Mostropatia Release Party: Discomostro – R.a.W – Hobos – Overcharge – Toxic Youth – Aurevoir Sofia – Menagramo @ CSA Baraonda, Segrate, 19/03/22

Mostropatia Release Party: Discomostro – R.a.W – Hobos – Overcharge – Toxic Youth – Aurevoir Sofia – Menagramo @ CSA Baraonda, Segrate, 19/03/22

Grazie a Franz Mazza per le foto

Se c’è una band che negli ultimi anni ha seminato tanto e raccolto tanto, quelli sono i Discomostro. Il loro ultimo album, Mostropatia, è stato un grande ritorno e li ha stabilizzati tra le hot bands della scena italiana attuale.
Dati questi presupposti e aggiungendo il fatto che questa settimana di metà marzo ha coinciso di fatto con la ripresa ufficiale dei concerti, l’hype intorno a questo release party era veramente altissimo! Professional Punkers ha messo su un festival con i contro cazzi, grazie alla ricchezza e varietà di band che ha risposto alla chiamata e alla location che invita all’aggregazione come una volta!

Tutto molto bello. Peccato che per noi di Irritate People sembra che il mondo si sia organizzato per impedirci di andare a questo maledetto concerto: uno con il Covid, uno al lavoro, uno bloccato a casa a tenere i bambini perché la moglie lavora… io sembravo l’unico superstite da questa disfatta quando la sera prima mia figlia ha avuto la brillante idea di farsi venire gli ossiuri (se non sai cosa sono ti lascio il link di Wikipedia, così ti fai una cultura!).

Alla fine riesco ad andare ma questo inconveniente mi fa perdere le prime due band. I Menagramo erano dimezzati causa Covid ma mi hanno assicurato che Walter da solo ha spaccato; speriamo non si monti la testa e non avvii la carriera solista! (si scherza)
Anche gli Aurevoir Sofia erano orfani del bassista, a casa con il Covid, e perdermi il loro concerto è stato il rimpianto più grande della serata. La cosa positiva è che alle 20:00 (l’ora di inizio dei concerti) c’era già diversa gente e questo fa molto piacere.

TOXIC YOUTH
I Toxic Youth, hardcore band di Milano dal 1990, scaldano per bene il pubblico del Baraonda e sotto il palco si intravede un timido pogo, fervente ma limitato nel numero di partecipanti. Non conosco molto il repertorio della band ma lo show è coinvolgente, penalizzato però dall’acustica del locale che appiattisce tutto e rende poco distinguibili le canzoni, almeno per un neofita come me.
La band trasuda esperienza, la macchina è ben oliata e la capacità tecnica di tutti i membri è evidente. A mio parere il punto debole, riscontrato soprattutto su disco, è la vocalità di Ale e l’inglese non propriamente fluent. Il cantante però sa come tenere il palco e come intrattenere il pubblico, tanto da far passare in secondo piano i difetti.

Da rivedere con acustica migliore.

OVERCHARGE
Olona Wasteland Metal-Punx: praticamente i Motörhead sotto acidi che si fottono i Discharge! Li avevo già sentiti di spalla ai Casualties qualche anno fa e mi avevano fatto una buona impressione. Il trio varesotto sale sul palco e decide di darci dentro con i volumi. Le casse iniziano a gracchiare e, se con i Toxic Youth il suono era piuttosto impastato, con gli Overcharge l’effetto motosega è assicurato!
Un po’ frastornato, decido di prendermi una pausa fuori e quando rientro la situazione è nettamente migliorata dal punto di vista dei suoni. Mi spiegano poi che si era rotto un ampli, prontamente sostituito in un attimo (grande organizzazione di Professional Punkers!)

Un treno inarrestabile.

HOBOS
Se finora la serata era andata bene, è con gli Hobos che decolla definitivamente. Appena i cinque barboni iniziano a suonare, si percepisce proprio una scarica che fa esplodere l’euforia del pubblico. Il suono della band di Venezia è compatto e pieno grazie alle presenza delle due chitarre. Basso e batteria completano il tutto, rendendo ogni canzone un assalto senza superstiti.
Il cantante vomita parole incomprensibili (sì, cantava in italiano) ma va bene così e l’unica cosa che si capisce sono i “Ghe Sboro” e “Che bella serata” che rivolge al pubblico tra un brano e l’altro. Più va avanti la scaletta e più compaiono sul suo volto segni di stanchezza ma insieme ad essa una soddisfazione incredibile per quello che sta succedendo sopra e sotto il palco.

Conoscevo e apprezzavo già questa band su disco ma vederla dal vivo in questa occasione e con questo mood è stato come scoprirli per la prima volta!

RAW
I Raw da Cagliari sono una di quelle band che esiste con lo scopo di disturbare e provocare. Disturbare le tue convinzioni, le tue certezze, su qualsiasi piano. Ed è quello che fanno anche dal vivo, per esempio presentandosi sul palco con un vestito da vescovo-sadomaso!
Anche loro per la serata hanno avuto qualche problemino di lineup: chitarrista e bassista “hanno paccato”, così come ci racconta il frontman della band Kambo, e sostituiti all’ultimo minuto con una ragazza che ha imparato a suonare i pezzi qualche giorno prima e un “metallaro di merda” (così definito da Kambo) che sembra sia/sia stato anche il chitarrista dei Biohazard (fonte: Ruggero Professional Punkers).
Il loro hardcore è grezzo e old school e, nonostante la formazione raffazzonata, reggono molto bene sul palco. Kambo è istrionico e attira su di sé tutte le attenzioni: difficile restare impassibili se uno si infila un plug anale con coda annessa durante il concerto…
Tutto nella norma finché, più o meno a metà scaletta, gli ampli improvvisamente smettono di funzionare! Panico, soprattutto all’idea che la festa possa finire lì! Passati alcuni minuti però si riesce in qualche modo a recuperare la situazione e il live riparte alla grande.

Se il mondo è come il bar di Star Wars, i Raw sono la band che ci suona dentro.

   

DISCOMOSTRO
Eccoci giunti ai Discomostro con un’ora abbondante di ritardo.
“Loro sono il futuro” (o qualcosa del genere) aveva detto Ale dei Toxic Youth sul palco del Baraonda qualche ora prima. In effetti non si può negare che i Discomostro, nel giro di pochi anni (il primo disco è di 6 anni fa), abbiano saputo non solo scrivere ottima musica ma anche ergersi a portabandiera del punk hardcore italiano. Non che sia mai stato un loro obiettivo o aspirazione, anzi, ma di fatto è così e il locale pieno ne è la dimostrazione. E allora la frase di Ale assume anche più significato se pronunciata da una band formatasi 26 anni prima.
Questa attitudine i Discomostro la trasmettono sul palco con la solita nonchalance di chi dà tutto perché non ha niente da perdere o perché non gliene frega niente di perdere o vincere.
Carlame si attorciglia il cavo del microfono alla gola, intorno alla testa, si butta a terra, gattona verso il pubblico e gli tende il microfono. Manuel alla batteria è indemoniato e picchia così forte che sembra che voglia bucare le pelli. Morla e Andy macinano riff in scioltezza, come in un meccanismo perfettamente oliato.
Si alternano, come prevedibile, pezzi da tutti e tre gli album e il pubblico non fa diversità di trattamento tra pezzi vecchi e nuovi: singalong e pogo costanti senza soluzione di continuità o momenti di calo.

Capibranco indiscussi.

      

Penso che questo concerto sia stata un’ottima ripartenza, con un’organizzazione perfetta nonostante i tanti imprevisti e tanta voglia di fare festa! Avanti così!

Frankie

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