SLENDERS – ANGRY YOUTH

SLENDERS – ANGRY YOUTH

Il nostro Frankie, grazie ai potenti agganci politici di irritatepeople, ascolta in anteprima il nuovo album degli Selenders, ecco cosa ne pensa…

Ascoltando le prime due canzoni di questo Angry Youth, verrebbe subito da classificare l’album e la band in qualche categoria predefinita, lasciando prevalere il già saputo.

Invece andando avanti con l’ascolto si scoprono i tanti tasselli che compongono il sound del gruppo.

Ma prima di analizzare il disco, vediamo qualche info sulla band, per me sconosciuta fino ad ora.

La band nasce nel 2013 in Sardegna e, dopo vari cambi di formazione, si spostano a Milano per trovare terreno fertile per la loro musica fino a pubblicare nel 2017 il primo ep NuBorn. Ora sono in procinto di far uscire il primo disco, appunto questo Angry Youth, per l’ottima Thisiscore! il 15 febbraio 2019.

Come già accennavo, l’album in questione è ricco di spunti e influenze che emergono qua e là per tutta la sua durata, riuscendo però a mantenere un buon livello di originalità e qualità compositiva.

Sicuramente ci troviamo davanti a un lavoro in cui melodia e velocità sono i protagonisti, declinandosi appunto in modi diversi.

Le prime due tracce si rifanno a uno stile malinconico, “emo” in senso ampio che richiama un po’ ai Millencolin (per le melodie) e Satanic Surfers (per la velocità d’esecuzione).

Diversa è invece Broken Bones che potrebbe essere senza problemi una canzone dei Lagwagon, mentre le successive Better Off Dead (una delle mie preferite) e Nastya rimandano a un suono più pop-punk e addirittura easycore.

Quando pensi di aver ascoltato tutto, parte ZAH, la sesta traccia: una canzone hardcore fatta e finita che in 38 secondi mette in chiaro che gli Slenders fanno un po’ quello che gli pare.

A questo punto si capisce effettivamente che i 3 ragazzi non sono incasellabili in un genere (pop-punk? melodic-hardcore?), né tantomeno vogliono esserlo, ma spaziano in vari ambiti, facendo incursioni ora in questa, ora in quella sonorità. E non si pensi che il risultato sia un pastrocchio senza capo né coda: il lavoro si presenta variegato ma non confuso, i ritornelli sono per lo più efficaci e si ricordano dopo pochi ascolti.

Per non farsi mancare nulla, tra le 10 canzoni presenti sul disco, riescono ad infilarci pure una cover: un’inaspettata Boys Don’t Cry dei The Cure, come a ribadire il vasto bacino da cui attingono la loro ispirazione.

Per concludere, gli Slenders superano più che egregiamente lo scoglio del primo album. Sono curioso di vedere come il sound si evolverà nel tempo.

Nel frattempo aspettiamo di vederli live e la prima occasione, almeno per me, sarà di supporto ai Teenage Bottlerocket il 29 aprile all’HT di Seregno.

Frankie

Tracklist:

1.       Close To

2.       Sandpaper

3.       Broken Bones

4.       Better Off Dead

5.       Nastya

6.       ZAH

7.       Angry Youth

8.       Boys Don’t Cry

9.       Young Blood

10.   Dreams And Memories

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