Sum 41 – Heaven:x:Hell – Rise Records

Sum 41 – Heaven:x:Hell – Rise Records

Ultimi saluti, ci sono arrivati anche i Sum 41.

Dopo la notizia dei NOFX arriva l’ufficialità anche per i canadesi: ultimo disco, ultimo tour, poi basta.

Ognuno per la sua strada e va bene così.

Da fan di vecchia data mi sembra il momento giusto, pensavo potesse esserlo anche qualche anno fa ma probabilmente ci vuole tempo per maturare una decisione del genere.

Sono sereno, ma vorrei che non fosse così.

Se devo citare la band che per primissima mi ha avvicinato al punkrock quelli sono i Sum 41, ai tempi delle medie.

Non è vero, sono stati i Green Day, ma il ruolo dei Sum 41 è stato diverso e più intimo per me. Per citarne uno a caso, ma lui parlava della marijuana

“…era qualcosa che avrei fatto per il resto della mia vita. E avrei fatto praticamente di tutto per assicurarmi quella roba meravigliosa”.

Ecco, i Sum 41 mi hanno fatto capire questo del punkrock.

Per me sono come una fidanzata storica con cui ti sei mollato, ripreso, poi rimasto amico…ma in fondo in fondo tu amico non ci vorresti essere mai rimasto.

Recensire questo disco in questa situazione è come frugare con lei nelle scatole con le diapositive (giovani, un link per voi) e trovarci quelle delle vacanze al mare dei tempi che non sono più tornati, poi imbattersi in quelle più recenti della gita in gruppo “tra amici”…

L’ultima volta prima dell’ultimo saluto, perché ognuno ha preso la sua strada e comunque va bene così.

Partiamo dal concept: Heaven:x:Hell viene presentato come un doppio album che separa le due anime storiche della band, quella Pop Punk e quella Metal. Onestamente è una scelta che faccio fatica a comprendere: il bello dei Sum 41 è sempre stata questa meravigliosa armonia di cose e volerle separare in questo modo mi sembra brutale, non necessario. Ci sono band che impiegano anni e dischi per trovare nel proprio stile l’equilibrio giusto fra tutte le influenze e qui si ragiona al contrario. Voglia di fare proprio quello? Effettivamente non ci si aveva mai provato.

Ok, posso accettarlo. Vediamo cosa viene fuori.

Heaven, il lato buono. Pop Punk (perché poi..? Vabè…).

Si apre con Waiting on a Twist of Faith che tutto sommato dispone bene l’ascoltatore, mette in chiaro le cose come molti le vorrebbero. Da Landmines, primo singolo estratto, in avanti mi perdo. Il motivo è che è questo il pop punk come lo intendono oggi. Mi spiego: a parte qualche sprazzo che mi fa venire in mente roba alla Underclass Hero (cioè la prima volta che mi sono mollato con la “mia ragazza”), tipo I Can’t Wait, il resto è roba che dovrebbe ascoltare MGK per provare a fare un bel disco, ma siamo lontani dall’idea di pop punk cui la band ci ha abituato.

Messo nel contesto in cui effettivamente esce, questo è un disco della madonna. Secondo i canoni del pop punk del 2020, qui stiamo completamente su un altro pianeta a livello di qualità.

Però io non ce la faccio.

Se sei cresciuto a pane e  All Killer No Filler questi pezzi così prodotti e impacchettati non riesci a farceli stare dentro, è più forte di te. C’è una grossa “pausa” in tutto ciò e si chiama Future Primitive, ma nonostante il pezzo abbia un bel tiro mi sembra piazzato li apposta per non far skippare oltre i vecchi culoni stanchi come me.

In tutto ciò comunque c’è un senso. Io penso che se questa roba può far presa sui ragazzini di oggi come i vecchi dischi fecero su di noi all’epoca, se li gaserà così tanto da non riuscirsi più a staccare da questa musica, allora va bene. È il loro momento di godere coi Sum 41, non il nostro.

Ognuno per la sua strada, va bene così.

Heaven è anche la parte di questo lavoro in cui l’inevitabile (e probabilmente inutile) paragone di una vita si ripropone: quello coi Blink-182.

Caso vuole che sia di recente uscita anche un loro disco, vecchie volpi. Beh, per quanto mi riguarda gli anni non hanno cambiato la solfa: meglio questo, ma la gente si ricorderà dell’altro.

Ora toccherebbe a Hell ma…ecco c’è una parte del titolo dell’album che non abbiamo considerato: la “x” centrale. Oltre a creare una fastidiosissima complicazione nella scrittura del titolo, ritengo che la “x” rappresenti il purgatorio tra Heaven e Hell. Prepararsi a Salire è una specie di intro dallo strano titolo italiano che, come la dantesca tradizione insegna, può far presagire il peggio e in effetti l’effetto è proprio quello.

MA

Invece no.

Hell, la parte Metal, il lato oscuro, sono semplicemente i Sum 41 che tanti si aspettavano da tempo.

Non è l’anima metal pura della band, è il loro sound normale, quello che nel tempo si è evoluto ed ha raggiunto il suo apice con Chuck.

Sebbene ammetto che l’opener Rise Up non sia proprio un pezzo da strapparsi i capelli, ancora un po’ troppo patinato per stare nel lato oscuro, nel resto della tracklist c’è roba davvero buona. Impensabile aspettarsi i fasti dei tempi che furono, ma la botta c’è. L’anima c’è.

C’è un crescendo: già da Stragner in These Times c’è un riffaggio che mi rimanda dritto a Over My Head ed anche la linea vocale del ritornello è bella cazzuta.

Tra soli, stacchi in-your-face e pure breakdown la parte centrale della tracklist va via bella liscia, poi con You Wanted War si alza un pochino il tiro. E il cazzo diventa duro. C’è tutto quello che volevamo, un bel bouncing riff di accompagnamento, cavalcate di palm mute, una bella varietà compositiva, esagerata terronità solistica. Beeelloooo.

Cover dei Rolling Stones evitabile? Ma no dai. Ci sta perché anche loro ormai sono vecchi e va bene se suonano la roba da vecchi. Prima di loro ricordo anche gli Unseen fecero un buon lavoro.

It’s All Me è una pugnalata al cuore per noi nostalgici. C’è della roba alla We’re All to Blame, il pezzo chiude ESATTAMENTE come Angels With Dirty Faces e la cosa farà drizzare le antenne ai fan più attenti.

La band infatti non è nuova a questo tipo di copia incolla tra diversi pezzi della loro stessa produzione. Da Subject to Change (b-side di Chuck) venne infatti presa la parte di bridge per inserirla nel finale di No Reason, mentre il ritornello, opportunamente adattato nella tonalità, fu inserito tale e quale in Underclass Hero, dall’omonimo album. Altro esempio calzante è la canzone What We’re All About, resa famosa dal film Spider Man di Sam Raimi e dal feat con Kerry King degli Slayer, che in realtà è sviluppata a partire da una canzone rap composta dalla band con fine scherzoso per essere inserita in Dave’s Possessed Hair da Half Hour of Power e in un breve filmato che si poteva vedere nei contenuti speciali di All Killer No Filler come intro del video di Fat Lip.

Si ragazzi, nei primi 2000 se mettevi i CD nel computer ti beccavi i contenuti extra e vaffanculo tutto.

A conti fatti quindi, l’ultimo disco della carriera dei Sum 41 è un ascolto che accontenta tutti, come è giusto che sia. Sono due le cose che però mi lasciano un certo amaro in bocca. La prima, più banale, riguarda l’artwork veramente orrendo. Ok le due facce della medaglia, ok l’inferno e il paradiso, ma in quanto a banalità e realizzazione AI style siamo proprio ai minimi storici. La seconda, che mi spezza invece il cuore, è la totale mancanza della partecipazione di Stevo, storico e pazzo batterista della band, all’interno di questo lavoro. Non penso che comunque ci sia dell’astio dietro questa scelta, ho sentito recentemente un podcast in cui è stato ospite e non ha speso altro che ottime parole per gli ex compagni d’avventure, si tratta probabilmente di perseverare nella scelta fatta ormai diversi anni fa di smettere con la musica a livello professionistico per vivere una vita più normale e regolare. Uno strappo alla regola per l’ultimo disco la si poteva fare però, visti anche i video dietro le pelli che ha pubblicato di recente via social e il fill in occasionale coi Vandals in sostituzione di Josh Freese. Ce l’hanno fatta anche i Blink con Tom…peccato!

Era l’ultima occasione…o magari no…magari..

No dai, adesso ognuno per la sua strada e va bene cosí.

 

Reeko

 

 

Tracklist

1.1 Waiting on a Twist to Fate

1.2 Landmines

1.3 I Can’t Wait

1.4 Time Won’t Wait

1.5 Future Primitive

1.6 Dopamine

1.7 Not Quite Myself

1.8 Bad Mistake

1.9 Johnny Libertine

1.10 Radio Silence

2.1 Prepararsi a Salire

2.2 Rise Up

2.3 Stranger in These Times

2.4 I Don’t Need Anyone

2.5 Over the Edge

2.6 House of Liars

2.7 You Wanted War

2.8 Paint It Black

2.9 It’s All Me

2.10 How the End Begins

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