
Millencolin – SOS – Epitaph records
Era dal 2015 che i Millencolin non si facevano sentire sul lato pubblicazioni; da quando cioè era uscito True Brew, ottavo album in studio che aveva raccolto recensioni sicuramente migliori del suo predecessore (Machine 15 del 2008) ma che non raggiungeva sicuramente i fasti del passato (leggi For Monkeys ePennybridge Pioneers).
Devo dire che la band di Orebro ha creato il giusto hype intorno al disco, grazie a una grafica cartoon abbastanza interessante ad accompagnare le prime immagini. Non nego che il mio primo pensiero è stato: vediamo se questa volta i Millencolin riescono a rialzarsi definitivamente oppure no.
Il primo singolo rilasciato, che è anche la prima traccia e title track, SOS, non mi aveva fatto impazzire: non pessima ma non faceva neanche gridare al miracolo.
Per quanto mi riguarda, l’album si apre proprio male con la tripletta: SOS, For Yesterday e Nothing. Tutti e tre i pezzi sono in minore e non mi dicono molto (forse solo Nothing è un po’ superiore alle precedenti).
La quarta traccia invece, Sour Day, tira su tutto grazie alla sua carica di vitalità e risulta essere una delle canzoni più riuscite dall’album. Peccato che tutto si spenga con Yanny & Laurel, una canzone veramente poco incisiva, con una fastidiosa voce meccanica che riporta l’ascoltatore a pensare con nostalgia al periodo 1996-2002.
Fortunatamente dalla traccia 6, pian piano il livello dell’album inizia a elevarsi a livelli discreti e anche qualcosa in più. Infatti il ritornello catchy di Reach You e la carica di Do You Want War fanno asciugare i lacrimoni nostalgici e fanno ben sperare per la continuazione dell’ascolto.
In effetti, contro ogni aspettativa, tutte le tracce della seconda parte del lavoro sono valide: da evidenziareLet It Be, Dramatic Planet e la conclusiva Carry On. In particolare, quest’ultima permette all’ascoltatore di non restare con l’amaro in bocca e allontana definitivamente l’idea che questo SOS sia un pessimo album.
A conti fatti, si può dire che i Millencolin sfornano un album in linea con gli ultimi lavori (forse di poco inferiore a True Brew e leggermente superiore a Machine 15), che raggiunge comunque la sufficienza ma non molto di più.
Se siete diehard fans dei quattro svedesi l’acquisto è d’obbligo, se invece li ascoltavate alle superiori e non avete considerato le uscite di questi anni, passate la palla senza rimpianti.
Frankie
Tracklist:
1.SOS
2.For Yesterday
3.Nothing
4.Sour Days
5.Yanny & Laurel
6.Reach You
7.Do You Want War
8.Trumpets & Poutine
9.Let It Be
10.Dramatic Planet
11.Caveman’s Land
12.Carry On