri.

Tutto è cominciato con la lettura di Storia dei freak. Mostri come noi di Omar López Mato, uno dei testi sull’argomento più completi e facilmente fruibili anche per i profani in campo medico, secondo me.

Il “registro” in cui Odditorium è stato scritto deriva proprio da quella lettura, che affronta l’argomento con lo stesso spirito (ma maggior competenza, perché l’autore è un dottore – come ho precisato nell’introduzione di Odditorium, io mi sono limitata a fare cenno agli aspetti medici per dare il contesto ma il focus è sulle storie).

Ho poi integrato i miei appunti con altri testi (suggerisco, agli interessati, anche American Sideshow di Marc Hartzman, una delle più complete panoramiche sul fenomeno e sui suoi protagonisti), saggi e la visione di qualche film.

Tra questi, l’imprescindibile Freaks di Tod Browning che però, essendo un film (quindi finalizzato all’intrattenimento), dà al tema un taglio orrorifico e morboso, cosa che ho voluto assolutamente evitare nella stesura di Odditorium.

Due cose che sono mancate e avrei voluto fare, come attività legate alla documentazione per il libro, sono il poter viaggiare e visitare i luoghi (come il Barnum Museum, il museo del circo The Ringling in Florida, i musei Ripley’s believe it or not e i vari luoghi dove le persone di cui ho parlato hanno vissuto) e poter parlare con gli “eredi”: di sicuro avrei avuto altre curiosità da poter integrare nelle biografie, che nei libri non ci sono.

Mentre leggevo il primo libro sull’argomento ho pensato che ci sono sicuramente persone, anche al giorno d’oggi, che avrebbero bisogno di conoscere queste storie e cercare al loro interno un incoraggiamento o anche solo rispecchiarcisi per capire che alla fine la cosiddettà “normalità” non esiste (ed è giusto così) e ognuno, con i propri mezzi, si barcamena come può.
E’ sicuramente una delle cose a cui ho pensato mentre valutavo se portare avanti un progetto così corposo e che mi hanno fatto dire ok, va ASSOLUTAMENTE sviluppato (poi ho avuto l’enorme fortuna di trovare delle persone fantastiche che hanno voluto crederci anche loro, cioè il mio editore e il suo team).

Sai cosa, mi affascina tanto il tuo essere multiforme, ammiro la perduta arte del crocheting e ne rimango sempre incantata…a detta di molti è una scelta terapeutica, hai qualche consiglio da dare a chi umilmente vorrebbe essere come te e Tom Daley?

Oddio consigli non saprei, ma direi a chiunque di provare! Prima di cominciare ero sicura di essere negata… dopo un anno che lo “pratico” costantemente seguendo tutorial (al rovescio perché sono mancina e i tutorial specifici per mancini sono pochi) mi rendo conto di sbagliare ancora spesso, ma non importa.

Concentrarmi su qualcosa che non sia il lavoro pur facendo qualcosa di creativo mi aiuta molto a “raffreddare” la mente e schiarirmi le idee. Si tratta di un’attività apparentemente meccanica, ma in realtà non lo è (prova a contare i punti senza collegare il cervello e farai un disastro).

Quindi, se si ha una vita frenetica, tenere impegnata la mente a bassi giri per un po’ è molto utile per allenarla mente senza fare sforzi eccessivi.

Inoltre, la sensazione di creare con le tue mani qualcosa che poi puoi utilizzare è impagabile (sempre che tu non abbia scollegato il cervello e smesso di contare i punti).

Molte band han sul loro merch la tua firma che immancabilmente ne coglie l’ essenza, su quale sfumatura basi l’idea di un’ illustrazione?

La comunicazione con il cliente è tutto. Prima di cominciare, se non conosco la band la ascolto, mi faccio dire da loro quali siano esattamente le esigenze, le caratteristiche specifiche del progetto, il mood da dover comunicare… e poi faccio di testa mia 😀 no, scherzo.

Finora ho avuto modo di lavorare per band molto diverse tra loro per genere e stile, per cui il segreto sta nel trovare il “dettaglio” nel materiale che mi forniscono da utilizzare e su cui incentrare l’aspetto visivo del progetto. Nella maggior parte dei casi si tratta di vere collaborazioni con i componenti, in cui cerco di coinvolgerli dalla bozza a matita fino al prodotto finale. In questo modo posso essere sicura al 100% che ogni necessità sia soddisfatta.

In ultimo la classica domanda delle mie bislacche interviste: band, libro e film preferiti

Ascolto molti generi diversi, quindi indicare un’unica band mi risulta molto difficile! Se devo scegliere, però, dico i The Cure perchè mi accompagnano da quando ho iniziato ad ascoltare musica e restano sicuramente i miei preferiti. E’ una di quelle band le cui canzoni “coprono” più o meno tutta la gamma di possibili stati d’animo umani, è uno dei lati che preferisco della loro musica.

Per quanto riguarda i libri, anche qui è molto difficile ma il mio preferito (e anche quello che ho riletto più volte) è Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde.

Riguardo i film, non riesco a scegliere tra Pulp Fiction e Shining, due film molto diversi tra loro ma che apprezzo in ugual modo (oltre, ovviamente, ai classici di Tim Burton :)).

Grazie Dany, per info cercate qui:

https://www.facebook.com/db1984

https://www.instagram.com/hyde.ink/?fbclid=IwY2xjawGlMVlleHRuA2FlbQIxMAABHaHfeEhZ_36JJo6vOsdhNytyeqUJzUvONKaqZ6rxLx7pqiosVyH21gBehA_aem_F-8KVxODlnbnBnEPN_xuhw

Qui il link per acquistare Odditorium:

https://www.sabireditore.it/prodotto/odditorium-graphic-novel/

 

Vixen

 

 

 

 

Non mi resta che ringraziare Daniela e davvero davvero davvero, andate a vedere i suoi lavori!

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