All Over the map-Charlie

All Over the map-Charlie

Mi accingo a ascoltare questo EP di 4 brani (per la durata complessiva di 16 minuti , non esattamente “snello” per
essere punk-rock, la mia prima impressione).
Loro si chiamano All Over The Map (esistono/sono esistite almeno 4 band che si chiamano così, peace) e provengono da Torino… la band è composta da sei ragazzi e una ragazza.
Sì, sette elementi.
Ok, faranno rocksteady-ska o folk-punk, mi dico.
E niente, invece dalle casse dello stereo esce un prodotto pre-cucinato e preconfezionato a arte, ammiccante, ruffiano, asettico, perfetto e preciso per un reality musicale televisivo a caso.
Il primo pezzo, ‘ Daydream ’, che (forse) è il meno “difficile” tra i quattro proposti, grazie alla vocalità della cantante e
alla sua buona pronuncia in inglese, mi sta facendo pensare ai Paramore di Hayley Williams , se non fosse che
all’improvviso parte un inserto in italiano con una voce tediosa che farfuglia “hey bro io non lo so”, qualcosa di poco
chiaro, dando la stessa sensazione che avviene in auto, quando stiamo ascoltando un pezzo che ci piace ma
imbocchiamo una galleria e subentrano disturbi e rumori di fondo da altre frequenze.
Parte il secondo pezzo ‘The Kid And The Flower’ e ci sono voci campionate in perfetto “stile” trap all’italiana, ma che èsuccesso? Ho skippato su un altro disco?
No, sono sempre loro.
Voci altssime che coprono il tappeto sonoro (fatto di chitarre, basso, tastiere, batteria, campionamenti vari ma
sempre freddissimo), talmente alte da risultare fastidiose e che mettono in luce ancora di più il contrasto tra la voce
femminile in inglese e il “disturbo” in italiano… scelte artistiche, ma personalmente qua il gusto è davvero opinabile.
Insomma, ricapitolando: partono i Paramore, subentra Sfera, ogni tanto parte qualche assolo di chitarra alla Slash (il
chitarrista oggettivamente è molto bravo tecnicamente), il tutto inglobato in mezzo a suoni spesso finti creati in
studio, sempre cercando la necessità di inserire la “parte rap/trap” in quella “pop-punk melodica” (mi perdoni Larry Livermore per questa definizione applicata a questa band).
Premesso che non riesco a comprendere perché ci vogliano sette persone per concepire, suonare e confezionare un
prodotto del genere, sinceramente ho una paura: che questo sia l’ingranaggio di una nuova “riproposizione” del
punk-rock (ragazzi, fa male anche a me scriverlo, siate buoni) e che grazie a personaggi come Machine Gun Kelly ci si imbatterà sempre più spesso in queste paraculate da tredicenni.
Lo ammetto : l’orecchiabilità di un brano come ‘Daydream’ c’è , può rimanerti in testa.
Ma sembra tutto uno schema prefissato a tavolino per un target e un momento ben preciso.
Mi dispiace, perché tecnicamente i ragazzi ci sanno pure fare.
Spero vivamente che, se il progetto dovesse andare avanti, sfoci in qualcosa di davvero musicale e non artificiale.
Come direbbe Christan De Sica: ‘Ma che è ‘sta cafonata ?! ’

Koppo

TRACKLIST :
1. Daydream
2. The Kid And The Flower
3. Phear
4. Pawns On The Chessboard

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