Label Epoque: Flamingo Records
Per la prima uscita della nostra nuova rubrica, in collaborazione con i tipacci di doityourshop.com, abbiamo intervistato Alberto, boss di Flamingo Records (negozio e label)
– Sappiamo che l’etichetta è nata dall’omonimo negozio di dischi. Raccontateci però bene come è nata l’idea della label
C’erano realtà a Genova che ci andava di supportare, il sogno di una label in stile Lookout, Fat o SST è un richiamo talmente romantico che resistere è impossibile. All’inizio siamo partiti con gli Injection, i Cocks e la mia band, Gli Small Thing, poi sono successe tante cose e tante persone sono entrate nelle nostre vite, ad oggi sono felice che l’etichetta non abbia una direzione precisa, che non sia solo hardcore melodico o solo pop punk, abbiamo persino prodotto un gruppo che sfiora lo shogaze, i Gazed. Vogliamo dare uno spazio a chi ha qualcosa da dire e a chi ci crede davvero, a volte si punta male la propria fish (una sola, siamo poveri) e si crede in persone che considerano la musica un passatempo. Il punk rock è la nostra vita, non abbiamo letteralmente altro che dischi e film in dvd a casa, non ci interessa quasi altro se non vedere band dal vivo e stare con gli amici, era inevitabile che producessimo dei dischi prima o poi.
– Raccontateci il vostro rapporto con le band locali e la scena della vostra città
Direi che siamo stati adottati, io ed Emi ci siamo sempre un po’ fatti gli affari nostri, andando ai concerti assieme non ci siamo mai dovuti integrare, quando abbiamo aperto il negozio chi era nella scena ci ha accolto come se fossimo amici da sempre. Penso che in queste cose conti la sincerità e l’onestà. Una scena non è fatta di musica ma di persone e a Genova ci sono persone stupende. Il nostro punto debole, che considero un punto di forza a suo modo, è che non abbiamo una scena con gusti omogenei come in passato. Quando c’erano gli Ignoranti era tutto un po’ orientato verso quel tipo di punk rock, coi Kafka e i Downright si è passati tutti all’hardcore, oggi non ci sono due gruppi simili e da un certo punto di vista questo rende la città difficilmente etichettabile ma dall’altro ci regala una varietà che altrove non vedo e come detto prima questo si rispecchia sull’etichetta e le sue produzioni.
– Quale band siete più fieri di aver prodotto?
Ogni figlio è bello a mamma sua. Sono molto contento di aver dato delle dritte ai Santamaria, che si sono affacciati alla scena come dei ragazzini ed era importante che riuscissero a fare un disco. Quello che è venuto fuori è un album stupendo che sembra prodotto dalla Lookout dei tempi d’oro, anche grazie a Knezevic e al suo Velvet Worm studio, ha tirato fuori dei suoni credibili senza snaturarli. Poi ovviamente tutti sono stati mitici e non c’è un disco che non mi piaccia, la cosa più divertente è lavorare con il Dr K perché il genere si presta a baracconate di ogni tipo che noi da fan dei Misfits adoriamo e in più il Dottore è un maestro di cinema e musica, viene spesso a casa nostra a vedere un film della sua infinita collezione. Injecion e Cocks più che band di amici sono dei fratelli e arrivare a far uscire Arena, l’EP dei Cocks in un 2020 così grigio ha significato molto.
– Quale band sognate di produrre?
Sogno che un giorno arrivi una demo fatta da dei ragazzini che mi faccia contemporaneamente dire che sto ascoltando del punk e che allo stesso tempo sia assolutamente nuova e innovativa, a quel punto la mia missione sarebbe far conoscere quel gruppo a tutti e poi passarlo a qualche etichetta più seria.
In alternativa trovare un disco segreto di Jay Reatard ahahah
– Come scegliete le band a produrre: scegliete band che già conoscete, amici oppure gruppi che si propongono?
Per i Genovesi ovviamente la strada è quella di vedersi, assistere a prove o concerti e capire se ha senso una progettualità assieme. Per i gruppi da fuori vale il discorso demo, non accettiamo link o file. Masterizza un cd o copia una cassetta e mandamela per posta, questo screma subito i “culi molli” dalle persone con iniziativa. Siamo diventati un po’ più severi ultimamente con i gruppi da fuori, cerchiamo un minimo di novità, l’anno prossimo faremo uscire un lavoro dei Minus Hero che secondo me sono una mina e un album dei Coconut Planters che sono sicuro sarà apprezzato dal pubblico più legato ad Epitaph e dintorni.
– Visto che i dischi non si vendono più ha ancora senso avere un’etichetta discografica (e un negozio di dischi) nel 2020? Chi ve lo fa fare?
Economicamente no, è da fame, a livello di soddisfazione invece è impagabile. Avere un negozio significa vedere gente che si incontra, scambia idee e addirittura forma band. L’etichetta ha un po’ di carenze da parte nostra negli investimenti pubblicitari, il suo scopo sarebbe il pareggio di bilancio per produrre sempre dichi nuovi ma in realtà non ci riusciamo quasi mai. Sono però felice che esca roba nuova, non è nei miei piani produrre un disco di 20 anni fa e metterlo a 30 euro come fosse una ristampa dei Beatles, penso che poco a poco le persone che fanno parte di questo micro mondo che è il punk rock capiranno chi fa scelte etiche e da qualcosa alla comunità e chi no. Dicendolo penso al Punk rock raduno, a voi, a Radio punk a tutte le zine e le etichette in giro per l’Italia e chi organizza i festival (non li posso elencare tutti ma sapete a chi mi riferisco) che praticamente investono in una cosa che sanno già non li ripagherà del tempo, del denaro e della fatica spesa. Ti dirò di più, vorrei che queste persone ne avessero un ritorno economico in linea con gli investimenti fatti, se uno mi organizza un Distruggi la Bassa, si fa il culo, tiene prezzi giusti, ci lavora un anno e poi alla fine si mette in tasca qualcosa per campare mi fa molto più piacere che sapere che Facebook, piattaforma sulla quale facciamo i moralisti, si arricchisce vendendo i miei dati.
– Quest’anno del cazzo senza concerti ha paradossalmente dato una spinta alla vendita di dischi oppure ha peggiorato la situazione?
Di dischi “mainstream” sì, spediamo letteralmente ovunque ma la cosa potrebbe essere attribuibile anche al fatto che abbiamo un catalogo di usato sempre più bello e vasto. Purtroppo non è così per la label, non va malissimo ma non è come vorrei, gruppi come i Cocks meritano di vendere subito 300 copie di un cd a 5 euro anche solo grazie al passaparola. Il mercato è un po’ saturo di gruppi inutili che fanno un disco banale, lo butano nel mucchio e poi se ne fottono, questo tarpa un po’ le ali alle cose valide che non trovano respiro. Ecco, questo forse è un consiglio che do alle etichette, non fate uscire roba a cuor leggero, tutti hanno il diritto di suonare ma non è obbligatorio che facciano dei dischi, a volte un po’ meno è meglio.
– Consigliateci qualche band (magari nuova)
A parte la paraculata di farvi un giro su www.flamingorecords.it, ultimamente sto ascoltando tanto i New Real Disaster di Livorno, i Satanic Togas dall’Australia, Chain Cult greci e Leisfa liguri . Metto sempre roba nuova su questo podcast di una web radio genovese.
Thanx Albe!