Never trust a punk… i Vandals senza transenne
Koppo ci narra di QUANDO SI ANDAVA AI CONCERTI PUNK SENZA
MASCHERINE, SENZA DISTANZIAMENTI e … SENZA
TRANSENNE !
3 Febbraio 2005, Sesto San Giovanni (MI)
In una serata piovosa e fredda, come impone il copione invernale
meneghino, a Milano tornarono i Vandals, in tour italiano con
l’album ‘Hollywood Potato Chip’ per quattro date, assieme a due
giovani band del roster della Kung-Fu Records, ovvero gli
Underminded e The God Awfuls (questi ultimi in sostituzione degli
Audio Karate, che purtroppo saltarono all’ultimo).
.
Pioggia continua e temperature basse non potevano fermarci, io &
Ange, solita e consolidata “coppia del punk-rock-show”, ci
accordammo chiaramente e come al solito per partire con buon
margine e arrivare al locale presto, anche perché… non era
Milano, ma Sesto San Giovanni.
Chilometricamente più vicino a Bergamo rispetto a Milano, ma
tecnicamente forse più difficile da raggiungere, utilizzando
memoria fotografica, toponomastica e… Tuttocittà! (quindici anni
fa ancora non sapevamo, almeno io, cosa fosse il navigatore
satellitare…)
Insomma, eravamo arrivati all’Indian’s Saloon trovando pure un
parcheggio a pochi metri dall’ingresso, che sarebbe stato da
dipingere in un quadro per quanto era sfacciatamente “di culo”.
Una piccola coda all’ingresso, dopodiché una volta entrati nel
locale, subito due domande esistenziali:
a) Quel palco è piccolissimo, ma suonano lì ?
b) Siamo in pochissimi, forse perché è presto ?
In realtà era anche presto, ma il motivo per cui fossimo pochi e in
verità non fossimo poi arrivati neppure a 50 persone durante il
concerto, era per altri motivi: i Vandals a dicembre 2004, quindi
circa un paio di mesi prima, erano stati in Iraq a fare un concerto
per le truppe americane… di conseguenza la “scena” iniziò a
infamarli (soprattutto in italia) e molti, seppur fan, decisero di non
andare (più) a vederli.
Insomma, noi siamo lì, siamo presi bene, ci beviamo qualcosa e
scambiamo due parole davanti al banchetto del merch, dove ogni
band ha i propri dischi, magliette e felpe (…bei tempi… oggi a
momenti i dischi delle band non si trovano manco sul sito
ufficiale).
Qualche luce che si spegne e il rumore elettrico di un mezzo
accordo di chitarra è il segnale che precede l’inizio di una serata;
ci portiamo davanti al palchetto dove stanno per iniziare gli
Underminded e…” oh … ma hai visto ? Non ci sono le transenne
… e adesso, dove cazzo mi appoggio io ? “
(dal 2000, io guardo tutti i concerti appoggiato alla transenna in
prima fila, sul centrosinistra, non in mezzo perché arrivano più
stage-divers o stage-crowders, non sulla destra perché è
scientificamente provato che affluisce più gente da quel lato, non
troppo a sinistra altrimenti ti becchi lo spilungone di 2,15 che con
collo, braccia e mani ti copre il 70% della visibilità)
In effetti, in un concerto punk, faceva molto strano non vedere
neppure una transenna tra il pubblico e la band, che peraltro si
esibiva su un palchetto alto forse neanche mezzo metro.
Forse a un certo punto ci eravamo anche detti “ma sì, con le prime
band sarà così, poi arriverà gente, inizierà il casino e coi Vandals
le metteranno, SICURO”.
Passano gli Underminded, presi bene e rapidi, salgono i God
Awfuls, molto più esperti e coinvolgenti, finiscono il loro set bello
tirato e conciso … ma niente, transenne non se ne vedono.
Chiedo a uno dei due buttafuori presenti (sosia quasi perfetto di
Fletcher dei PW peraltro) se è così che suoneranno anche i
Vandals… “sì, perché?” … AH.
Ok… mettiamola così: se quella sera all’Indian’s Saloon si fossero
presentate 150 persone, qualcuno di noi sarebbe finito in
ospedale, ma già dopo 2 pezzi dei Vandals: l’aria nel frattempo si
era rarefatta, considerando che era febbraio e il locale era mezzo
vuoto, fa capire come e quanto fossimo freneticamente compressi
sotto, anzi ormai SOPRA quel palco.
Pogo sfrenato, senza pace se non durante l’annuncio tra un pezzo
e l’altro, appena partiva a dare i quattro Derek Grant (quello
stronzo di Josh Freese era in tour o in studio coi Nine Inch Nails, ci
avrebbe detto Joe Escalante più tardi al banchetto), partiva
l’annesso finimondo.
E senza transenne, come facevano i buttafuori ?
A domanda rispondo: usavano le mani.
Con le braccia protese in avanti e le mani aperte tipo action-figure
di Hulk Hogan degli anni ’90, c’era Fletcher che ribatteva e
spingeva indietro la gente a gruppetti di 3/4 per volta, nel
frattempo ci ritrovavamo proprio davanti a Warren Fitzgerald che
se la rideva quasi da demente, a ripensarci adesso il concerto fu
veloce, ma in quel momento sembrava durasse da ore.
Livello massimo di delirio, come al solito, fu quando lo stesso
Warren si ritrovò nudo come un verme, nel bel mezzo di ‘It’s A
Fact’, prima di riattaccare con l’assolo.
Ovviamente, col passare della scaletta e del marasma, diventava
più difficile automantenersi in piedi, non avendo appoggi e anzi col
pavimento che dava i primi inesorabili segni di umidificazione… di
conseguenza, diventò anche più manesco Fletcher e arrivò il
secondo buttafuori a cercare di contenere con lui quella sfera
impazzita di gente, tra cui io e Ange in prima fila, ormai in una
lotta quasi perenne con chi spintonava, chi ci fermava e il gradino
del palco da evitare.
Ormai si era anche stanchi e in certe fasi dello show quasi ci si
lasciava andare per un attimo, trascinati dal vento (o dalle manate
di Fletcher).
Eravamo un’enorme pletora di punkers sudati e maleodoranti,
infoiatissimi, che si muovevano quasi uniformemente a intervalli
da una parte all’altra della sala, come un branco di bufali nella
savana.
A un certo punto Ange è diventato il “gobbo” di Dave
Quackenbush … “ok… vedo che vi state divertendo… che canzone
volete sentire ?”
Ange alza la mano “My Girlfriend’s Dead!”.
“Ok.”
E loro partono con quella.
E noi ripartiamo a massacrarci.
Finito il concerto con un contuso serio (botta e sangue in testa),
per cui se non ricordo male fu chiamata l’ambulanza, noi stavamo
tutti bene.
Ma tecnicamente parlando, eravamo sderenati.
Felicissimi poi, perché dopo al banchetto avevamo chiacchierato
con Joe Escalante, che ci teneva a ringraziarci per essere venuti
chiedendoci se avessimo fatto molta strada e ci parlava appunto
del perché non ci fosse Josh alla batteria.
Due grandi “cinque alti” a Derek Grant che non avevo mai visto
all’opera coi Vandals e ovviamente ne era uscito da campione del
mondo.
E poi, al solito, con il fedele amico di sempre Ange, assalto al
merchandise: una felpa a testa, due magliette, il disco dei God
Awfuls e adesivi vari.
In questo preciso momento, i “feels” di questo post mi mancano
amplificati alla dodicesima… come penso valga per molti di noi e
voi.
Sopravvissuti a un concerto dei Vandals senza transenne,
we did it!
Koppo