Intervista ai Discomostro

Intervista ai Discomostro

Abbiamo interrogato Morla e Manuel dei Discomostro a proposito del loro nuovo attesissimo album OH NO!, tra retroscena e qualche curiosità. Ecco cos’è venuto fuori.

 

Ciao ragazzi, come ve la passate?
Poco dignitosamente male.

Sono trascorsi tre anni da Mostropatia, come hanno passato questo tempo i Discomostro?

MORLA-Dopo aver portato in giro Mostropatia per quasi 2 anni all’ultima data a Torino eravamo un po’ tutti saturi, ma anche soddisfatti di come sono andate le cose. Non sentivamo l’urgenza di continuare oltre, almeno per un tot di tempo, quindi ci siamo fermati e lasciati stare per un po’.
Ognuno ha fatto le sue cose, Carlo è uscito con SABOTAGGI (2023), io ho chiuso il disco con i BUSCEMI’S EYES (fine 2024) e fatto qualche live, Andy ha suonato in giro in acustico, Manuel ha continuato a suonare con gli altri suoi progetti ed ha continuato a dare esami per i suoi studi di batteria mentre Rugge credo sia andato in ferie a tempo indefinito (ma nessuno lo sa per certo).
Nel frattempo verso metà 2024 Carlo aveva già messo in pista parte dei brani di OH NO!

Parliamo allora del vostro attesissimo nuovo lavoro: dopo Mostrofonia, Mostroscopia e Mostropatia avete abbandonato un titolo da “Mostri”, dobbiamo intendere questa scelta come una sorta di rottura col passato?

MORLA-Più che una rottura con il passato potremmo dire una seconda fase dei mostri, il linguaggio che utilizziamo rimane sempre lo stesso, solamente sotto altre forme. Per tutti i titoli della trilogia aveva senso quel prefisso “MOSTRO..etc” ma da lì in poi sarebbe risultato di troppo. A volte confondiamo anche noi i vari album (maledizione!). Diciamo che OH NO! Rimane un titolo totalmente nostro, abbastanza marcio, semplice e pieno di doppi sensi e libere interpretazioni come piace a noi.

La prima cosa che colpisce fin dal primo ascolto è l’attenzione che avete dedicato alla produzione di questo disco, molto più pulito e, se vogliamo, meno grezzo rispetto al passato. Volete spiegarci questa scelta? Con chi avete lavorato?

MORLA-Siamo stati molto combattuti per quanto riguarda la produzione del disco perché ci siamo sempre trovati bene dal Carletto al TOXIC Basement Studio dove abbiamo registrato tutti i dischi precedenti e sapevamo benissimo che avremmo potuto registrare ancora li. Conosciamo bene il metodo di lavoro e la resa finale. In ogni caso i 3 lavori fatti lì suonano tutti in maniera diversa ed ognuno ha la sua personalità, sapevamo che non avremmo avuto problemi e ci saremmo trovati come sempre.
Questa volta pero’ volevamo un suono diverso che si scostasse molto dai precedenti, appunto per uscire dalla nostra comfort zone, anche perché i pezzi che avevamo in mano erano più particolari. Abbiamo registrato tutte la parte strumentale all’Orion studio di Solaro da Frank Altare che ci ha aiutato a tirare fuori dei bei suoni e a registrare bene le nostre parti. Poi abbiamo preso l’intero progetto ed Andy ha rilavorato tutto a casa ed ha registrato le voci del Carlo. Tutto homemade.
E’ stato un lavoro abbastanza tosto perché di nuovo siamo tornati a fare quasi tutto al nostro interno ed Andy si è fatto un culo non indifferente (anche per il nostro livello di pazzia ed attenzione ai dettagli generale).
Per finire abbiamo mandato i file a Totonno della DUFF records che ha fatto un superlavoro di Mix/Master dicendoci di “chiedergli tutto quello che volevamo”…
POVERO LUI…

Ho trovato stupendo l’artwork di Mostropatia: poche volte mi è capitato di imbattermi in un lavoro grafico così ben rappresentativo del messaggio e del tono di un disco. Cosa potete dirci delle grafiche di Oh No! invece? Chi è l’autore del lavoro e come si collega al messaggio della vostra musica?

MORLA-La parte grafica per me ha sempre giocato un ruolo abbastanza importante anche solo per supportare con la parte visiva il messaggio del disco e dei testi che lo compongono. L’autore delle nostre grafiche (primo disco ed EP di cover a parte) è sempre stato Alberto Becherini con cui abbiamo collaborato già dal primo logo con faccia strappata della band.
In questo caso tutto il disco gioca sulle interazioni del singolo e dei suoi demoni interiori. Sotto varie forme sono sempre presenti tutti i risvolti di queste due facce della stessa medaglia. I demoni che ci portiamo dentro sono sempre pronti a tirarci giù a farci cadere e sta a noi trovare un modo per sconfiggerli o  ingannarli, ed a volte per “ingannarci”, questo perché il più delle volte siamo noi i peggiori nemici di noi stessi.
La copertina e tutto l’artwork si concentra su questo, siamo sempre noi a decidere, il segno di vittoria in copertina è della mano un mosto, l’occhio al centro è umanoide e sta soffrendo attorniato da quei serpenti e quelle tentazioni, la domanda che ci dovremmo porre è “hanno vinto i nostri demoni o nonostante tutto siamo stati noi a vincere e stiamo ancora resistendo?”
La verità è che questa battaglia con la vita si gioca CON LA TESTA CON IL CUORE ED A MANI NUDE.
Contrariamente a quanto la società vorrebbe farci credere non si vince né si perde, ma si continua a fare esperienze e questo ci definisce come individui, come persone.

MANUEL-L’autore é Alberto Becherini, con lui ci siamo sempre sentiti ben rappresentati, dalle nostre idee riesce sempre a tirare fuori degli artwork che ci fanno immedesimare nell’essenza del disco. Per “Oh No!” abbiamo deciso di ricondurre la centralità a dei particolari anatomici: la mano, la parte più generatrice e materica dell’uomo, quella che cerca di manipolare ciò che abbiamo intorno, e l’occhio, la parte più “visiva” e passiva del nostro corpo, che osserva, oppure smette di guardare. L’idea poi si é sviluppata secondo criteri sia visuali che concettuali, cercando di creare un immagine suggestiva e aperta, che lascia una grande libertà all’interpretazione.

Col primo singolo, Persi, vi siete cimentati in un sound da spiagge californiane che non vi abbiamo sentito addosso tanto spesso. Cosa c’è sotto?

MORLA-La verità è che siamo diventati i Righeira in trasferta negli States!
Credo che sia tutta una questione di come suona questo pezzo con questo tipo di suoni che risultano più “definiti” e “moderni” rispetto ad altri pezzi del passato, per assurdo si potrebbe avere quella vibe hardcore anni 90’ Fat Wreck / Epitaph (nostalgia canaglia)…

MANUEL-Abbiamo sperimentato durante le prove delle idee diverse dal sound dei dischi precedenti, cercando di raggiungere un suono fresco e calzante col senso dei pezzi nuovi. Siamo sempre i mostri, che cercano nuove soluzioni da mostri, sempre con un’intenzione disperata e sensibile.

Un altro aspetto piuttosto ricorrente in questo lavoro e per voi abbastanza inedito è il taglio quasi hard rock che avete dato al disco attraverso brani come Buonjorno e Tornerò. Da dove è uscita questa influenza?

MORLA-Diciamo che più che hard rock c’è una componente Rock’n’roll che abbiamo cercato di tenere sempre presente all’interno nei nostri dischi, in questo come in quelli precedenti. Quel tipo di riffs o breakdown fanno parte un po’ del sound della band fin dagli inizi. In questo caso forse il fatto che su questo disco i pezzi abbiano dei bpm più bassi non fa altro che accentuare questa cosa e portarla su quel versante “hard rock” che intendi tu, anche perché nei precedenti certe frasi e riff magari si perdevano un po’ andando sempre a 200 all’ora! (più veloce raga!).

MANUEL-I pezzi di tutto il disco sono più variegati dei dischi precedenti, abbiamo aperto e ampliato la nostra tavolozza di colori il più possibile per questo disco, cercando di suonare tutto quello che volevamo sempre con la nostra attitudine. Tornerò e Buonjorno sono pezzi delle caratteristiche estetiche più vicine ad altri mondi sonori, ma per noi rimangono pezzi hardcore, dove diciamo quello che vogliamo e suoniamo come vogliamo.

Se posso spezzare una lancia, la mia preferita in tracklist è Peperoni. La canzone è dotata di una struttura davvero particolare, che mi viene da definire quasi camaleontica in quanto c’è questo stesso riff che si ripete, ma comunica alternativamente un senso di tristezza e leggerezza in punti diversi del brano. Come è avvenuta la genesi di questo pezzo?

MORLA-Peperoni credo sia uno dei pezzi più rappresentativi del disco anche se per assurdo è quella canzone “speciale” perché suona davvero diversa da quasi tutto quello che abbiamo fatto sia in questo album che in precedenza. E’ un discorso tra se e se su come sono andate le cose fino ad un certo punto e su come vorremmo che andassero poi, è un po’ un monito sul fatto che ci sono vari modi di affrontare le situazioni che ci capitano senza esserne travolti o sconfitti in qualche modo, per questo ha questa vibe bipolare.
Tutta quella parte di malinconia che senti sul riff iniziale, dopo il momento di riflessione nella strofa, da prima cambia e si apre sul bridge con delle considerazioni fino a quel momento, per poi esplodere nel ritornello che è un po’ come se fosse un monito per sé stessi, perché tutto ritorna prima o poi.

MANUEL-Peperoni é stato un esperimento, l’idea era di un brano quasi mantrico e ripetitivo che abbiamo trasformato e riadattato più volte. Questo brano era una scommessa per vedere cosa sarebbe uscito cercando di spingerci al nostro limite. É stato uno dei brani che ha richiesto più tempo per evolversi e prendere la forma che ha ora. 

In Giada affrontate un tema molto delicato e a mio avviso ancora spaventosamente mal compreso e minimizzato dalla società contemporanea che è quello del suicidio. La protagonista del brano “restituisce una vita per la quale non era portata, pur avendoci provato”, un concetto che nella sua semplicità ho trovato molto rappresentativo del disagio che può spingere una persona ad un gesto così estremo. Come va letto questo brano?

MORLA-In generale questo tema è sempre tabù e se ne parla troppo poco e da troppi pochi punti di vista. Partendo dal presupposto che tutti avremmo voluto un lieto fine per questa storia, Giada non voleva viverla questa vita e nessuno dovrebbe obbligarla a farlo: è lei a decidere e magari non per questo vuol dire che sia necessariamente da aiutare. Giada non vuole essere aiutata, è un opzione reale che però non è socialmente accettata ma se ci fermiamo un attimo a pensarci, perché dovremmo costringere qualcuno a fare qualcosa che non vuole fare? Essere positivi verso la vita a tutti i costi ha i suoi lati oscuri egoistici e controproducenti a volte.

MANUEL-Parlare di suicidio può essere liberatorio e Giada é un brano catartico, scritto per immedesimarsi e lasciarsi trasportare in un viaggio. In questo itinerario Giada cerca di capire chi é davvero e perché é su questo pianeta solo per soffrire. Giada é la parte di noi che ci deride quando ci sentiamo un fallimento, quando la vita va solo verso il basso e il deserto delle nostre emozioni diventa sgombro di ogni oasi. La vita di Giada é una sensazione, che crediamo tutti sperimentano nella loro vita.

In Cactus riprendete un argomento che abbiamo già trovato in alcuni vostri brani (Temporale), cioè l’eccessiva e fastidiosa leggerezza con la quale troppo spesso viene affrontata o anche solo presa in considerazione la nascita di un figlio. Potete riassumere la vostra visione di questo argomento, che sembra starvi parecchio a cuore?

MORLA-Come per Giada, anche di questa cosa si parla quasi sempre per stereotipi o ancora peggio schemi sistematici, come se avere un figlio debba essere una tappa obbligata o qualcosa che ci completa e ci rende socialmente accettabili. La pressione sociale ed il retaggio dietro a questo tipo di pensiero è aberrante.
Anche questo è un punto di vista personale ovviamente ma decidere di dare la vita è anche decidere per un’altra persona a conti fatti. 

Cosa potete dirci dell’immediato futuro dei Discomostro? Come avete organizzato la promozione del nuovo album e cosa vi aspettate dalla risposta del pubblico?

MORLA-Nell’immediato futuro dei mostri c’è la voglia di tornare a suonare, dopo lo stop di 1 anno e mezzo sentiamo veramente l’urgenza di tornare sul palco e condividere con gli altri la nostra musica, rivedere gli amici nuovi e vecchi sparsi in giro per l’Italia e portare in giro i pezzi nuovi!
Per la promo come sempre abbiamo fatto tutto da noi buttando fuori i singoli supportati da reel e video fatti con l’animazione 3D da Mattia Baricca che ha fatto un lavoro pazzesco!
Una volta uscito il disco l’unica vera promozione pero’ sarà quella di farsi i chilometri, consumare i palchi e fare del nostro peggio come abbiamo sempre fatto.
Quando lavori così tanto ad una cosa poi non hai più il focus adatto per riuscire ad avere uno sguardo oggettivo, quindi non sappiamo che risposta aspettarci in generale, speriamo di essere riusciti a  condividere una parte di noi con chi vorrà ascoltare quello che abbiamo da dire sia sul disco che live.

Siamo giunti al termine della nostra chiacchierata e, nel ringraziarvi, vi lasciamo al nostro consueto spazio libero in cui potete dirci tutto quello che volete, dai dissing agli spoiler a come mai Andy stava così bene vestito da donna. A voi la palla!

MORLA-OH NO! Il dissing va a Reeko che ci ha tampinato con ste domande del cazzo a cui NON VOLEVAMO ASSOLUTAMENTE RISPONDERE in quanto ARTISTI SNOB quindi VAFFANCULO E NON FARTI PIU’ SENTIRE!
Poi volevamo ringraziare tantissimo Reeko per averci dato spazio qui su IRRITATE, per la sua gentilezza e disponibilità come sempre.

La verità è che stiamo tutti da dio vestiti da donne solo che Andy riesce a nascondere meglio le imperfezioni sotto tutto a quel fondotinta. Non vediamo l’ora di vedervi in giro, PERSONE!

 

Grazie a Rugge e a Professional Punkers per il supporto.

Foto di Luca Ash

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