Punkadeka Festival @ Carroponte, Sesto S. Giovanni (MI)

Punkadeka Festival @ Carroponte, Sesto S. Giovanni (MI)

Festival per i 20 anni di Punkadeka: chi non conosce la webzine in questione può smettere di leggere qui. Stiamo parlando della storica testata dedicata al punk (praticamente la concorrenza) che organizza una vera e propria rimpatriata con tutte le band storiche dei tre accordi del Bel Paese.

Si inizia presto, molto presto, troppo presto, alle cinque di pomeriggio e così io, RZR e il buon Pucci ci perdiamo i Viboras, chiedo scusa alla band ma proprio non abbiam fatto in tempo.

Ai cancelli il primo scazzo: i buttafuori non ci fanno portare le birrette, che, da bravi boy scuot, avevamo portato da casa in bottiglie rigorosamente di plastica (all’MD vendono birrette nella plastica…). Il colloquio: “sì potete, ma senza tappi” – ok – “ah no, non potete” – ma come, un secondo fa ci hai detto il contrario – “solo acqua in plastica perché la birra la vendono dentro” – ma vendono anche l’acqua – “sì ma costa meno”…

Insomma ci trangugiamo 3 litri di pessima birra in plastica dell’MD in dieci minuti mentre ci sentiamo le Cleopatras, poi, gonfi come il canotto di mio nipote al mare, entriamo.

In effetti da subito c’è un pò di disagio: il posto (che è enorme) è quasi del tutto deserto, e purtoppo rimarrà così per parecchio tempo…

Non conoscevo le Cleopatras, formazione tutta la femminile che fa un piacevole power pop con un suond che fa riferimento agli anni ’60: sicuramente una colonna sonora adatta a trangugiare birrette con un paio di amici… perfetto! Per l’occasione le ragazze sfoggiano t-shirt dedicate all’uomo tigre, apprezziamo!

Tocca poi ai Watertower, storicissimo gruppo ska-punk del milanese. Non li sento da tantissimi anni e l’unico pezzo che ricordo è Il pompiere, che viene proposto a metà set. Inizia ad esserci un pò di gente sotto il palco e un timido pogo. I ragazzi sanno tenere benissimo il palco e coinvolgono i presenti. Il loro sound è il tipico punk italiano con inserti ska (con i fiati) che andava alla grande negli anni ’90-2000.

Rapidissimo cambio di palco (i ritmi sono veramente serrati) ed ecco gli FFD, altra storica band street-punk/oi da Parma.La prima cosa che si nota è la decisamente scarsa forma fisica del cantante Mono, che deve aver esagerato con le birrette negli ultimi 20 anni… questo non guasta la performance del gruppo che spara bello carico pezzi di un repertorio di 25 anni di attività. Bisogna dire che il pubblico fa ancora fatica a scaldarsi su pezzoni come Proletario, Bivacco, la grandissima Ragazza dei quartieri alti (na-na-na-na-na), in mezzo ci piazzano anche la cover di Branca day (anche qui manca il coinvolgimento sperato). Finalmente il finale con Homer Simpson attizza un pò il sottopalco.

Cosa dire? gli FFD han sparato un’ottima prova, sono un gruppo che sa tenere il palco e ha pezzi di tutto rispetto, purtroppo l’orario, ma soprattutto la scelta della location, enorme, con un palco adatto agli U2, ovvimente li penalizzano. I presenti sembravano quattro piccioni in piazza Duomo: non eravamo in molti ma l’effetto “posto enorme” ci faceva sentire troppo distanti; forse sarebbe stato opportuno far esibire le prime band su un palco piccolo (una volta al Carroponte c’era)… meglio ancora una location più contenuta…

Sale poi la vera chicca della serata: Crummy World: Nando Senzabenza, Olly Shandon e Luca Sottopressione (hai detto niente!) vengono in aiuto a Luca, storica voce dei Crummy Stuff, per proporre un incredibile set di canzoni che han fatto la storia del punk milanese.

Cosa dire? Figata!!! I Crummy Stuff sono morti e sepolti da anni ma ascoltare I can’t satisfy myself, I don’care, I got the monkey, Red wine, la  mitica Never trust a punk (con quel video-chi non lo ricorda- che, come dice Olly, ha anticipato di 20 anni rockin 1000), I got the monkey, il tutto inframmezzato da pezzi dei Senzabenza come Riot girl. Chiusura incredibile con Amsterdam: saranno vent’anni che non sentivo più questa canzone, grandi!

Ed ecco gli Impossibili: cosa dire, ormai Araya e soci vanno col pilota automatico e, anche se il palco alto non è per niente il loro habitat, sfoggiano di sicuro la miglior prova di tutto il festival. Scaletta? E cosa volete, la solita: si parte con Ritardato, si passa da Ragazza a 9000 volts, un pò di zucchero per i curi solitari con Giancarlo, un pò di rock and roll con Odio Brenda (Araya ammette: dico sempre le stesse cose ma magari c’è qualche nuovo che non le ha sentite…). Finalmente parte un discreto pogo…ma ad un certo punto un tipo della security (che si è dimostrata poco preparata per un evento punk, sembrava non avessero mai visto un pò di pogo..) scavalca le transenne e si piazza in mezzo al pubblico, sinceramente non si è capito bene il perchè: fatto sta che i ragazzi si fermano e Araya, da buon capopopolo, dice al tizo “è punk-rock, si poga” e poi riparte al grido “e ora pogate!”, mito!

Unica novità in scaletta è Non puoi restare per sempre bambino dedicata a Paolo dei Teenage Gluesniffers, recentemente scomparso. Per la verità molti gruppi gli hanno dedicato un pezzo. Così si fa! Un abbraccio alla moglie anche da parte nostra!

Solito finale con Cani blu. Solita scaletta, solita energia, solito gran concerto degli Impossibili!

L’ultimo cambio palco fa notare un decisissimo cambio anche del pubblico: il Carroponte si riempie e per i Punkreas si vedono moltissime facce più giovani.

Sono anni che non ascolto la band di Parabiago: noto con piacere l’inserimento di due fiati e soprattutto la mancanza di scenette e siparietti come visto anni fa.

I Punkreas hanno un’immensa discografia e attirano un pubblico veramente variegato, dai vecchi punk-rocker ai giovanissimi; ma non si può dire che non sappiano suonare e tenere a dovere un palco così grande.

Sempre bello ascoltarsi Tutti in pista, Occhi puntati (con special guest Paolo Gerson) , Disgusto totale (con intro super ska) , Orologio, Acà toro… finale classico con Il vicino e Canapa. Mi sarei aspettato un finalone con gli altri protagonisti del fest, ma, a parte una invasione (non autorizzata) di palco di Nando, Paolo e Giuseppe dei Water Tower si chiude con l’ovvio e meritatissimo applauso a Deka. 

Per tirare le somme: festival bello che ripercorre i vent’anni della scena punk italiana: hanno dominato l’italiano e le sonorità storiche del periodo d’oro degli anni ’90-2000. E’ giusto così! Forse i ragazzini non avranno apprezzato al 100% ma speriamo sia vero quel che Cippa ha urlato a fine set: “il punk non è morto!”

27tommy

Un pensiero riguardo “Punkadeka Festival @ Carroponte, Sesto S. Giovanni (MI)

  1. Il concerto è stato organizzato alla meglio è il”carroponte” che non è in grado di gestire le situazioni, da quando è stata cambiata la gestione è caduto in basso,1 per il cambio palco per concerti”piccoli”
    2 per la security non adeguata e maleducata
    3 perché non puoi obbligare una persona a non portare il cibo da casa.
    Detto questo e che mi aspettavo piu gente bel concerto, io che ho 42 anni mi sono divertito come un ragazzino.
    Per quanto riguarda il”battibecco”del pogo è nato tutto perché mio fratello è salito sul palco “litigio”che poi è continuato nel pogo..gente incompetente dovrebbero fare security nei centri commerciali e non hai cincerti.

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