
Giant Eagles – Second Landing – Shield Recordings, Mom’s basement records
Momoramone ci racconta pezzo per pezzo il secondo album degli Olandesi Giant Eagles: a quanto pare gli è piaciuto non poco, come dargli torto?
Se qualcuno volesse fare un remake punk rock di Stranger Things questo disco ne sarebbe la colonna sonora perfetta. Punk rock, suoni anni ’80 e immaginario composto da cronaca nera, invasioni spaziali, zombie e romanticismo. Perché la ricetta dei Giant Eagles, per chi non li conoscesse, prevede 3 ingredienti: i Ramones più cupi, il sintetizzatore, melodie perfette.
Detto questo, devo aggiungere che il secondo lavoro di questo supergruppo è la conferma che, come ci ha detto Kevin Aper in una recente intervista, anche in un genere come il punk rock, dove tutto sembra già sentito e una vera novità fa fatica a emergere, ogni tanto qualcosa di nuovo appare. E forse stiamo parlando del disco pop punk europeo dell’anno, ma manca ancora molto e i Manges devono pubblicare il loro!
Rispetto al primo disco noto un leggero rallentamento e suoni un po’ meno ruvidi a favore di sonorità più melodiche e indie: non è una critica, solo una constatazione.
1 – Bloodlust Tonight. Cavalcata dal ritmo incalzante e dalle sfumature quasi epiche, con tinte da horror movie, in cui il sintetizzatore fa da protagonista. Anni ’80 a manetta.
2 – Everything is lost. Oh I know now that everything is lost, woh oh oh oh oh. Siamo al secondo pezzo e già il coro e ritornello si sono ficcati nel cervello, non c’è niente per evitarlo. Un pezzo quasi lento, che mi ricorda molto musicalmente I Think About You During The Commercials dei Riverdales.
3 – My wish is your command. Qui comincia il bello: i testi si asciugano e si riducono alla ripetizione martellante di due o tre frasi, come hanno insegnato i Ramones. Questo pezzo è uno dei miei preferiti, per me è come un mix di Mental Retard e Diabolik dei Riverdales, e la formula è una garanzia!
4 – Evil Robot Nation. Pop e melodia quasi appiccicosi, con un po’ di tristezza di fondo su immagini di battaglie spaziali apocalittiche.
5 – I Don’t Love Nobody. Qui il sintetizzatore e i suoni elettronici sono oltre ogni limite, a un certo punto sembra di ascoltare The Final Countdown degli Europe, ma la cosa incredibile è che i Giant Eagles riescono a tenere il pezzo nei confini del pop punk, fino a farlo diventare un tormentone bellissimo.
6 – Lost My Heart Overseas. Forse il pezzo musicalmente meno interessante di tutto l’album, ma direi che è il testo il centro di questa canzone.
7 – Anaconda. Il mio pezzo preferito. Veloce, ritmato, martellante, chitarra al posto del synth, gioco tra prima e seconda voce, stacco sul basso, cambio di ritmo, cazzo vuoi di più?
8 – Southbound. Pezzo quasi opprimente che racconta dell’omicidio di una ragazza, una sorta di unione tematica tra You’re Gonna Kill That Girl e Texas Chainsaw Massacre.
9 – Supreme. Se ascoltassi solo questo brano probabilmente vomiterei, perché forse non è un pezzo punk, ma una canzone pop melensa e troppo dolce, ma nell’insieme del disco funziona. D’altronde anche i Ramones hanno fatto pezzi ben poco incazzati, ma nell’insieme ci stavano.
10 – Out Of Love. Non so perché ma credo che questa canzone potrebbero averla scritta i Manges. Solo l’avrebbero suonata più veloce e incazzata. Sonorità e assolo sono tutti Ramones nella loro era cupa.
11 – Zombie Apocalypse. Chitarrona cupa e pesante che contrasta il sintetizzatore, in una canzone molto veloce, incalzante, senza pause e in continua salita.
12 – Put One in the Chamber. Pezzo triste, che parla di tendenze suicide e di farla finita. Speriamo non parlino di se stessi, perché vorrei vedere il terzo ritratto dell’aquila dalla testa bianca!
Momoramone