Double Review: The Twerks – A Private Display Of Trouble Spectre – Slow Emotional Death -Venti3

Double Review: The Twerks – A Private Display Of Trouble Spectre – Slow Emotional Death -Venti3

La neonata etichetta discografica Venti3 viene ideata, fondata e gestita dal leggendario Stefano Gilardino, vero e proprio « guru » della scena punk a 360° (chi di noi non ha approfondito meglio l’argomento o conosciuto nuove band grazie ai suoi articoli su RockSound, alla fine degli anni ’90 ?).

La prima uscita è doppia, uno yin e uno yang secondo me esplicativi in un certo senso degli “estremi” musicali su cui andrà a muoversi la label; da una parte abbiamo The Twerks, dalla periferia nord di Milano, dall’altra gli Spectre (ex Croutons), dal comasco.

A Private Display Of Trouble” per i Twerks, con disco in vinile tutto bianco “one-sided” e artwork essenziale, insomma le info fondamentali con i testi e stop, nulla di superfluo, bisogna soltanto far partire la prima traccia (di 9) ‘Lost Art Of Letting Go’ e farsi coinvolgere in un ascolto piacevole fin dal primo giro e facilmente reiterabile nel tempo.

Il power-trio lombardo si muove con piglio e perizia tra Muffs (grazie anche alla voce femminile della bassista che spesso e volentieri si intreccia con le altre), primi Buzzcocks e retrogusto generale ben radicato nei Sixties.

Personalmente, ascoltandoli mi sono venuti in mente anche gli Alternative TV di Mark Perry, come ad esempio in ‘(Set The) Radio On Fire’, mentre alcuni pezzi più brevi e serrati come ‘Burkini’ e ‘My, Myself And Someone Else’ risultano davvero credibili, come se li avessimo scovati nella tracklist di qualche compilation pubblicata nel ’78.

Album convincente anche per come vengono miscelate a mio avviso le sonorità che furono con quelle di oggi, pur rimanendo nel filone punk-rock a noi sempre caro, anche più dell’ermo colle.

Gli Spectre, invece, come già detto sopra, sono il rovescio della medaglia, l’oscurità dark e decadente che ci piace, il disco (sempre “one sided” ma total black, idem per artwork e liner notes) contiene 6 pezzi che affondano nel terreno devastato dal passaggio di Killing Joke, primi T.S.O.L. ma soprattutto Christian Death, veri e propri numi tutelari della band (che si chiamava The Croutons ed è stata autrice di due ottimi dischi circa una decina d’anni fa, consiglio di recuperare almeno “Possible Mood Disorder”).

Dietro le pelli c’è il leggendario Mone, batterista storico di Leeches e Thee S.T.P., per citarne solo due, la pacca è ancora quella dei tempi migliori e i sei episodi di questo debut sono sinceramente (e volutamente) ipnotici: se con un pezzo come ‘Dead On One’s Feet’ non muovete neppure un muscolo ho una brutta notizia per voi, probabilmente siete morti, assuefatti dal reggaeton che la scorsa estate i vicini di ombrellone hanno riversato senza pietà nel raggio d’azione dei vostri padiglioni auricolari.

Slave’ potrebbe benissimo essere un outtake scritto da Jaz Coleman per i Killing Joke di “Night Time”, davvero una goduria se siete fan del pazzesco nonché seminale combo post-punk britannico, come il sottoscritto.

Se il buongiorno si vede dal mattino, saranno sempre delle splendide giornate con Venti3.

Grazie Gila!

Koppo

A Private Display Of Trouble

  1. Lost Art Of Letting Go
  2. Sunday
  3. A Private Display Of Trouble
  4. (Set The) Radio On Fire
  5. Failure
  6. Me, Myself And Someone Else
  7. Burkini
  8. Stolen Art
  9. Deceit

Slow Emotional Death

  1. Boulder
  2. Dead On One’s Feet
  3. Slave
  4. Find Me
  5. 1334
  6. Insects

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