Seahaven-Halo of Hurt-Pure Noise Records

Seahaven-Halo of Hurt-Pure Noise Records

Tornano i Seahaven con il malinconico punk rock di Halo of Hurt

Il comeback discografico dei Seahaven assurge a qualcosa di miracoloso, almeno nella mente del “superstite” Kyle Soto, che ha visto uscire il terzo disco della sua band nell’ottobre 2020, a sei anni di distanza e relativo silenzio dal precedente album.

Pare che all’interno della Pure Noise Records qualcuno abbia espresso il favore del pronostico con entusiasmo per la band di Torrance, California (“Danny? Danny?” … citazione obbligatoria, scusate).

E’ stata infatti l’etichetta in questione a dare alle stampe il nuovo ‘Halo Of Hurt’.

Il disco contiene 9 pezzi per 40 minuti di musica, indubbiamente una durata ben oltre la media, ragionando in ambito punk-rock, ma è indubbiamente vero che la “nuova” ondata del punk-rock/pop-punk spesso ci propone pezzi molto introspettivi e dilatati anche ben oltre gli “intoccabili” due minuti e mezzo.

Questo album è intriso di una profonda malinconia, dovuta al retrogusto di una band che è rimasta ferma a prendere ruggine per parecchio tempo, ma anche legato alla necessità di esprimerne la volontà di riemergere e dire la propria sul piano emotivo, scrollandosi di dosso la polvere.

Nel periodo storico in cui viviamo, la velocità e l’assimilazione rapida sono (ahimè) diventate una regola ferrea di sopravvivenza e il tempo da dedicare e dedicarsi anche all’ascolto di una band e/o di un disco nuovo sembrano sempre calibrati al secondo… molto probabilmente i Seahaven, che nel 2020 arrivano con il loro terzo album, per molti sono una band che sta (ri)partendo da zero, già metabolizzata se non addirittura dimenticata.

Con questa premessa vado al punto: ‘Halo Of Hurt’ è davvero un disco ben fatto, ben suonato, arrangiato anche meglio, con quei chitarroni quasi alla Matthew Bellamy che spesso si rifiutano di accompagnare la strofa con i canonici due giri di accordi.

Il suo punto “non-forte” (non dico debole perché oggettivamente sarebbe presuntuoso, vista la qualità del disco) è la mancanza di un brano che ti faccia scattare sulla poltrona durante l’ascolto, nonostante il lavoro della sezione ritmica che costruisce la forma-canzone con le chitarre in maniera sempre convincente; con un singolone, questo disco potrebbe volare molto più alto (forse una ‘I Don’t Belong Here’ con qualche punto in più di bpm avrebbe fatto centro in questo senso ?).

Il mio pezzo preferito del lotto è l’ipnotica ‘Dandelion’, un pezzo molto british come approccio, che ti resta in testa forse più degli altri, ma non ci sono pezzi fiacchi o privi di verve, nonostante l’intimismo e la malinconia di fondo che pervade tutto l’album.

Li aspetto al varco al prossimo giro con un paio di “hit singles”, non manca assolutamente nulla ai Seahaven per arrivare ai livelli dei più grandi nomi della scena.

Nel frattempo, bentornati!

Koppo

TRACKLIST:

  1. Void
  2. Moon
  3. Dandelion
  4. I Don’t Belong Here
  5. Lose
  6. Harbor
  7. Living Hell
  8. Bait
  9. Eraser

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