The Fest Rule Is… Persimmon Collective

The Fest Rule Is… Persimmon Collective

La nostra rubrica The Fest Rule… ci porta ad una bella chiacchierata con Renny, chitarra e voce degli I Like Allie, collezzionista, appassionato di musica e… deux ex machina di una nuova realtà chiamata Persimmon Collective

1) Parlateci di voi: quando è nato ufficialmente il collettivo? Era qualcosa che bolliva in pentola già prima della pandemia o è stato ideato in tempi recenti?

Ciao! Innanzitutto, mi presento. Sono Renato. Di solito canto e suono la chitarra negli I Like Allie. Persimmon Collective è il nome che ho dato al mio progetto di organizzazione eventi, articoli su temi musicali che più mi piacciono ed etichetta discografica. Presto sarà anche distro dischi…o lo è già? (3 su 4 dei ragazzi di Irritate hanno sperimentato e credo possano confermare).

Ho voluto battezzarlo come collettivo” per renderlo accessibile e sfruttabile da chiunque abbia voglia di aiutarmi e unirsi a me nelle prossime attività che potrebbero nascere. La musica in generale, per quanto tocchi ciascuna persona in modo individuale, è spesso un’esperienza collettiva. Quindi considero parte di quest’avventura chiunque abbia collaborato facendo una locandina, facendo uscire un nostro articolo e persino ospitato a dormire band dopo un nostro concerto. Il progetto è nato ufficialmente nell’agosto 2021. Era da un po’ che volevo dare un nome alle cose che facevo nel mondo underground diverse da I Like Allie e, quando con il buon Luca Mazza di No Reason Booking (ora Out of Reach) si decise di portare Laura Stevenson in Italia, ho trovato che fosse l’occasione giusta per uscire con questo nome.

2.) Il primo evento “marchiato” Persimmon Collective sarà il 12 maggio al Bloom: parlare semplicemente di punk appare alquanto riduttivo visto l’ampio raggio stilistico delle band che vi partecipano. Dobbiamo dunque aspettarci un format decisamente moderno e più rivolto verso la roba nuova/meno catchy che gira nell’underground italiano (o comunque meno inflazionato rispetto ai soliti 7/8 nomi che si ripetono davvero ovunque) ?

Prendo la vostra domanda alla lontana. Per me, le quattro band che suonano al Persimmon Collective Festival sono punk. Sia per la loro attitudine DIY, che per le loro sonorità. Vero che volendo ogni band potrebbe poi collocarsi in un fantomatico sottogenere. Ma questo l’ho sempre trovato controproducente. Si parla spesso di scena frammentata e del fatto che chi va al concerto di tale gruppo non va al concerto di quell’altro. Quello che ho cercato e che cercherò di proporre nel festival è una line up eterogenea che possa lasciare lo spettatore con qualcosa in più che non aveva prima del concerto.

Vengo al festival per vedere i Barbed Wire che sono una band che sta più sul versante emo? Magari torno a casa catturato dalle melodie dei Limoges, band che, per quanto venga inquadrata nel mondo del 1234, sarebbe però alquanto riduttivo ascrivere interamente al ramones-core, se si pensa alle loro linee melodiche e chord progressions molto mid west. Tornando al punk: nel 2023 sarebbe sminuente ormai isolarlo solamente a una piccola fetta della musica underground. L’ha detto recentemente anche Fat Mike in un’intervista per il Punk Rock Museum. Il punk adesso non è più quello dei Ramones ma neanche quello degli anni 90. Continua a cambiare ed è sempre in evoluzione. Può piacere e non piacere, ma questo è soggettivo. La line up infatti l’ho fatta essenzialmente scegliendo band che nel corso degli anni mi hanno colpito suonando in giro con gli I Like Allie o che ho scoperto grazie ad amici che mi hanno consigliato bene. Quindi, quello che posso dirvi è che semmai ci siano future edizioni del festival (dita incrociate) potete aspettarvi sia band dalle sonorità punk classiche, sia band che, anche se col punk c’entrano meno, credo siano azzeccate per la serata. Saranno sicuramente gruppi che reputo validi e che meritano di diventare la vostra nuova band preferita. Ma ovviamente la catchyness ci sarà sempre. Per me è qualcosa di essenziale.

Piccola precisazione per i lettori di Irritate People. Questo sarà tecnicamente il secondo concerto sotto il marchio Persimmon Collective. Il primo è stato il 7 maggio 2022, quindi esattamente un anno fa, al Joe Koala. La band Proper. (Big Scary Monsters-Father/Daughter Records), gruppo americano con un sound a cavallo tra punk, indie ed emo, aveva bisogno di una data nel nord Italia ed assieme ai Dags! abbiamo organizzato una serata per loro che è venuta molto bene.

3.) Ispirandoci al vostro simbolo/logo: per quanto riguarda il piano organizzativo e gestionale degli eventi, l’Italia è ancora “la terra dei cachi” ?

Mah, vi dico, avendo organizzato date poche volte mi sento ancora un po’ alle prime armi. Pertanto, per quel poco che ho visto, sia con la mia band I Like Allie che in altri contesti organizzativi, forse mi posso considerare fortunato di essermi interfacciato spesso con locali e promoter molto ben disposti e capaci.

Ovviamente non nego che ci sono state volte che ho proposto band un po’ troppo sconosciute o con un sound non proprio immediato e mi sono trovato senza appoggi e a dover dire di no ad alcuni artisti.

4.) Ipotizziamo che tra un anno avrete fatto il botto e avete in tasca il gruzzoletto: il Persimmon Collective Festival 2024 lo fate al Carroponte chiamando Nofx e Pennywise oppure si rimane low profile (si fa per dire) e lo rifate al Bloom chiamando Frenzal Rhomb e Pears?

Bello sognare! Innanzitutto ci tengo a precisare che questo è un progetto nato dalla mia passione per la musica DIY e per poter fare un concerto dove posso far suonare band valide e con mentalità simili. Quindi l’idea del gruzzoletto è ben lontana dalla mia visione. Non posso escludere che in astratto avere un bel fondo cassa per poterci permettere di chiamare artisti che non vediamo così spesso in Italia sarebbe bellissimo. Ecco, però non chiamerei i soliti noti che tanto so che vengono già tramite altri canali. Mi butterei più su band mai venute in Italia, che credo possano essere azzeccate per il festival. Quindi, per rispondere alla tua domanda, forse rimarrei su una dimensione più Bloom, dove ci si sente a casa, chiamando… che ne so: Joyce Manor, Paint it Black e Cat Bite? Line up perfetta.

5.) Sono usciti dei resoconti molto interessanti a nome vostro sulla fanzine UP, una delle vere e proprie rivoluzioni editoriali underground del nostro Paese: è un lavoro individuale o fondete esperienze comuni in un unico format ? Per inciso, a noi piace un sacco.

Grazie, apprezzo molto le belle parole che ho ricevuto sia da voi che da altri amici. E mi spiace non essere riuscito a far parte della prima uscita del nuovo formato della rivista, ma purtroppo quando ci sono troppe cose che bollono in pentola qualcosa si perde per strada. Gli articoli su Up Zine sono frutto di un lavoro individuale nato principalmente per condividere le mie riflessioni su canzoni, band etc. Mi sono trovato spesso a parlare per ore con amici di discografie, di sound di dischi iconici, di significato di certi testi, di cambi di formazione preoccupanti, e così ho pensato che potesse essere interessante mettere giù tutte ‘ste cose per iscritto.

Avevo una mezza idea di cominciare un blog, sempre sotto il nome Persimmon Collective. Poi l’idea del blog non si è mai realizzata ma fortunatamente arrivò il buon Alberto Canale che mi ha dato la giusta spinta con questa nuova zine, proponendomi di scrivere qualcosa al suo interno. La scrittura è molto personale: parlo essenzialmente di pensieri sulla musica che amo, di band con cui sono cresciuto e di come sono cambiato io nel corso della mia relazione con loro. Fa un certo effetto pensare a cosa ti passava per la testa quando ascoltavi per la prima volta The Greatest Story Ever Told rispetto a quando l’ascolti adesso. Così come pensare a certi dischi per cui il tuo palato musicale non era pronto ma che recentemente ti rendi conto di non poterne fare a meno. Parlo quindi di nostalgia-core. Spero di poter continuare al più presto con Up Zine perché Alberto e gli altri che ci collaborano sono persone squisite e veri appassionati di musica.

6.) Il Punk Rock Museum di Fat Mike: chiudiamo gli occhi e immaginiamo per un attimo di “trasportarlo” in Italia: secondo voi, sarebbe fattibile oppure totalmente improponibile, e in che percentuale? E perchè, in entrambi i casi?

Allora la trovo una domanda molto interessante specialmente perché, come detto sopra, ho appena visto un’intervista in cui Fat Mike espone dettagliatamente il contenuto del suo museo. Quello che mi ha colpito in positivo è stata la politica della “inclusiveness”, nel senso: hanno optato di non giocare il ruolo di “punk rock police”, cioè del mettersi a giudicare quello che è propriamente punk e quello che non lo è. Pertanto, oltre alle classiche band tipo Germs e Pennywise, che senza dubbio sono punk, troviamo al museo anche band tipo Good Charlotte e Story of the Year, che Mike ha voluto includere sebbene il loro sound non sia prettamente punk. Sono però band che vengono dal punk e che amano il punk. Discorso quindi che ricorda un po’ quello che vi dicevo sopra quando parlavo del raggio stilistico del Persimmon Collective Festival.

Partendo da questi presupposti, secondo me un Punk Rock Museum in Italia sarebbe fattibile, perché ormai il punk in Italia ha una storia che non si ferma più alla musica underground, ma che troviamo nel mainstream, nei libri e persino al cinema. Adotterei però anche qui da noi la politica dell’“inclusiveness”, per poter mettere in risalto le numerose sfaccettature ed evoluzioni di sound che il punk ha avuto qui da noi.

Grazie infinite per il vostro tempo e spero vedervi il 12 maggio al Bloom.

Grazie a Renato

Ecco dove trovare maggiori info sul Festival e su Persimmon Collective:

FB: https://fb.me/e/VcxNJ0vq

Prevendite: 

https://www.mailticket.it/evento/37720?fbclid=IwAR3XKbzRk0P-I3MNSDs7VX6dGiofWuUwJN4Ev2PqYrNjOJ1yOl0ujXcQx-Y

Grazie a Koppo per le domande

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