Bad Nerves + UltraQ + Hakan @ Magnolia (Milano)
Un martedì che sa di sabato, dice qualcuno. E come dagli torto?
Quella di martedì 19 Novembre al magnolia è una lineup da wild weekend e qualche chiacchiera pomeridiana mi lascia intendere che sarà pure pieno di amici, meglio di così si muore!
Partenza in solitaria – per fortuna non c’è nemmeno un filo di quella nebbia fittissima che ha attanagliato la pianura nei giorni precedenti il concerto – ed arrivo al Magnolia giusto in tempo per l’apertura cancelli. Per la prima volta in vita mia riesco a parcheggiare a pochi metri dall’ingresso e già la cosa mi mette addosso delle buone vibes, inizia tutto bene!
Mi becco subito col grande Andre (Tommy EGO, Sklem) e la situazione ci riporta immediatamente ad un mesetto prima, quando l’ingresso di fronte al quale ci trovavamo insieme era quello di qualche locale di Gainesville (qui se vi siete persi com’è andata).
Siamo penso tra i primissimi ad entrare e una volta sistemati tra bar e guardaroba ci facciamo un giro al banchetto merch. Roba figa, ma prezzi abbastanza altini…come abitudine ormai del resto, quindi non una gran sorpresa. C’è qualcosa di familiare però, una voce. È di un ragazzetto con un sorrisone e una testa piena di riccioli che sta dall’altra parte del banchetto. Si tratta di Jake Armstrong, frontman di una delle band in scaletta per la serata. Si ragazzi, è proprio il figlio di BJ…e se chiudo gli occhi mi pare veramente di aver davanti suo padre. Mettete insieme mille degli imitatori o doppiatori più bravi al mondo e non riuscirebbero a riprodurre quella voce con tanta fedeltà!
Ma andiamo con ordine. Devo dire che la lineup di questa sera non mi è stata chiara fino circa a metà pomeriggio, sui canali ufficiali purtroppo non ho trovato notizie precise. Poco male però, è da un po’ che non mi capita di andare così alla cieca ad un concerto e sono curioso.
Mentre attendo l’inizio delle danze incrocio casualmente il bassista dei Bad Nerves, Jon, con cui ho l’occasione di scambiare velocemente qualche chiacchiera. Avevo avuto il piacere di collaborare con la band qualche anno fa in occasione della loro prima data italiana al Low-L Fest, quando li avevo anche intervistati, e mi fa estremamente piacere notare che anche lui si ricorda di tutto ed è interessato a sapere come procedono le cose al Fest. Cose piccole, ma bellissime.
È lui a parlarmi bene della band di apertura della serata, i bergamaschi Hakan.
Il trio ci da dentro e il loro onestissimo ramonescore muove un po’ il non vastissimo, ma già discreto pubblico presente. Una bella mezz’ora tirata senza praticamente nessuna pausa (cose che più tardi verrà fatta notare anche dal cantante dei Bad Nerves, stupito anche lui): suonano bene e devo dire che hanno i pezzi. Cantano tutti e tre ma fuori la voce che esce meglio è quella del batterista, che forse sacrifica anche un po’ la spinta sul rullante. Nel complesso un set che mi è piaciuto molto, band da tenere d’occhio.
Il pubblico è in aumento e dopo un breve cambio palco ecco che compare la seconda opening band…THE CURE!
No ragazzi, ovviamente scherzo. Sono gli UltraQ from the sunny California, ma vi giuro che il gioco di luci sul palco e il look dei ragazzi in quel momento mi hanno portato alla mente alcune immagini dei più famosi superheroes britannici.
Tutto sommato però, diciamo che la mela non è caduta troppo lontano dall’albero in realtà. Il combo californiano attacca con alcuni pezzi marcatamente post-punk in cui non è difficile trovare sonorità alla Robert Smith e soci o alla Billy Idol. Nonostante la giovane età devo dire che gli anni 80 stanno proprio nel DNA di questa band, che anche quando si esprime in pezzi dal sound più Greendayane non manca di esprimere certe influenze wave che trovo davvero piacevoli e sempre ben inserite. È disarmante quanto la voce di Jake sia somigliante a quella del padre: mi disorienta completamente, ma mi diverte anche molto allo stesso tempo.
Si comportano davvero egregiamente, e l’impressione che danno è quella di una band pronta anche a qualcosa di più. Sicuramente da approfondire.
I paladini della serata si fanno un po’ attendere, ma quando attaccano il mondo inizia a girare più velocemente. Ho avuto l’onore di vederli muovere i primi passi dalle nostre parti e devo dire che nonostante già all’epoca fossero una band totalmente in palla, ora si vede che ne hanno macinati di km in giro per il mondo: dall’inizio alla fine hanno completamente il pubblico in pugno. Anche la loro fanbase è aumentata molto: è pieno di gente che canta a squarciagola tutte le canzoni di una setlist piuttosto onesta tra vecchio e nuovo album (entrambi apprezzatissimi dal sottoscritto). Il picco di wildness si raggiunge su USA e You’ve Got The Nerve mi viene da dire, ma anche su Radio Punk la gente è totalmente scatenata in mezzo al pit. Una ragazza, urtata dalla folla, cade e picchia anche una facciata sul bordo della transenna perdendo un dente, scena che viene notata dal frontman Bobby Nerve che chiede aiuto alla sicurezza durante un attimo di pausa. Tutto ok comunque e si torna a far festa in un attimo!
Il Magnolia è bello pieno, ma non credo che la serata sia andata sold out. Si sente anche tutto bene, gran gasa anche sul palco dove un Bobby preso molto bene dalla situazione non perde occasione per scendere dal palco e lanciarsi in mezzo alla gente.
C’è spazio anche per un piccolo encore di qualche pezzo, tra cui l’amatissima Can’t Be Mine, che è anche il pezzo che il pubblico canta per richiamare la band sul palco.
Si chiude la serata con un birrino e tante risate, sono parecchi gli amici presenti e come sempre la fase saluti mi porta via più di qualche momento.
Un martedì che sa di sabato dicevamo no? Da rifare!
Reeko