Short Fuse + Feldspar + To Je Zivot? @ Coop Infrangibile, Piacenza | 18/01/25

Short Fuse + Feldspar + To Je Zivot? @ Coop Infrangibile, Piacenza | 18/01/25

Avete presente quelle serate in cui avete solo voglia di spaparanzarvi sul divano e guardarvi un bel film sorseggiando una buona birra?
Ecco, sabato scorso per me era una di quelle sere. E non importava che avessi già confermato la mia presenza al concerto degli Short Fuse al compagno irritato Reeko. Quella vocina dentro di me continuava a ripetere: “ma dove vai?”, “sei vecchio”, “Piacenza è lontana”. Quella vocina stava quasi per averla vinta ma all’ultimo momento, battendo un pugno sul tavolo, mi sono detto: “Basta! Si va!”

Prendo la macchina e imposto il navigatore: direzione Piacenza, alla Coop Infrangibile.
La serata, organizzata dai mitici ragazzi del Low-L, riunisce tre compagini hardcore che non la mandano a dire: in apertura i cremaschi To Je Zivot?, il collettivo Feldspar dalla capitale e, sempre da Roma, gli Short Fuse.

Arrivo alla Coop Infrangibile, posto in cui non ero mai stato: ambiente spartano, tipico da cooperativa sociale, palco alto una spanna, pavimento con piastrelle chiare lisce: perfetto.
Tempo di salutare Reeko e Claudio, patron del Low-L, e con una manciata di minuti di ritardo iniziano a suonare i To Je Zivot?
Devo dire che non mi aspettavo molto da questa band, ma in pochi minuti mi sono dovuto ricredere. Scopro che il quartetto non è assolutamente alle prime armi, come erroneamente pensavo, che dietro alle pelli c’è Sandro ex Slang Poor Kids e che i quattro spaccano di brutto!
Il cantante Lucio ha un ottimo urlato e in alcuni momenti mi ha addirittura ricordato Phil Anselmo. Anche il bassista Ruben mi ha colpito per la capacità di adattarsi perfettamente a tutte le situazioni, dai momenti “motosega” alle parti in cui ricorre allo slap e al tapping.
L’hardcore in italiano dei To Je Zivot? infatti è sicuramente pestato e sparato a mille, come mi aspettavo, ma ci sono momenti anche più mid-tempo e un po’ più sludge, a cui i quattro dedicano in particolare la seconda parte del set.
Bella scoperta! Mi è venuta voglia di approfondirli!

La sala dell’Infrangibile nel frattempo si è abbastanza popolata. Si puntava sulla presenza di un gruppo di giovani hardcore kids della scena piacentina ma sembrano assenti, probabilmente impegnati in un altro evento. Poco male, la gente comunque c’è e continuerà ad aumentare fino verso le 23:00.

Tocca ai Feldspar, un progetto particolare di cui ero piuttosto curioso perché si tratta di un sorta di collettivo in cui, oltre ai musicisti, si aggiungono altre tre persone (due ragazze e un ragazzo) che danno manforte nell’agitare gli animi sopra e sotto il palco, sostenendo il singalong e la presa bene.
Mega banner alle loro spalle, sicuramente i ragazzi ci credono veramente tanto! Il loro set ha un intro con le ragazze che sventolano due bandiere raffiguranti la F di Feldspar, precedendo l’ingresso del resto della band. Il cantante brandisce in mano una coppa: “Questa è per il miglior ballerino di stasera” dice, cercando di fomentare l’hardcore kid che è in ciascuno di noi.
Spoiler: la coppa non verrà assegnata, il pubblico sarà sì partecipe ma non ci saranno mosse memorabili.
La forza della proposta dei Feldspar non sta tanto nella seppur interessante commistione tra hardcore e diverse altre influenze, quanto in un’ottima capacità di coinvolgimento grazie a una presenza sul palco (anche numerica) che non fatica a guadagnarsi la simpatia di chi li sta guardando.
Il cantante Riccardo ci tiene a introdurre quasi ogni brano esplicitando il motivo per cui è stato scritto, motivo spesso legato alla loro città, Roma, con la quale il gruppo ha un legame molto forte nel bene e nel male. Gli occhi di Riccardo sono quelli di chi ne ha viste tante e, se aggiungiamo l’età non più giovanissima, la statura elevata e all’accento marcatamente romano, l’impressione è quella di aver davanti un veterano della strada dalle cui labbra tutti pendono.
Il set va via liscio e suonano praticamente tutto il loro disco.
Mi hanno convinto! Da rivedere.

Breve cambio di palco e salgono gli Short Fuse.
Pur essendomi comprato subito il vinile ai tempi dell’uscita del loro Embrace Yourself per l’americana New Age Records, non ero mai riuscito a vedermeli dal vivo, avendo saltato anche l’appuntamento al Low-L Fest.
Il cantante Andrea ci tiene a specificare fin da subito che siamo a un concerto hardcore e ai concerti hardcore non si può stare fermi. Ha quindi invitato tutti a non sprecare quell’occasione e buttar fuori tutta la frustrazione della settimana sotto il palco.
E così avviene. Ci vuole qualche canzone di rodaggio ma il pubblico, sicuramente non troppo avvezzo a un moshing assassino, non resta indifferente alle parole del frontman e risponde con un pogo non clamoroso ma presente.
Il picco viene raggiunto probabilmente durante Liberation Dance, quando Andrea sale in piedi su un ampli e da una posizione più sopraelevata riesce a radunare sotto di sé un capannello di persone per cantare insieme il ritornello del pezzo.
Al termine del concerto della band c’è un’ultima sorpresa: gli Short Fuse verranno raggiunti sul palco dai Feldspar per suonare in anteprima un pezzo nuovo, scritto e suonato da entrambe le band che uscirà a breve: All Good In The Hood. Ovviamente il tema della canzone è ciò che accomuna le due band ovvero la città di Roma, con le sue contraddizioni.

Grande serata hardcore! Saluto e ringrazio Reeko e i ragazzi del Low-L per aver organizzato questa figate e parto verso casa.
Ancora una volta ho avuto la conferma che conviene sempre zittire quella vocina malefica e buttarsi nella mischia!

Frankie

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