
Green Day @ Magazzini Generali Milano
Nel 2005 i Green Day suonarono negli studi di MTV a Milano, ospiti della fortunata trasmissione ‘Supersonic’.
Ero presente in sala grazie a una soffiata avuta da amici, insomma diciamo che mi trovavo lì in mezzo “with a little help from my friends”.
Nel backstage si racconta che avvenne un simpatico aneddoto: Francesco Mandelli si fermò a fare due parole con Billie Joe e quest’ultimo notò una spilletta dei Beatles sulla giacchetta del Nongio, finendo per chiedergliela in regalo.
Now And Then …
I Beatles …
With a little help from my friends …
Ok, state mettendo insieme tutto ?
Veniamo ai giorni nostri, nell’autunno del 2023.
Sono passati 10 anni dal secret show libidinoso post-atomico che i Green Day tennero all’Ohibò, sempre a Milano, in compagnia di Primadonna e Crooks.
Giravano vocine su un possibile tour a sorpresa dei nostri ragazzi, diventato da flebile sempre più concreto quando l’Hella Tiny Tour da Las Vegas è finito in Europa.
Quando pochi giorni prima del 4 novembre viene annunciato il Bataclan a Parigi, l’amico fraterno Lampe mi scrive un messaggio: “lasciami sognare”
Lui, da quando aveva 13 anni, alle feste di compleanno, nelle serate meglio (o peggio) riuscite, nella parentesi di cantante su e giù per l’hinterland milanese a fine anni 90, ha sempre “fatto” Billie Joe.
Comprava i magazine e i ritagli di giornale se e quando scrivevano dei Green Day, copiando il look ma soprattutto gli haircuts di BJ.
Ci stavamo tutti a rota con quei tre, ma il Lampe un po’ di più.
Dunque, lasciateci sognare.
Non costa nulla.
Passa un giorno dal Bataclan e scopriamo che il sogno un costo ce l’ha: 100€.
Esce una locandina con il fuxia prescelto come colore istituzionale di questo tour: martedì 7 novembre ai Magazzini Generali, a Milano, vengono a suonare i Green Day, data secca, loro e soltanto loro.
Ritornano a suonare ai Magazzini dopo poco più di 25 anni, è incredibile, era inimmaginabile.
Ai tempi era il tour di supporto a quel gioiello chiamato Nimrod, mi ricordo il parcheggio imbottito di ragazzi e una coda per i biglietti già in tardo pomeriggio.
Un quarto di secolo dopo (che vi piaccia o meno, è così), rieccomi dunque in procinto di ritornare in via Pietrasanta 16 per un concerto di Billie, Mike, Tre e soci.
Circa 1000 biglietti esauriti in pochissimi minuti, ampiamente prevedibile.
I’m in.
Ci sono …
With a little help from my friends …
Un amico mi aveva detto che … sssht, bocca chiusa però, fino a nuovo ordine.
Un amico dell’amico mi scrive che … prova a prenderli così, un altro manda un messaggio dicendo che è già su 3 siti da un quarto d’ora prima che aprano, un altro ancora … insomma, ci siamo capiti.
La selezione è spietata, ovviamente mi dispiace e non poco, quando vengo a sapere che almeno 7 miei amici superiperoverextrafan dei Green Day sono rimasti fuori.
Io, Lampe e Arianna siamo dentro.
Puntello ai Magazza per … nessuna ora precisa in verità, ma “chi può liberarsi prima prenda, vada là a monitorare e se c’è da farlo, si accodi”.
Ci ritroviamo lì davanti e immediatamente siamo investiti da un’epifania, ma siamo tornati nel ’97-’98 o cosa ? Ronaldo il Fenomeno gioca ancora nell’inter ? Ronaldo Cristiano, chi è ? Lui che si è convertito ? siamo tornati indietro nello spazio-tempo come in quel film, ‘Yesterday’, ma con la cognizione attuale ? Riecco qua, che mi ritornano sul pezzo i Beatles.
With a little help from my friends …
La fanbase tricolore del combo californiano, che da nutrita fotostoria social si era ritrovata in parte già accampata fuori dai Magazzini la notte prima, conta pressappoco 150 unità.
E’ vero che è ancora presto, il grosso degli arrivi ovviamente sarà tra le 19 e le 20, milanesi e non, almeno nella mia previsione.
Otteniamo i preziosi biglietti e finalmente capiamo cosa potesse provare Charlie quando trovò il biglietto d’oro con l’invito di Willy Wonka.
A questo punto Lampe inizia a entrare in fibrillazione, manca ancora un’ora piena all’apertura cancelli e dobbiamo andare a bere qualcosa per stemperare la tensione e riguadagnare qualche grado centigrado sul collo.
Finiamo al bar di quella catena di supermercati storica milanese, con la diciassettesima lettera dell’alfabeto come logo.
Il relax pre-concerto targato Lampe si compone di 4 spritz (a testa) e 3 maxitoast (in comune), per fortuna dopo poco ci raggiunge anche Arianna “braccialettata” che mi spalleggia nel tenergli testa.
In pochi minuti il bar di quella famosa catena di cui sopra si riempie di ragazzi provenienti da mezza Lombardia, ma anche Romagna, Veneto e Toscana: chi l’avrebbe mai immaginato un giorno, che dentro un posto del genere si sarebbe creata una fibrillazione tale per un concerto di tale portata ?
Nessuno.
Lo capiamo dagli sguardi stralunati dei baristi e dalle occhiate indispettite delle sciure col carrello.
Gradita sorpresa, ci raggiungono Ette dei Crooks e Ste Russo, fan storici oltre che amici che non vedevo in giro da un po’; sorrisoni, abbracci, l’adrenalina sale inesorabile, tant’è che nel tentativo di sistemarmi il braccialetto, attaccato un po’ ad minchiam, mi faccio una bella ceretta totale al polso.
Si va.
Siamo in coda.
Si entra.
Lampe ha raggiunto una sgranatura delle pupille superiore al 94%, all’interno incontriamo facce amiche e sempre piacevoli da incontrare a un concerto, come Cant, Franz, Marta, Simo, Emanuela, insomma quelle facce lì che ci sono sempre e stasera figurati se potevano mancare.
Mi viene un pelo il magone appena ci appoggiamo al bancone del bar, pensando a quegli amici di cui sopra che verosimilmente non riusciranno a esserci.
Magone che svanisce dopo qualche istante, Lampe mi passa una birra, nel ringraziarlo mi giro e… a due metri da noi c’è Trè Cool, uscito dalla porta di sicurezza con fare sornione a sbirciare il colpo d’occhio in sala.
Tempo di incrociare il suo sguardo, un occhiolino e un pollice alto ma già si è dileguato.
Arriva gente, incontriamo altri amici, ci intrufoliamo appena dopo il mixer: la calca adesso ha raggiunto il livello di guardia.
Lampe mi dice come al solito “appena attaccano voliamo davanti”, vedo un bel muro compatto di gente ma oggettivamente abbiamo fatto missioni ben più impossibili.
3, 2, 1, via: salgono sul palco.
Riff di chitarra e parte American Idiot, al primo ritornello dal mixer siamo a metà sala, caramboliamo in qualche modo e maniera nel marasma, non c’è pogo ma una sorta di scudo umano.
A ruota parte Holiday e arriviamo a cavallo tra la seconda e la terza fila.
Rimarremo lì fino alla fine, con ripetuti scazzi e voci lamentose di gente che ogni due per tre si lamenta del fatto che ci si spinga/urli/balli/alzi le braccia/dimeni/muova/respiri.
Vorrebbero solo che anche tu, come loro, stia fermo tutto il tempo con in mano il tuo smartphone/tablet/GoPro/tv al plasma, immobile a filmare tutto e senza disturbare.
Una silent disco con la paralisi in pratica.
No fucking way!
Certo è che quando si scoperchia il vaso di Pandora/Dookie e ci becchiamo Chump, Longview e Welcome To Paradise, come si fa ?
Live monumentale, persino le nuove ‘The American Dream Is Killing Me’ e ‘Look Ma, No Brain’ dal vivo acquistano appeal e una certa botta, finendo nel calderone di presa bene generale.
Stuart And The Ave, Christie Road e Geek Stink Breath mi stendono, la prima non credo di averla mai sentita live, a meno che forse sia successo la prima volta che vidi i ragazzi, nel 1996 a Modena con i Mr.T Experience di spalla, proprio nel tour di Insomniac (ma non ne sono sicuro e la memoria non è più infallibile).
Siparietto calcistico imprevisto e sicuramente prescindibile, dove tirano a BJ una maglietta dell’Inter e una del Milan.
Poco dopo vola sul palco una maglietta azzurra dell’Italia (tarocca), Billie Joe la indossa e la terrà fino a fine concerto sopra la camicia a maniche lunghe, riuscendo nell’impresa impossibile (ma non per lui) di risultare ugualmente figo.
Brain Stew e St.Jimmy sono altri due candelotti di dinamite, il ritornello di Minority ci ricorda una volta di più perché siamo sotto questo palco e dopo un’ora e mezza suonata dritta, pim-pum-pam, senza pause e con poche chiacchere (e, udite udite, giusto appena un paio di EEEOOOH di mezzo minuto o poco più …) nel finale parte una Homecoming che ci fa capire di aver davanti degli uomini e non delle macchine, Billie si ingolfa per mezzo secondo col riff iniziale e davvero, era necessario.
Sono umani, sono lì, in un club a pochi metri da noi, lo stiamo metabolizzando ed è stupendo condividere persino il primo mezzo errore che sento fare a questi ragazzi negli ultimi 25 anni.
Quando il concerto finisce, mi sento davvero il cuore stringersi: ma a cosa abbiamo appena assistito ?
Devastante, emotivamente, attitudinalmente e fisicamente.
Tutti per loro e loro tutti per noi.
Difficile che ricapiti, anche se … tomorrow never knows.
Di nuovo i Beatles.
Nel giro di una settimana ho ascoltato un pezzo “nuovo” dei Beatles e ho rivisto i Green Day in un club.
Non male questo 1994!
Ora torno nella mia dimensione spazio-temporale e vado avanti di 30 anni, chissà cosa ci riserverà il 2024.
PS: grazie di cuore Kappa!
Koppo