
Capodanno con il Sick Bus: Flatnoise, TLa, T.F.V., Millwanks, Cornoltis – Il Borgo Montebello
Ecco, beati gli Antichi che non erano a conoscenza dell’esistenza di una quarta sorella, quella forse più subdola e meschina, l’unica tra loro in grado di tramutarsi in un pensiero morboso e di instillarsi nella mente di un qualsiasi nostro amico, compagno di vita o perfino semplice conoscente, in grado di prendere possesso della loro mente ed esaurire il suo compito uscendo da questi, ogni inizio Dicembre, sottoforma della più nota frase rottura di cazzo: “Ma… a Capodanno?”.
Quest’anno, a differenza dei precedenti in cui per l’usuale mancanza di sbatti tutto veniva deciso all’ultimo giorno disponibile, sono preparatissimo a rispondere a questa domanda, in quanto il Presidente Formy, prendendo le sembianze di un moderno Prometeo, dona a noi mortali svogliati la soluzione con larghissimo anticipo: Capodanno a Vicenza organizzato dalla SickFamily in collaborazione con i ragazzi del Borgo Punk Explosion Festival.
Il Sick Bus partente da Seregno il pomeriggio del 31 è carico di eccitazione: ci sono i primi campari che vengono elargiti a destra e a sinistra, c’è chi apre birre e chi offre vin brulè; nel “piazzale” io cerco di rifiutare di bere così presto in quanto ho il terrore di divenire vittima di me stesso e non giungere in condizioni sufficientemente dignitose alla mezzanotte, ma dopo una serie di non decisissimi “no” ecco che cedo pure io e mi trovo in brevissimo con in una mano un soldatino e nell’altra un bicchiere di vino.
Questo è solo l’inizio dell’inevitabile declino.
Saliti sul pullman, bastano dieci minuti per perdere tutti quei quindici/vent’anni necessari a tramutare la situazione in un viaggio/gita di quinta superiore: mentre bottiglie di ogni tipo e gradazione vengono aperte, la cassa messa ad un volume sufficientemente molesto viene portata in stage dive e quelli seduti in ultima fila salutano le macchine dietro di noi.
Nei sedili davanti a me c’è anche chi azzarda un aperitivo a base di fette di salame e gin tonic.
Poco dopo aver tirato su il resto della ciurma a Brescia, ecco che viene abbattuto il più importante record della serata: in questo clima appagante, alle 18:40, viene constata la prima vittima della serata.
Uno degli eroici trasfertisti provenienti da Sondrio, cade nella sua personalissima battaglia contro l’alcool, sboccandosi addosso in uno stato semi comatoso. Nessun allarme però: noi altri festeggiamo l’evento come Guinness World Record categoria “primo rigetto della serata”, peccato solo per l’assenza di Gerry Scotti a sancirne la validità.
L’ardita impresa del giovane anonimo è però fonte di sollievo per tutti gli altri presenti: ora, non potendosi più nessun altro fregiare del poco ambito titolo di velocista del vomito, ecco che si può spingere ulteriormente l’acceleratore, in modo da aumentare i livelli alcolemici senza aver paura di fare figuracce.
E quindi giù ancora di birra, vino e qualsiasi altro veleno possibile.
Giunti al Borgo in condizioni già precarie, la situazione non può altro che peggiorare. Di fatto questo non può considerarsi un Live Report vero e proprio, ma più un recap della mia avventura tra musica, alcool e bella gente.
I più sgamati della serata sono i FlatNoise: mentre il locale si riempie prima del cenone, gli autoctoni portando a casa con efficacia i 40 minuti a loro disposizione con uno show acustico molto melodico e catchy,.
Qui non siamo a quattro ristoranti e io non sono né Borghese né tantomeno Raspelli, quindi tutta la parte relativa al cenone è di gran lunga superflua, ed invece vi racconto in breve quello che è successo prima e dopo la mezzanotte.
Piccola premessa: ad essere onesto non è per la selezione musicale che mi sono fatto ingolosire ed ho deciso di partecipare a questa spedizione in terra veneta.
Ma c’è da provare anche ad essere onesti, e dare a Cesare quel che è di Cesare: prima i TLA e poi i T.F.V. svolgono bene il loro compito di menestrelli della serata.
Certo, magari non le loro migliori prestazioni, ma certamente meglio della musica da ascensore e soprattutto sufficientemente in linea con il clima festaiolo della serata.
Poi prendete tutto con le pinze, perché io in primis di certo non ero in condizioni ottimali per giudicare qualcosa, e in secondo luogo ho passato gran parte del tempo a muovermi tra la zona palco, il bancone del bar e a girare dentro e fuori per tutto il locale, quindi è possibilissimo che sfortunatamente mi sia perso qualche prelibatezza qua o la.
Questo semplicemente perché il vero motivo che mi ha spinto ad unirmi a questo viaggio sono le persone ed il contesto che si è creato intorno a loro.
Ed ecco che questo aspetto è la ciliegina sulla torta di questa serata: mentre tutto scorre a gonfie vele ed al piano di sopra i TLA strombazzano e fanno ballare i presenti, al piano di sotto prima mi perdo tra la conoscenza musicale vastissima di Alex, la voce di FridayInPunk (thebestpunkrockselectiononyourradio), e poi con altri nefasti eletti mi impegno a seguire le idee dell’interior designer Mattia (Secoli Morti) nel riarredare il bagno.
Mentre i T.F.V. provano a far spintonare i loro spettatori, di sotto si assiste a rapine di bottiglie di vino e conseguenti cazziatoni da parte dei gestori del locale, ed io, avvistando Jek ed i suoi compari (Still No One) sono talmente dall’altra parte della barricata che mi convinco che stiano per suonare loro.
Tra i live e le cazzate perpetuate con i presenti, grazie a questa leggerezza, a questa goliardia, e a questa complicità che si è creata, il momento del brindisi di mezzanotte è indimenticabile, ed il tutto è trascrivibile con “fratellanza”.
Il tutto è reso ancora più divertente dalla lavata di capo subita ingiustamente dal Sindaco, che viene preso a muso duro da uno dei gestori del Borgo perché dal piano di sopra ha buttato del vino al piano di sotto, (mentre proprio davanti al bancone c’è chi impunemente festeggia facendo saltare bottiglie di spumante come se avesse vinto il motomondiale in casa a Misano).
E ovviamente, dopo la mezzanotte, qualsiasi neurone ancora funzionante abbandona definitivamente la scena.
Tutto è un delirio, a partire dalla forse peggior prestazione live dei Millwanks, che però per lo stesso motivo è anche la più divertente a cui ho assistito (c’è perfino spazio per Paolino ed il Toro di Codogno per fare con loro un paio di canzoni proprio dei Bad Frog).
Sapete che c’è però? Che il contesto giustifica tutto, e anzi, probabilmente gli organizzatori speravano proprio in questo delirio, perché, in queste situazioni, più tutto va a rotoli più in realtà vuol dire che tutto sta andando alla grande!
Ci sono le coppie che immancabilmente litigano, chi ad un certo punto si spoglia per mettersi l’intimo rosso (anche questo immancabile la notte di capodanno) credendo di non essere notato solo perché “al buio” nel salone “chiuso al pubblico”, chi viene seppellito da ogni oggetto possibile solo perché reo di essersi addormentato, e chi, nonostante i cazziatoni già presi (dagli altri) fuma all’interno del locale come se nulla fosse.
E come non citare il karaoke a “juke box” con un’incredibilmente riuscita bene versione di “wale tanto wale” dei Dari?
Sta di fatto che ad una certa i gestori, visibilmente esasperati, cercano praticamente di sbatterci fuori, ma noi resistiamo fino alle quattro del mattino.
Giunti all’hotel, c’è ancora tempo per fare cazzate, e quelle poche ore che ci sarebbero state concesse per dormire vengono invece utilizzate per creare una barriera architettonica simile al MOSE veneziano, utilizzando tutta la mobilia possibile e posizionandola all’ingresso di una camera (e facendo pure una bella figura di merda in quanto la stessa camera scelta in quanto presumibilmente libera, era invece occupata).
Pure quando rientrati tutti nelle rispettive camere, noi selezionati accuratamente per prendere posto nella stanza più horror dell’albergo (horror per i presenti, mica per l’hotel), fatichiamo ad addormentarci perché basta il pensiero di essere nella stessa camera con gli altri deficienti che scoppiamo continuamente a ridere.
E per questi motivi, alle nove del mattino, abbiamo tutti le facce conciate come se avessimo interpretato il ruolo degli zombie ne “l’alba dei morti viventi”.
Col Sindaco (in infradito e calzoncini corti nonostante i +2°C) ci avviamo a fare colazione al baretto e abbiamo la fortuna di trovare e poter salutare i partenti Millwanks scambiandoci nuovamente abbracci e auguri. Vi si vuole bene, a presto!
Dopo una lunga attesa si è di ritorno, sempre tramite bus, al Borgo, per il brunch, il live dei Cornoltis, il caffè, l’ammazzacaffè e le ultime cazzate.
Complice la sobrietà di questa giornata, riesco a seguire con attenzione lo show acustico dei bergamaschi, i quali, pur non facendo punk, grazie ai loro esilaranti testi riescono a coinvolgere terribilmente noi presenti.
Di fatto finiamo tutti con il cantare i loro ritornelli appresi sul momento e a farci delle gran risate.
Band da rivedere in chiave non acustica!
Ultimo giro di ignoranza di questa due giorni con la riffa, in cui Danilo (FridayInpunk) si aggiudica l’ambitissimo primo premio: per lui la possibilità di ospitare per una settimana il Sindaco di Oriano.
A questo punto, ancora evidentemente stanchi dalla nottata appena trascorsa (e dopo aver visto lo sguardo di morte negli occhi della proprietaria quando la Chicca ha sapientemente deciso di far partire l’ennesimo party popper), i gestori del Borgo riescono a cacciarci con largo anticipo, ed il Formy, sfoggiando l’ennesima mossa da project manager, si appresta ad anticipare l’ora della partenza.
Esausti e visibilmente contenti, anche se con il pensiero di dover programmare al più presto delle analisi del sangue per verificare il corretto funzionamento dell’organo sovrano che ci permette di portare a termine queste imprese (grazie Signor Fegato!), saliamo per l’ultima volta su questo Sick Bus.
Mentre già spuntano i primi video e le prime foto che documentano ciò che abbiamo appena vissuto, in questi due giorni in cui si hanno consolidato e creato nuove amicizie aventi tutte come base solida l’amore per il punk rock, ecco che il viaggio di ritorno verso casa, tra una pennica e una cazzata, tra una risata e un altro abbiocco, ha già il sapore di nostalgia, di pienezza e di gratitudine: quello che io chiamo felicità.
Dan