Rancid – Tomorrow Never Comes (Hellcat Records/Epitaph Records)

Rancid – Tomorrow Never Comes (Hellcat Records/Epitaph Records)

Ci sono band che, per ciò che hanno fatto negli anni, per ciò che sono riusciti a dare al pubblico e al legame che hanno creato con esso, diventano delle istituzioni, delle leggende. I Rancid sono senza dubbio una di queste band. 

E quando una band diventa una leggenda è difficile non farsi influenzare da questo quando si ascolta un nuovo album. Questo perché ti sono entrati nel cuore, sono una parte di te, della tua esperienza e si tende a perdonargli tutto perché… sono i Rancid!

Recensire questo Tomorrow Never Comes è compito doppiamente arduo poi perché il disco è uscito il 2 giugno, lo stesso giorno del concerto che la band californiana ha tenuto allo Slam Dunk Festival a Bellaria, a cui ho avuto il piacere di partecipare. Uno show pazzesco, con Tim e compagni in grande spolvero, dove tra l’altro la setlist si è concentrata sui dischi degli anni 90, …And Out Come The Wolves e Let’s Go su tutti. Dopo un concerto così era inevitabile tornare a casa super carico di ascoltare il nuovo materiale e con aspettative altissime, probabilmente troppo.

Anticipo già il mio giudizio finale sul disco: Tomorrow Never Comes è per me un disco mediocre, con pezzi molto buoni (pochi), pezzi decenti e altri skippabili.

Prima dell’uscita del disco si vociferava che Tomorrow Never Comes potesse essere un successore di Rancid 2000, l’album più incazzato e in-your-face della loro discografia. Questa teoria era supportata dall’ascolto dei primi singoli (la title track e Don’t Make Me Do It) che effettivamente potevano far presagire un disco aggressivo, e le grafiche che ricordavano appunto quelle del secondo self titled.

A conti fatti, si può dire che questa teoria fosse errata. Il disco contiene sì pezzi duri e immediati ma questi si limitano a essere due o tre a fronte di 16 tracce totali.

Il mood del disco mi ha ricordato molto di più un mix tra Honor Is All We Know e Troublemaker.

Molte canzoni hanno melodie molto semplici, oserei direi sempliciotte, quasi che fossero state scritte per il progetto solita di Tim e poi “rancidizzate” successivamente. Il fatto che Tim sia voce solista nella maggior parte dei pezzi, sembra confermare questa mia ipotesi.

Alcune canzoni poi hanno un gusto melodico che ricorda il folk americano, vagamente irlandese e piratesche o da guerra di indipendenza americana (It’s A Road To Rightousness, New American, The Bloody and Violent History), non a caso talvolta mi hanno ricordato i Dropkick Murphys.

Magnificent Rogue ha un ottimo riff iniziale e una strofa efficace ma poi si perde nel ritornello. Stesso discorso si può fare per la conclusiva When The Smoke Clears con una buona strofa ma un ritornello che fa cadere le braccia.

Al contrario Eddie The Butcher ha un ritornello interessante in maggiore con note in minore mentre la strofa è totalmente inesistente.

È come se la buona intuizione di una melodia non riesca a tradursi in una canzone completa, lasciando l’amaro in bocca.

Discorso a parte per Mud, Blood & Gold, per me la canzone meno riuscita del disco, che tenta di rievocare il mood di Rancid 2000 ma non centra l’obiettivo. Il fatto è che le canzoni brevi e incazzate di R2000 erano efficaci perché sparate una dietro l’altra senza pause. La forza di quei brani non era (solo) il fatto che fossero buone canzoni ma il fatto che fossero posizionate una in fila all’altra e buttate in faccia all’ascoltatore. Questa invece, così come Don’t Make Me Do It, è isolata e non rende affatto come Don Giovanni o Disgrunted.

Più efficaci invece la title track, che inizialmente non mi aveva fatto impazzire ma successivamente l’ho rivalutata molto, Devil In Desguise, anche questa semplice ma più riuscita in generale, Prisoner Songs e Live Forever.

Anche Hear Us Out, One Way Ticket e Drop Dead Inn sono buone canzoni ma sembrano un po’ buttate lì. L’espressione che mi viene in mente dopo averle ascoltate è: “tutto qui?”

In ogni caso non riesco a trovare una canzone che possa finire sicuramente fissa nella scaletta dei concerti. La stessa sensazione l’avevo avuta ascoltando Honor Is All We Know e non a caso in questo tour non viene eseguita neanche una canzone da quel disco.

Tomorrow Never Comes è un disco da buttare? Assolutamente no, però in una ideale classifica penso finirà tra le ultime posizioni di molti. Quando sei una leggenda l’asticella è fissa in alto e non è assolutamente facile (direi quasi impossibile) tenerla così in alto dopo 30 anni di onorato servizio.

Ma tanto, si sa, alle leggende perdoniamo tutto.

Frankie

Tracklist

  1. Tomorrow Never Comes
  2. Mud, Blood, & Gold
  3. Devil in Disguise
  4. New American
  5. The Bloody & Violent History
  6. Don’t Make Me Do It
  7. It’s a Road to Righteousness
  8. Live Forever
  9. Drop Dead Inn
  10. Prisoners Song
  11. Magnificent Rogue
  12. One Way Ticket
  13. Hellbound Train
  14. Eddie the Butcher
  15. Hear Us Out
  16. When the Smoke Clears

Un pensiero riguardo “Rancid – Tomorrow Never Comes (Hellcat Records/Epitaph Records)

  1. Mavvà! Quest’album non è un capolavoro ma di sicuro finirà al top delle classifiche di quest’anno. Volenti o nolenti i Rancid tirano sempre fuori dei grandi pezzi. Band incredibile!

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