Discomostro+Bad Frog+Au Revoir Sofia+Collisione @ Lake ‘n roll Beer Fest Spinone al Lago (BG)
Il racconto di una trasferta lacustre della nostra nuova penna SamuTuriom
Cronaca della mia prima volta.
No, non di quella prima volta, intendo della mia prima volta sul lago d’Endine, al Lake N’Roll Beer Festival, giunto ormai alla sua Quarta Edizione.
Quattro giorni di punk-rock, birra artigianale e griglia in riva al lago; se qualcuno ci vede dei difetti, mi avvisi.
Sarebbe stato figo presenziare tutti e quattro i giorni, ma per varie ragioni ho potuto esserci solo la sera del venerdì, con questa squisita lineup: Collisione – Au Revoir Sofia – Bad Frog – Discomostro.
Andiamo per tappe.
Partenza da Verderio (LC) con una temperatura percepita di circa 45°C: canottiera, occhiali da sole e borracciona Quechua da 2l, che mi ha tenuto compagnia per la prima mezz’ora di macchina, passata perlopiù fermo nel traffico del dopo-lavoro del venerdì sulla tangenziale di Bergamo; locus amoenus se ce n’è uno.
Stessa sorte per il traffico dati di Iliad, esauritosi senza pietà nei pressi di Trescore Balneario, da cui ho dovuto procedere senza navigatore e tra ondate di grandine e pioggia a intermittenza.
Arrivo comunque a Spinone a Lago e devo dire che il posto è meraviglioso: un paesino tranquillo, poco affollato e in riva a un lago dai colori pazzeschi, incastonato tra le montagne. Anche il clima, finalmente, assomiglia a quello delle Alpi Orobie e non a quello del Coachella.
Faccio giusto in tempo ad acclimatarmi, comprare qualche token, scambiarli per una pizza e una birra e sedermi al tavolo, che inizio a scorgere tutti i protagonisti della serata: c’è il tavolo Bad Frog, da cui arrivano rumori molesti e risate incontrollate; c’è il tavolo degli Aurevoir Sofia, che invece è molto più sobrio e composto (in apparenza); c’è Carlame, che parla amichevolmente con tutti, come se fosse una persona normale e non un extraterrestre che, come i Monstars di Space Jam, ha rubato il talento di chissà quanti e quali artisti e da trent’anni sforna mazzate hardcore a ripetizione.
Ma veniamo alle esibizioni, che sono la parte più succosa della serata.
Tocca ai COLLISIONE aprire le danze della serata e direi che si inizia abbastanza con le marce alte. Il quartetto propone un hardcore abbastanza vecchio stile, con ritmiche serrate, batteria martellante, power chord come se piovesse e voce urlata. Poca melodia, pochi orpelli, ma tanto cuore per una bella mezz’ora di sudore e rabbia.
I brani proposti sono tutti presi dal loro unico album, “L’era dell’odio”, uscito lo scorso febbraio, senza etichetta, interamente autoprodotto: “Brusco Risveglio”, “Infame” e “L’età dell’odio” sono gli unici brani che conoscevo anch’io e devo dire che hanno avuto una buona resa. Impossibile non riconoscere nel loro suono una forte influenza degli Skruigners, che i nostri hanno anche omaggiato con una cover di “Pezzi Bui”, forse sapendo che tra il pubblico c’era anche chi quella canzone l’ha scritta (vi rimando all’extraterrestre di poche righe sopra).
Unica pecca: pubblico poco numeroso e un po’ freddino, che si è tenuto a debita distanza dal palco; mi aspettavo un supporto maggiore.
Dopo l’avvio dei Collisione, tocca agli AUREVOIR SOFIA (per chi non lo sapesse, si legge come la capitale della Bulgaria) tenere alta la tensione e non far calare il ritmo. Il quintetto, che se non ho capito male proviene da Cinisello (che è meglio di Cusano Milanino, ma non è meglio di Spinone al Lago) propone una miscela di punk-rock classico all’inglese, con sonorità a volte vicine all’emo e a volte più simili ad altre esperienze moderne di hardcore melodico; io, per esempio, ci ho rivisto alcuni rimandi (ahimé) ai Turnstile.
Sebbene non fossero proprio la mia cup of tea e ammetto di non averli mai ascoltati prima, ho apprezzato molto l’energia che ci hanno messo e anche le numerose variazioni ritmiche all’intero delle loro canzoni. In due o tre momenti, ci sono stati degli stacchi chitarra-batteria davvero tosti, dove io mi sono ritrovato a fare dell’headbanging selvaggio come il Maurizio Costanzo dei giorni migliori.
Nota di merito: il cantante che, durante un intermezzo strumentale, si è arrampicato sui sostegni del palco fino a raggiungere il montante; mi ha fatto ricordare quanto sia bello avere vent’anni.
Finita l’esibizione dei ragazzi di Cinisello, arriva il momento dei nostri amatissimi BAD FROG, che non sono di Milano e neanche di Lodi. Lo spazio sotto al palco inizia (finalmente) a riempirsi, qualcuno (tra cui il sottoscritto) prende posto a ridosso delle transenne e l’ignoranza, come l’afa estiva, riprende a serpeggiare: dietro di me un ragazzo indossa la canottiera della LIDL e il suo amico i calzini del nostro supermercato preferito.
Il soundcheck è finito, forse no, forse ci sono ancora dei problemi tecnici, probabilmente l’audio non è ancora calibrato bene. Nel dubbio, si parte subito a razzo con “Ivana”, che è la traccia di prova secondo Ugge, mentre seconde Berte è la loro prima traccia; insomma, non si capisce già più un cazzo. Tutto regolare, se sei a un concerto dei Bad Frog.
Da qui in poi, è tutto in discesa con i quattro di Codogno che iniziano a sciorinare uno dietro l’altro diversi pezzi dal loro ultimo album, “Ho bevuto troppo pogo”, intervallati dagli altri pezzi storici dei due album precedenti (“Mi si è indurito il pane” e “Ti auguro tante belle cosce”). Ecco allora che si va con “Giorgio Corvino”, “L’Escort del 96”, “Rozza Pamela”, “Il bidello”, “Arachidi”, con in mezzo le immancabili “Clotilde vs Matilde”, “Alice escile”, “Voglio fr la ballerina”, “Milano Spacca”, “Bomber del bancone”, “Viola”.
Punk-rock a mulinello sparato a 300 all’ora, senza soluzione di continuità, con un’unica pausa richiesta da un Paolino in evidente difficoltà respiratoria, dopo aver eseguito un ballo di sua invenzione che, mi pare inevitabile, sarà il nuovo ballo dell’estate sulla riviera romagnola. Astenersi tedeschi con le calze e i sandali.
Il pogo sembra inizialmente timido, fin quando Paolino dichiara: “Questo è il momento pogo della serata” e subito parte “Giusy”. Da questo momento, per me sono solo delle gran mazzate nella schiena, sui fianchi e sugli avambracci. E la situazione non migliora con “Mi son strappato i peli del naso”.
In totale, poco meno di un’ora di Bad Frog in ottima forma, che si dimostrano sempre più degli animali da palcoscenico, avendo anche già superato la prova del fuoco del Carroponte coi NOFX (c’ero anche in quell’occasione).
Piccolo intermezzo prima dei Discomostro. Vado in riva in lago a prendere un po’ di fresco, mi giro e vedo Paolino che fuma e mi fa dei cenni (non ci eravamo mai incontrati prima). Gli faccio i complimenti per il concerto, lui mi ringrazia e parliamo un po’ dell’esibizione. All’improvviso si fa serio e mi confida: “Non avrei dovuto fare quel balletto, mi ha distrutto”. Scopro che è praticamente mio coetaneo, quindi lo invito a riprovarci anche in altri contesti e lui mi dice, sconsolato: “Ho 36 anni, ma il fisico di un 90enne” poi si ferma, sospira, fai un tiro di sigaretta, un sorso di birra e di colpo non è più serio. Non provateci a capirlo.
Salutato Paolino e ripreso posto in prima fila, si riabbassano le luci per l’ingresso dei DISCOMOSTRO, che avevo visto poche settimane prima alla presentazione del loro ultimo disco al Bloom (Mezzago). Se alla presentazione di “Oh no” Carlo e soci erano sembrati un po’ “ingessati”, forse in ansia da prestazione, qui al Lake N’ Roll sono in tiro da paura e piazzano una performance di primi della classe.
“Ciao, io sono Carlo e sono il peggiore cantante punk in circolazione”: l’inizio è già tutto un programma. Stasera non si fanno prigionieri.
Si parte, anche per loro, coi brani dall’ultimo album: a “Nudo” il compito di spianare la strada a tutti i pezzi che verranno dopo. A seguire, infatti, arrivano “Persi”, canzone che amo da matti e sulla quale ho fatto un peccato mortale, che è disertare il pogo per fare un video; “Tuttocchei”, “Peperoni”.
Carlo è una furia e a ogni canzone ci spinge giù, sempre più giù, nel suo inferno che è uguale al nostro: “Mostri” e la repressione dell’omosessualità; “Gennaio” e gli stati d’animo depressivi; “Giada” e la difesa del suicidio. Il momento è catartico, davvero. E fa quasi male.
Piccola pausa, tempo di una birra a lato del palco, e si riprende subito. Ancora più forte, ancora più in basso.
“Ciao, io sono Carlo e nella vita non ho vinto mai niente”, il ritornello che abbiamo cantato quasi tutti, una volta nella vita. Poi si torna sui pezzi dell’ultimo album, “Tornerò” e “Buonjorno”, prima di chiudere, serenamente, con “Funerale” (del cazzo).
Applausi. Silenzio. E poi ancora applausi.
Applausi per chi è venuto, applausi per i gruppi che hanno suonato, applausi per gli organizzatori del Lake N’ Roll.
Le luci si spengono, ci si asciuga il sudore con la canottiera e ci si avvia tutti a prendere l’ultima birra coi pochi token rimasti.
È passata la mezzanotte, c’è ancora un’ora di strada per tornare casa, senza navigatore.
Però quanto cazzo è bello il punk-rock?
SamuTuriom
Concludiamo con qualche selezionato pensiero a cazzo del nostro mitico Dan
– Selezione delle band moooooolto furba: dai ragazzi che il potenziale ce l’avete e per l’anno prossimo vi si vuole più audaci con qualche nome esotico
– Standing ovation meritatissima allo stand delle caramelle che con un pulsante ha avviato e completato la chiusura automatica delle proprie tende
– Finalmente ho visto i Sófia dal vivo: approvati anche se non ho capito perché il cantante si è arrampicato sulla struttura che teneva in piedi il palcoscenico
– Anche quest’anno risponde presente all’appello la selezione di rappresentanza dei dipendenti Lidl per il concerto dei Bad Frog
– L’acqua del lago è bagnata solo perché ha visto il Premo indossare gli occhiali da vista
– Paolino Bergonzoni annunciato come nuovo conduttore di Geo su Rai3: geografo mancato!
– Un giorno mi dovrete spiegare perché viene messa la transenna sottopalco se poi come tutti gli anni si finisce molestamente ad abbatterla a suon di spallate
– Basta con questo sistema dei token per pagare in cassa!!!
– Ma la statua alta un metro e ottanta dalle sembianze di uno gnomo è frutto di un mio inavvertito consumo di acido o c’era davvero??
– Il menestrello Piccoli (Piccoli Bigfoot) si conferma indiscussa creatura folkflorista della mitologia bergamasca
– La pioggia arrivata a concerti ormai terminati era bagnata solo perché ha visto il Premo indossare gli occhiali da vista
– Il Sindaco di Oriano assente ingiustificato
– Meno male che guida il Carlame al ritorno (come sempre)
– Ma Barcella dov’era?
Dan