Impossibili + Verne @Railroad Brewing Co. (Seregno)

Impossibili + Verne @Railroad Brewing Co. (Seregno)

Gli Impossibili al birrificio Railroad sono un’istituzione. Tipo Natale. Tipo la coda per andare in Valsassina una Domenica mattina d’Estate. Un rito.

Ovviamente dobbiamo presenziare. Partenza con RZR e un intruder semi-cieco per un infortunio sul lavoro (ma questo non gli impedirà la solita presenza “di rottura” al bancone e non solo) e ci rechiamo….ad un’altra festa! Si, il piano diabolico è presentarsi alla rinomata Sagra del cotto a Fornaci dove suonano i Fighettas, mangiare lì, salutare i ragazzi e poi via alla Railroad (il tutto si svolge nell’arco di 6/7 Km). Stinco con patate servito in quattro minuti e davvero gustoso (Pro loco Fornaci davvero top, altro che pro loco Renate….), due chiacchere coi Fighettas che incassano da veri gentleman la decisione di bidonare il loro live per gli Impossibili (sorry guys, ci sarà modo di ribeccarvi presto!) e via verso Seregno.

Chi è stato ad una festa in birrificio sa benissimo che l’aria che si respira da Zibu e soci è davvero bella: tanta gente presa bene, birrette e situazione davvero sincera. Purtroppo questa volta si sente che, complice la pandemia, i vicini rompicazzo e l’impegno dei ragazzi nell’aprire la distilleria di whisky lì accanto, ormai da tempo le feste in birrificio si siano nettamente ridotte di numero. Non ne risente tanto il clima festaiolo ma il numero di persone relativamente basso.

Nel frattempo, dopo un paio di Zlatan, la seconda cena per l’insaziabile RZR e l’arrivo di una buona delegazione di Irritati e soci (Skalos, Frankie, JJ27 e molti altri amici si uniscono alla truppa) iniziano a suonare i Verne.

Il terzetto, mai sentito, suona un punk rock cantato in italiano che riprende molto dallo stile degli Impossibili. Zibu mi spiega che il batterista lavora da qualche tempo al birrificio e che letteralmente è stato catapultato dal capannone alla batteria (in effetti si suona davanti al portone della zona produzione). Set velocissimo ma efficace: un consiglio ai ragazzi, cambiate nome (mi confessano che l’hanno scelto a caso un paio di giorni fa…Verne mi dà tanto di un gruppo alt rock o noise o checcazzoneso ma non punk rock) e dateci dentro, magari con un paio di cover in scaletta, che le basi ci sono!

Ecco poi Araya e soci. Il pubblico di fedelissimi viene destabilizzato da un paio di avvenimenti incredibili: Araya che non indossa la solita maglietta metallozza ma quella nera dell’officina meccanica Anastasi e l’inizio del set con malata tumorale e non, come da una decina di anni, con ritardato….stupore tra i presenti!

A parte gli scherzi gli Impossibili sfoggiano il solito gran set con soli grandi classici prevalentemente da quel capolavoro di disco che risponde al nome di Impossimania. Devo ancora dirvi ragazza a 9000 volt, zombie, stefy è una punk, Giancarlo mi ha detto, inframmezzate da altri classici come Mostro, sul sedile con te, Rock and roll Robot?  Insomma quello che ti aspetti (e vuoi) dallo storico quartetto.

Una cosa che colpisce è l’atmosfera un po’ freddina del pubblico. Mi spiego:  a mio avviso si sente moltissimo il fatto che, come dicevo prima, ci si sia un pochino disabituati alle feste in birrificio. Abituati ad un delirio vero con gente che letteralmente volava sulla testa delle persone, un concerto come questo appare sottotono.

In effetti non si scatenerà mai neppure un minimo pogo, anche se il pubblico è visibilmente coinvolto e il singalong è continuo e coinvolgente. I pezzi degli Impossibili sono ormai patrimonio dell0umanità UNESCO e i presenti cantano a squarciagolaconto le ore che batte il mio cuore per te” o  “Stefy è nel mio cuooore/Stefy è una punk” come “la mia ragazza ha qualcosa che non va/e prima o poi qualcuno se ne accorgerà…“.

Soliti siparietti di Araya con la macchina del fumo, che purtroppo stavolta decide di non funzionare (imperativo deve essere ripararla al più presto!) e via con Deborah, Odio lo straight edge, il mio androide…. della scaletta, ben visibile davanti ai piedi dei quattro (ricordo che in birrificio si suona senza palco, situazione davvero punk) , non viene eseguita nemmeno una canzone minimamente recente e nessuna dal nuovo disco. Solo grandi classici.

Si chiude con la solita scenetta di Araya che annuncia l’ultima canzone quattro o cinque volte e il pubblico che lo convince a continuare. Stavolta meno del solito, anche perchè in prima fila, come sempre, uno dei boss del birrificio, Zibu, è visibilmente in crisi esistenziale. Da un lato, da vero fan degli Impossibili (canta a squarciagola tutti i pezzi) vorrebbe farli continuare fino a notte fonda, dall’altro, da vero imprenditore, sente già i vicini che gli rompono il cazzo e le sirene degli sbirri che chiudono il locale….per un paio di volte guarda Araya, gli dice di chiudere e poi fa segno di continuare….che scena!

Ovviamente, in vero stile Impossibili, i bis sono veri bis di pezzi fatti tre minuti prima (la cosa è incredibile ma fantastica, considerando che è un gruppo con 5 dischi alle spalle e che avrebbero pezzi per tre ore almeno….)  e dunque si chiude con (ancora) Deborah (richiestissima dal pubblico), sul sedile con te e cani blu. Devo dire che i quattro mi son sembrati parecchio in forma e han suonato davvero bene, quasi troppo, incredibilmente senza quegli inconvenienti tecnici tipici delle performance in birrificio.

Tempo per quattro chiacchere con molti amici e un bicchiere di vino offerto dal bassista degli Impossibili, che è di Trento e che scopriamo lavorare in una casa vinicola e saperci fare col frutto di Bacco. Bella, andremo a trovarlo!

Attendiamo il ritorno degli Impossibili in birrificio. Al chiuso. Col freddo fuori e con la macchina del fumo funzionante, e sarà il solito delirio!

27tommy

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